Beata Vergine di Muris

Descrizione

Descrizione

Lungo la strada Percoto-Trivignano, dopo un breve viale di cipressi, oggi denominato della Rimembranza, si trova il Santuario della Beata Vergine di Muris, edificato sui resti di una villa rustica romana.

All’interno, sulle pareti del presbiterio, sono raffigurate: l’Annunciazione, l’Assunta, la Deposizione dalla croce, tutte opere del pittore gemonese A. Brollo (1903).

Nelle quattro nicchie trovano collocazione la Vergine di Lourdes e la Madonna di Pompei con i santi Domenico e Caterina e in fondo una veduta di città che potrebbe essere Gerusalemme e la città di Roma (nascosta da un altarolo ligneo donato nel 1925 dall’associazione Combattenti e Reduci).

L’altare maggiore risale al 1794, come attesta l’iscrizione sul retro “erectum fuit anno Domini MDCCXCIV”.

Allo stesso artista si deve il grande affresco sulla parte sinistra dell’aula, nel quale numerosi fedeli sono prosternati e oranti ai piedi della Vergine che li aveva preservati dal colera; la terribile malattia, infatti, infuriò anche in Friuli e a Percolo, dal luglio all’ottobre del 1855, causò la morte di molte persone.

Al centro, in una teca, si conserva la venerata statua lignea della Madonna seduta in trono con il Bambino sulle ginocchia, databile al secolo XVI ridorata e ridipinta alla fine dell’Ottocento.

Sulla parete di destra fa bella mostra di sé un pulpito in legno intagliato e dorato, opera di artigianato artistico friulano; ai lati, entro cornici mistilinee, le immagini di S. Ermacora e S. Paolino d’Aquileia.

Quanto alle origini del Santuario il latinista don Brisighelli, parroco di Percoto alla fine dell’Ottocento, scrive: “Muris è in mezzo ai campi; è tradizione, non confortata da documenti, che l’antica chiesa sia stata consacrata da S. Paolino d’Aquileia nella II metà del sec. VIII. Fu in grande venerazione e ne facevano fede le innumerevoli tabelle votive che coprivano le pareti”; compare già nella pergamena percotese del 1367.

 I parroci di quest’ultimo periodo, e tra questi è doveroso citare don Francesco Zossi e don Lauro Minin, continuarono a curare con dedizione la chiesa e per ben tre volte, nel 1949, 1954, 1966, misero mano alla struttura per sanare una grave condizione di degrado.

Il Santuario è stato recentemente restaurato e riaperto il 3 Maggio 2015 alla presenza e con la benedizione dell’Arcivescovo emerito Mons. Pietro  Brollo, ed è pronta ad accogliere la comunità di tutti i credenti, per tramandare di padre in figlio un’eredità di  fede e devozione a Maria.

Nel 1809, durante l’occupazione napoleonica, fu destinata dai sanculotti francesi a deposito muni­zioni; la devastazione fu   inevitabile, tanto che nel 1811 fu demolita.

Nel 1828 il vescovo di Udine Emanuele Lodi pose la prima pietra del nuovo edificio alla cui rico­struzione, oltre agli abitanti di Percoto, contribuirono ben 36 paesi. L’iscrizione collocata sopra la porta principale ricorda che nell’anno 1847 la pietà dei fedeli permise di ripristinare l’antico culto della Vergine.

Anche il cardinal Edoardo Pironio, per molti anni primate apostolico dell’Argentina e del quale è in corso la causa di beatificazione, non dimentico delle sue antiche radici percotesi, fu particolarmente devoto della Madonna di Muris, che onorò più volte in occasione delle sue numerose visite a Percoto.

L’immagine della Madonna viene fatta uscire dalla Chiesa e trasportata in processione fino a Percoto ogni cinque anni e poi ogni anno, la 1a Domenica di Maggio, una solenne processione attraversa le vie del paese fino al Santuario di Muris.

