Il Santuario di S. MARIA DELLE GRAZIE sull'isola di Procida (NA)

Gen 23 2021

Il Santuario di S. MARIA DELLE GRAZIE sull’isola di Procida (NA)

Notizie storiche sul Santuario di S. Maria delle Grazie a Procida

 «Nel 1521 – si legge nella Storia di Procida di Michele Parascandolo, recentemente ristampata – c’era già la cappella o chiesetta di S. Maria delle Grazie in granciam (che significa granaio, fattoria)… Essa confinava con lo Scarrupato dalla parte superiore, con la via pubblica dalla parte inferiore e dalla parte d’oriente… Nella Chiesa vedevasi un dipinto della Vergine, dei candelabri, dei voti appesi e una costa di balena». «La chiesetta fu ampliata nel 1600, ma non ebbe la sufficiente altezza, perchè i baroni Di lorio, che abitavano nella torre di rimpetto, lo impedirono per avere più libera la vista del mare e dell’isola». Altre trasformazioni si resero necessarie nel tempo per la particolare configurazione geografica della chiesa, mentre la maestosa cupola troneggia, tra cielo e mare, sullo scenario incantevole della Marina Corricella dal 1928.

Data del 1734. i due troni di legno dorato del Crocifisso e di S. Giuseppe sono opera dei sigg. Palazzetti di Napoli, che hanno lasciato i segni della loro valentia e sensibilità artistica anche in altre chiese dì Procida.

A distanza di più di un secolo, il 26 giugno 1863 fu consacrato l’attuale altare maggiore, fatto di sceltissimi Marmi e con un bellissimo ciborio. Quindi fu costruito nel 1866 l’altare, originariamente dedicato alla Beata Vergine della Salette, quando era nel pieno fervore il culto alle Apparizioni della Vergine in quella terra di Francia, e su cui oggi è esposto un quadro della giovinetta martire S. Maria Goretti. L’ultimo altare – 1867 – è quello dedicato a S. Francesco di Assisi, dove il serafico Patriarca è dipinto su di una vecchia tela proprio con il Serafino, quando ricevette le Stimmate. La nostra chiesa ha una tradizione francescana ed era tra le privilegiate per l’acquisto della Indulgenza detta della Porziuncola, come si rileva da una lapide del 1881. In sacrestia fu portata a termine, nel 1890, il vestiario, solido e artistico lavoro di ìntarsio molto ammirato. E Fu eseguito da Gaetano Lauro, e tramanda le figure di Salvatore e Bernardino Albano, collettori (amministratorì), e dì Luigi Perillo, economo (curatore delle anime).

Nello studio del parroco, da cui si accede al terrazzino che si apre su di uno stupendo panorama, una botola in marmo bianco ricorda che nel sotterraneo di quella stanzetta furono sepolti i sedici martiri della libertà, fatti impiccare dai Borboni nel giugno del 1799 per aver essi aderito alla Repubblica partenopea nella piazza antistante la chiesa, denominata per questo nel 1864 Piazza dei Martiri. Tra quegli eroici ci sono tre sacerdoti: il Vicario Curato di S. Michele D. Nicolò Lubrano di Vavaria, D. Antonio Scialoia, zio dell’omonimo Statista ed economista, la cui statua è nella piazza citata, e D. Antonio De Luca di Ischia, i quali diedero un luminoso esempio di dignità civica e di fierezza cristiana. Il «cuore» della nostra chiesa è però «Lei»: la deliziosa Immagine della Vergine, la cui origine si perde nel tempo. Da una lapide sappiamo che i Procidani l’adornarono di oro, di argento, di marmi nel 1854, in ringraziamento per la liberazione dalla peste.  Descriverla non vale: qui i canoni dell’arte e dell’estetica non c’entrano. Ognuno può provare per conto proprio: basta mettersi davanti a quella Immagine e subito si delinea negli occhi e nello spirito una visione della «Madre delle Grazie» «della dolcissima Maria» che ti incatena e ti incanta.
La devozione dei Procidani verso la Madonna delle Grazie è da sempre ed è giunta, con un filone ininterrotto, fino ai nostri giorni. Il mese di Luglio è «il mese della Madonna» è «il mese delle Grazie», è un richiamo irresistibile che spinge a correre alla Madonna delle Grazie per intrattenersi un’ora con Lei; è uno di qui segni misteriosi, che sfuggono ad ogni analisi, ma che ti mettono dinanzi a un fatto, come cioè si realizza anche oggi, in una comunità cristiana, un mistero storicamente molto lontano, nel nostro caso il mistero della Visita di Maria, e per mezzo di Lei, di Gesù alla casa degli uomini. Nel frastuono di correnti turistiche sempre più numerose in movimento verso le sorgenti genuine della distensione e dello svago, vedere tanti fedeli, soli o a gruppi, fare sosta a «Semmarezio» per rinfrescare il proprio spirito sul cuore della Mamma ” la bellissima bellezza» e per trasformare la nostra piccola chiesa, in alcuni momenti della giornata, in una cattedrale di preghiere di lodi, di slanci verso la Benedetta fra le donne, è, fuor di dubbio, un «segno di Dio». Nella storia secolare di questa benedetta devozione fu incastonata il 10 agosto 1924 una gemma fulgidissima, la solenne Incoronazione dell’antica, venerata e prodigiosa Immagine, compiuta dal Card. Alessio Ascalesi (il suo stemma assieme a quello del Papa dell’epoca, Pio XI, è nella cona dell’abside) e per l’iniziativa e lo zelo del primo parroco Mons. Domenico Amalfitano.

L’Incoronazione portò al riconoscimento alla nostra chiesa, da parte dell’Autorità Diocesana, il 12 aprile 1930, del titolo di Santuario Mariano e successivamente l’aggregazione alla basilica Santa Maria Maggiore a Roma. La storica data viene celebrata ogni anno con solenni riti pontificali, e ogni cinque anni anche con manifestazioni esterne, che culminano quasi sempre con una caratteristica processione a mare.

Il 1974 fu un anno eccezionale, si compiva il Cinquantenario della Incoronazione, e la comunità mariana di Procida ebbe l’onore e la gioia della parola augusta del S. Padre Paolo VI, il quale a un numeroso pellegrinaggio che si era recato a far egli visita a Castelgandolfo, il 24 luglio 1974, così parlava:

«Rívolgíamo ora un paterno saluto al folto gruppo dei fedeli di Procida, i quali, guidati dal Vescovo Ausiliare di Napoli, Mons. Antonio Zama, sono venuti a farci visita alla vigilia delle celebrazioni che si terranno nell’Isola per il 50   anniversario dell’Incoronazione dell’ Immagine della Madonna delle Grazie.
Vi siamo molto riconoscenti, figli carissimi, di questo gesto premuroso, a cui intendete dare un preciso significato di comunione ecclesiale e di adesione, altresì, alla nostra recente Esortazione Apostolica sul culto mariano.
Noi conosciamo la spirituale freschezza dei sentimenti che, non soltanto per l’influsso della tradizione dei padri, ma anche e soprattutto per intima convinzione, vi spinge a professare speciale devozione alla Vergine Santa.
Nella fiducia che la ricorrenza cinquantenaria sarà per voi e per le vostre famiglie occasione e stimolo per crescere nella fede e per irrobustirla alla luce degli esempi della Madre celeste, di cuore vi impartiamo la nostra Benedizione Apostolica».

Dopo l’Incoronazione questo messaggio del Papa è il dono più bello che il nostro Santuario gelosamente conserva.

Sito: www.sanleonardoprocida.it

 

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