Maria SS. della Ravanusa

Descrizione

Descrizione
La Chiesa della Ravanusa ha origini assai remote che si intessono tra storia e leggenda. Si racconta che ove oggi sorge la chiesa esisteva tra i boschi una piccola edicola con un affresco raffigurante la Madonna circondata da angeli. Le ragazze amavano venire a passeggiare in questi luoghi ameni e come del resto facevano e sogliono fare ancora oggi i devoti, sostavano in preghiera filiale dinnanzi alla sacra immagine della Vergine. Qui un giorno una fanciulla, durante le sue orazioni, fu creduta morta; rinvenuta che fu per le preghiere delle sue amiche, si gridò al miracolo e da quel momento si cominciò ad invocare la S. Vergine col titolo della Rinvenuta o Rinvenusa. Fin qui la leggenda.
Certo è che, a partire dalla prima metà del ‘600, la chiesa è già esistente. In un documento del 22 dicembre 1645 si legge testualmente : II territorio dì Santa Agatha e del Trappeto uniti insieme, ma separati dal casale di Tremisteri, comincia dalla chiesa della Ravanusa. Come si può notare, già in quella data il nome dato alla chiesa è Ravanusa e non Rinvenuta o Rinvenusa; sarebbe quindi interessante saperne di più, anche se, purtroppo, le notizie non sono molte. Non sappiamo se la chiesa sia stata distrutta o gravemente danneggiata in occasione del terremoto del 1693 è certo, tuttavia, che la devozione nei confronti della Madonna crebbe sempre di più.
In un documento del 1706, conservato presso l’archivio parrocchiale, tredici anni dopo il terremoto, si legge della licenza che consentiva ” lo sparo di mortaretti” per solennizzare la festa della Madonna della
Ravanusa; in altro documento, datato 12 agosto 1713, “si da licenza” di portare in processione la reliquia della S. Vergine, nella vigilia della festa, dalla Chiesa Madre a quella della Ravanusa. In occasione di quest’ultimo avvenimento doveva essere veramente notevole l’afflusso dei fedeli che si riversavano in paese nei giorni di festa, tanto che i Magnifici Giurati della terra di S. Giovanni La Punta chiesero al re Ferdinando, per voce di Don Giuseppe Emanuele Massa principe di Castelforte e padrone del casale, di rendere franca la fiera ai “macellai e bottegai” nei cinque giorni della festa che andavano dal 12 al 17 agosto: tale concessione venne accordata con privilegio del 5 marzo 1762 mandato in esecuzione il 6 aprile 1762.
Tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900 veniva costruito, sul prospetto principale della chiesa, il campanile, prima allocato dove, successivamente, nel 1911, veniva costruita la sacrestia. “Da allora ai nostri giorni molte cose sono cambiate, ma costante è la devozione che i fedeli hanno sempre mantenuta viva verso la Vergine Santa, anche se col tempo sono cambiati i modi di esprimerla. Questo luogo è stato elevato a santuario arcidiocesano da Mons. Luigi Bommarito il 31 maggio 2002 conferendo, in tal modo, veste giuridica alla tradizionale convinzione popolare che da sempre aveva considerato” santuario” la chiesa della Ravanusa. A tal proposito giova citare un riferimento storico: infatti in una guida francese della fine dell’800, la “Ravanusa ” veniva indicata tra i santuari del sud Italia.
Meritano di essere ricordati i pellegrini più illustri del Santuario : la Venerabile Lucia Mangano, Orsolina e grande mistica, e il Venerabile P. Gabriele Maria Allegra, francescano minore, che con la Madonna della Ravanusa concordò la traduzione della Sacra Scrittura in lingua cinese. L’affresco che oggi si venera non è quello del 1600 e neppure l’altro del 1746 (data che si legge dietro l’altare marmoreo all’altezza del tabernacolo) ma risale ad un restauro che Sebastiano Conti Consoli fece nel 1926. Padre Allegra conobbe certamente nella sua fanciullezza e adolescenza l’antica immagine della Madonna anche se con l’attuale ebbe un legame particolare.
L’attuale impianto della chiesa venne realizzato nella seconda metà del ‘700- ciò si desume confrontando il verbale di visita pastorale del 21 ottobre 1774 con quello del 21 ottobre 1810. Infatti, mentre nel primo è scritto che la Chiesa è dotata di un solo altare, in quello del 1810 risulta che esistevano l’altare maggiore gli altari dedicati a S. Lucia ed a S. Filippo Neri e la sacristia.

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