Maria SS. della Catena

Descrizione

Descrizione

La storia del santuario è ben documentata. Nei primi anni del ‘600, nei pressi della chiesetta, fu fondato il convento intitolato a S. Maria della Catena e affidato ai Frati Minori Conventuali. Lo stesso ebbe breve esistenza. Infatti le cronache riportano che venne soppresso da una Bolla di Papa Innocenzo X e le relative rendite, affidate in un primo momento ad un cappellano, andarono al seminario di Mileto fino al 1769. In quell’anno il parroco Don Giuseppe Cotronea chiese ed ottenne, dalla curia Vescovile di Mileto, di unirlo alla chiesa parrocchiale che già allora era intitolata a S. Michele Arcangelo. Il convento, ubicato in contrada Castellammare, era ormai deserto da tempo e andò in rovina fino a quando si decise di adibirlo a cimitero unico per i tre paesi limitrofi, ossia: DinamiMelicuccàMonsoreto.

Alla fine del settecento, la chiesa della Catena ospitava le cappelle di S. AnnaS. Antonio di Padova e S. Nicola e veniva definita la settima tra quelle esistenti a Dinami. In quegli anni subì infatti un periodo di abbandono e venne interdetta ipso jure. La chiesa venne ristrutturate però prima dell‘ ‘800, riacquistando splendore come testimoniano i pellegrinaggi che ripresero copiosi, ma grazie anche alla mano del Sac. Giuseppe Scidà che contribuì in modo sostanziale alla rinascita del Santuario all’inizio del secolo scorso. Nel 1956, Mons. Vincenzo De Chiara, Vescovo della diocesi di Mileto, elevò l’allora chiesa a Santuario ma nonostante tutto fu inevitabile un altro periodo di abbandono in cui la chiesa ospitava i riti sacri solamente nelle ricorrenze della seconda domenica di luglio.

Bisogna risalire ai tempi più recenti per assistere ad una nuova rinascita del Santuario e il tutto ad opera di Don Agostino Zangari, il quale stravolgendo gli usi e le consuetudini del tempo che prevedevano la presenza della statua della Beata Vergine all’interno del Santuario solo nei giorni festivi; prese una decisione innovativa che consentì di dare nuova luce al Santuario. Egli infatti nel 1983 decise di trasferire la Statua della Madonna presente nella parrocchia di S. Michele Arcangelo al Santuario dedicato alla stessa dove sarebbe rimasta stabilmente fino ai nostri tempi, riuscendo in questo modo a rendere il Santuario della Madonna della Catena un luogo di culto vitale ed accogliente grazie alla presenza dell’effige della Beata Vergine. Quindi è a lei dedicato il santuario e i festeggiamenti culminano nella seconda domenica di luglio con la processione al “Catafalco” (il sabato pomeriggio) e la processione di maggior durata per le ripide vie del paese (la domenica pomeriggio) della bella e pesante statua (della fine del ‘700 di Domenico De Lorenzo) raffigurante la Madonna con il Bambino Gesù in braccio mentre ai suoi piedi è in ginocchio un bambino incatenato (lo “schiavetto”).

Tra gli elementi distintivi della processione vi è la partecipazione degli “spinati” cioè di fedeli che per penitenza, per grazia richiesta o ricevuta, indossano un manto di spine a forma di cono legato sopra la testa e ricadente sul corpo. Numerosi (10-15 mila) i devoti che raggiungono il santuario, mentre diversi sono i gruppi in pellegrinaggio che nelle notti tra giovedì e sabato percorrono a piedi anche fino a 30 km. Caratteristico l’abbellimento con luminarie (i colorati archi luminosi) di parte del paese, soprattutto l’itinerario che dal Santuario porta alla piazza del “Catafalco”, cioè dell’artistico palco con padiglione, dove la sera di sabato, dopo predica e litania, e la sera di domenica si esibisce la banda musicale con il suo programma tratto dal repertorio lirico e sinfonico. Non mancano i “tamburinari”, che insieme alla banda accompagnano le processioni o annunciano gli altri appuntamenti religiosi, le bancarelle, i sempre presenti fuochi d’artificio (lo spettacolo pirotecnico è la notte di sabato), i gruppi di musica leggera o folk. I festeggiamenti si concludono il lunedì.

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