 

 La benedizione del restaurato Santuario di Muris
da parte del vescovo emerito di Udine, mons. Pietro Brollo.
(
Monika Pascolo – La Vita Cattolica del 6 Maggio 2015)

          Da giugno 2014 è stata trasferita nella parrocchiale di Percoto. E oggi, domenica 3 maggio, da quella Chiesa, alle 9 del mattino, è ripartita e in processione – il corteo è stato aperto dai rappresentanti della Confraternita del Santissimo Sacramento di Percoto – è tornata alla sua collocazione originale. Così, accompagnata dalle campane suonate a festa dagli «Scampanotadôrs furlans-Gino Ermacora», l’antica statua di legno della Madonna col Bambino – forse cinquecentesca –ha fatto il suo ingresso nel santuario a lei intitolato, a Muris di Percoto, riaperto ai fedeli dopo un pregevole intervento di restauro durato circa un anno.
Per celebrare l’atteso evento, ad attendere l’arrivo della Beata Vergine, insieme alla comunità cristiana di San Martino di Percoto e a tutte quelle dei paesi limitrofi, sul sagrato del santuario anche il vescovo emerito di Udine, mons. Pietro Brollo che, insieme al parroco don Giordano Simeoni, ha celebrata la Santa Messa, accompagnata dai canti del Coro di Percoto.
Prima della funzione liturgica, a luci soffuse, il tanto atteso momento della benedizione delle opere di restauro da parte di mons. Brollo e la successiva riaccensione delle luci che hanno mostrato in tutto il suo splendore l’interno del santuario, la cui ricostruzione risale intorno alla metà dell’Ottocento – dopo la distruzione da parte della truppe napoleoniche –, grazie alla collaborazione di 36 parrocchie della zona.
«La grazia che oggi chiediamo alla Beata Vergine, che è nostra madre e come ogni mamma ha il compito di educare i figli – ha detto mons. Brollo durante l’omelia –, è quella di superare tutti quegli egoismi che purtroppo contraddistinguono sempre più la nostra vita». Quindi, il monito del Vescovo emerito davanti ad una chiesa gremitissima (in molti hanno seguito la celebrazione dal sagrato). «Basta con l’individualismo esasperato che ci fa barricare nelle nostre case senza vedere chi abbiamo vicino e chi ha bisogno di noi. Invochiamo Maria – ha aggiunto – affinché intenerisca i nostri cuori e ci aiuti a capire che siamo tutti fratelli perché figli dello stesso Dio. Ci faccia accogliere la legge d’amore che Cristo, che ha dato tutto per noi, è venuto ad annunciare».
Poi un pensiero diretto alle famiglie: «Chiediamo alla Madonna – ha aggiunto mons. Brollo – che ci renda capaci di trasmettere ai giovani i valori che ci sono stati tramandati dai nostri padri, valori che ci fanno crescere come persone capaci di rapporti con gli altri e non chiusi nelle nostre solitudini».
A fine celebrazione sono stati illustrati i lavori che hanno restituito alla comunità cristiana di Percoto il santuario mariano – risalente al Medioevo e attestato fin dal Trecento – edificato in mezzo alla campagna friulana, a due passi dal torrente Torre. L’intervento – su progetto dell’architetto Massimo De Paoli e dell’ingegnere Mauro Mattelloni – ha interessato il rifacimento di tutto l’intonaco esterno ricostituito con speciali male impermeabili, il consolidamento dell’intero edificio e del campanile, il rifacimento delle malte interne, dell’impianto elettrico (anche con la disposizione di nuovi punti luce), di quello acustico, oltre alla riparazione dei bancali del presbiterio.
Insomma, come ha rimarcato il parroco don Giordano Simeoni, la chiesa rinnovata nella struttura è ora pronta «ad accogliere la comunità di tutti i credenti che rappresentano la “vera chiesa”», quella capace di tramandare di padre in figlio «un’eredità di fede e di devozione a Maria».
Anche il sindaco di Pavia di Udine, Emanuela Nonino, ha voluto sottolineare ai nostri microfoni il profondo attaccamento dei suoi concittadini al Santuario di Muris. «È una giornata di grande festa non solo per la comunità di Percoto, ma per i fedeli delle parrocchie vicine. Ciascuno di noi ha un motivo, personale o comunitario, per essere legato indissolubilmente a questo luogo sacro e poter tornare dopo mesi di lavoro a vedere quanto è stato fatto è davvero motivo di grande gioia».
Dopo la Santa Messa, sul piazzale antistante il santuario c’è stato un momento conviviale per tutti i partecipanti, coordinato da Rino Lestuzzi in collaborazione con i volontari e le volontarie del paese (ottime cuoche e pasticcere), la sezione degli Alpini di Percoto (che ha allestito un tendone) e il Comitato festeggiamenti San Giuseppe di Percoto, grazie anche alla preziosa disponibilità di tutte le aziende vitivinicole della zona e del prosciuttificio Dentesano (che hanno fornito gratuitamente vini e prosciutti).

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