BEATO GRIMOALDO SANTAMARIA (BADIA DEI PASSIONISTI IN CECCANO)

Descrizione

Descrizione

Beato Grimoaldo Santamaria alla Badia dei Passionisti di Ceccano (FR)

Ferdinando, primogenito di cinque figli, nasce a Pontecorvo (FR) il 4 maggio 1883, da Pietro Paolo e Cecilia Ruscio. Tra i passionisti prenderà il nome, un po’ strano per la verità, di Grimoaldo. Se non lo conoscessimo potremmo pensare ad una ricercatezza, ma è soltanto il nome del patrono di Pontecorvo.

È un ragazzo mite e buono. Subito dimostra una autorità superiore alla sua età. Alla mamma confida che lui prega per i ragazzi cattivi perché diventino buoni. È l’esempio del paese. Sta molto tempo in chiesa. Serve la messa come chierichetto, canta nel coro parrocchiale. Si iscrive presto all’associazione dell’Immacolata.

Don Vincenzo, il parroco, lo vede spesso ed a lungo assorto in contemplazione. Alcuni compaesani gli riferiscono di aver visto il figlio del funaio, questo era il mestiere del padre, rapito in estasi davanti all’immagine della Madonna. Don Vincenzo va avanti col pensiero, fantasticando sul futuro del ragazzo e non si sbaglia. Ferdinando è anche dedito alla penitenza; prega con chicchi di granturco o sassolini sotto le ginocchia. Questa era la punizione che i maestri dell’epoca davano ai coetanei indisciplinati o poco diligenti. Lui invece desiderava volontariamente “seguire Gesù nella sua sofferenza”.

Faceva veglie di preghiera e digiuni. Era pronto per il progetto del parroco don Vincenzo e dei Passionisti del vicino santuario della Madonna delle Grazie che egli frequentava spesso. Ma papà Pietro Paolo non è molto d’accordo, non per cattiveria. A quel tempo nelle famiglie di artigiani, il primogenito era quello destinato a proseguire il mestiere del padre e a sostituirlo in caso di inabilità o prematura scomparsa. Era in altre parole, la colonna della famiglia. Pertanto cerca di fargli cambiare idea prima con le cattive poi con le buone.

Ma quando il papà gli parla per convincerlo, Ferdinando guarda il fiume che scorre li vicino e saggiamente replica: “la vita scorre come l’acqua … i nostri giorni vanno via veloci … e poi?”. Alla fine il papà vista l’inutilità dei suoi sforzi, addolcito dalle pressioni di mamma Cecilia, buono com’è, cede. Dice alla moglie Cecilia: “il nostro ragazzo non vuole essere funaio; il suo interesse è solo per la chiesa”. Anzi, è lui ad accompagnarlo alla stazione quando parte per il noviziato.

Ferdinando si è preparato applicandosi allo studio del latino, della grammatica e della retorica. Ha studiato anche di notte a lume di candela ed in pochi mesi ha fatto quello che si faceva in tre anni di scuola regolare. A sedici anni decide di entrare in noviziato e il 15 febbraio 1899 arriva a Paliano, il 5 marzo veste l’abito e sceglie di chiamarsi Grimoaldo.

Irreprensibile a casa, ancor più in convento. Un suo compagno afferma che “mai notò in lui difetto alcuno e che faceva tutto in grado eroico, perché desiderava essere santo”. Dopo la professione si trasferisce a Ceccano. Continua gli studi delle materie classiche e poi quelli della filosofia e della teologia in preparazione al sacerdozio. È lodevole nell’impegno scolastico. “Sempre ilare anche nelle umiliazioni, nelle contrarietà, nelle difficoltà degli studi”, dovute all’affrettata preparazione di base. Come per S. Gabriele, di cui vuole essere imitatore, già da studente, la sua fama si diffonde intorno al convento.

Molti fedeli si affidavano alle sue preghiere. E le preghiere di Grimoaldo spesso ottengono le grazie richieste. La sua vita scorre gioiosa e nel vigore della giovinezza. Sembra un colosso di salute. Ma il 31 ottobre 1902, durante una passeggiata pomeridiana, Grimoaldo avverte lancinanti dolori alla testa e disturbi visivi. La diagnosi del medico è severa e chiude la porta ad ogni speranza: meningite acuta.

Mostra subito grande pazienza nell’accettare la malattia e spesso ripete di essere “contentissimo di fare la volontà di Dio”. Negli ultimi istanti di vita il suo volto diventa splendido come il sole, i sui occhi si fissano su un punto della stanza. Muore al tramonto del 18 novembre del 1902, sereno e tranquillo, come bambino tra le braccia di sua madre. I genitori non sono presenti alla sua morte; Grimoaldo appare loro per confortarli. Viene sepolto nel locale cimitero di Ceccano.

Alla esumazione, nella tasca del suo abito viene trovato un pezzetto di stoffa ed un biglietto con scritta: “abito del venerabile Gabriele dell’Addolorata”. È morto giovane anche lui e di lui si è scritto: “Questo angelo è stato un perfetto imitatore del nostro venerabile Gabriele, tenerissimo devoto della Vergine, di squisita purità d’intenzione, di continuo ed intimo tratto con Dio; docile e maneggevole come cera nelle mani dei superiori”.

È dichiarato venerabile il 14 maggio 1991 e beato il 29 gennaio 1995.

La Badia dei Passionisti

Alla Badia di Ceccano, l’antica località romana Fabrateria Vetus, è presente da oltre 250 anni uno dei più antichi conventi dei Passionisti. Ricordiamo che il primo insediamento dei Benedettini, probabilmente una “grancia“, viene già documentato nel secolo XII; nel XIII secolo invece, la struttura esistente, nei documenti, viene chiamata “Monastero“. In un testo del 1419, la struttura denominata anche “Abbazia” viene per la prima volta associata alla “mensa vescovile” di Ferentino. Nel 1747 mons. Borgia, vescovo di Ferentino, fece in modo che S. Paolo della Croce cambiasse il corso storico all’antica contrada detta Badia, a 3 km da Ceccano.

Le trattative per la fondazione vennero seguite da P. Tommaso Struzzieri, da P. Antonio Danei, fratello del Fondatore, e dagli amministratori di Ceccano. Nel gennaio del 1748, S. Paolo della Croce insieme ai suoi confratelli arriva alla Badia di Ceccano, dove ritornerà altre volte. Da allora, sempre molto intensa è stata l’attività svolta dalla comunità passionista, così come è molto ben descritta nell’interessante libro di Giuseppe Comparelli “i Passionisti a Ceccano da 250 anni“.

Un importante evento per l’intera famiglia passionista è senz’altro rappresentato dalla beatificazione in S. Pietro (Papa Giovanni Paolo II, 29-1-95) di Grimoaldo Santamaria, morto in concetto di santità alla Badia nel 1902. La sera dell’8 febbraio del ’95 l’urna del Beato venne accompagnata al convento con una straordinaria partecipazione di popolo. Successivamente l’urna del Beato Grimoaldo fu definitivamente collocata in una nuova cappella ricavata sul lato sinistro della chiesa, opera degli artisti passionisti Ottaviano D’Egidio e Tito Amodei.

La Chiesa di S. Paolo della Croce, presente nella struttura del convento, ha una sola navata con cappelle laterali. Sono presenti anche affreschi del Ballarini (XVIII secolo) e la tela raffigurante la Madonna del Corniolo (XIV secolo).

Contatti

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  • Indirizzo
    via Badia 227 03023 Ceccano (FR)
  • Telefono
  • Regione
    Lazio
  • Location
    CECCANO

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