Nostra Signora della Guardia (Santuario Parrocchia) 

Descrizione

Descrizione
Il titolo Nostra Signora della Guardia, attribuito alla Beata Vergine Maria, è da ricondurre ad un’apparizione che vide protagonista il pastore Benedetto Pareto sul Monte Figogna, nell’immediato entroterra genovese dove oggi sorge l’omonimo Santuario.
Benedetto Pareto era un contadino della Val Polcevera. Il cognome Pareto è relativo ad una serie di località rurali; nel caso era riferito ad un nucleo di famiglie che abitavano in una frazione della parrocchia di Livellato, detta Pareti, in dialetto Parei o Paej, da cui presero il cognome. Benedetto Pareto era sposato, ed aveva due figli, Pasquale e Bartolomeo, che avrebbero poi eretto il primo santuario.
Il primo resoconto del miracolo risale al 1530, ed è costituito da una Memoria del Santuario dove ne viene narrata la storia, basandosi sul racconto di tre testimoni – Nicheroso Parodi di Cesino, Bartolomeo Piccaluga di Morego, Francollo Verardo di Livellato – tutti al momento in età dagli 85 ai 90 anni, i quali riferiscono di avere conosciuto di persona Benedetto Pareto e di conoscere con esattezza lo svolgersi dei fatti.
Nel 1490 Benedetto Pareto era sul Monte Figogna (che era una Comunaglia, cioè terreno lasciato liberamente ai contadini delle comunità che potevano utilizzare per fare il fieno, tagliare legna, ecc.) intento al lavoro.
Verso le 10 del mattino, mentre attendeva la moglie che gli portasse il pranzo, ebbe la visione di una Signora maestosa, dal viso bellissimo, i modi dolcissimi, l’aspetto splendido, avvolta di luce che gli disse: “Non temere, o Benedetto, io sono Maria, la Madre di Gesù. Sai cosa voglio da te? Tu devi fabbricarmi una cappella su questo monte”. Il contadino, ripresosi dalla sorpresa, disse: “Signora, io sono pronto a fare tutto quello che mi comandate, ma sono tanto povero e per fabbricare su questo monte così alto e deserto occorrerà tanta fatica e tanta spesa che io dispero di riuscire”. La Madonna rispose: “Benedetto, non temere: col mio aiuto ti sarà facile ogni cosa”.
Benedetto raccontò il fatto alla moglie quando questa arrivò con il pranzo; la donna subito lo derise credendolo impazzito, e il contadino finse di dimenticare l’apparizione. Ma il giorno dopo, salito su un fico per mangiarne i frutti, il ramo si ruppe e la caduta lo lasciò in fin di vita. Aveva appena ricevuto i Sacramenti quando ebbe una seconda apparizione della Madonna, che gli rinnovò la richiesta di costruire la cappella e lo fece guarire di colpo.
Il miracolo della guarigione convinse i presenti a credere nel miracolo, e Benedetto poté far tacere la moglie e richiamare persone volenterose per costruire l’edificio.
La fama del miracolo crebbe e la piccola cappella costruita dal Pareto risultò insufficiente, vista la copiosa affluenza di fedeli: così negli anni 1528-1530 venne costruita una chiesa vera e propria. Durante il 1600 la fama della Madonna della Guardia crebbe a tal punto che fu costruita una strada per permettere ai pellegrini (oltre diecimila ogni anno, secondo quanto ci dice il cappuccino F. Giancardi) di accedervi più facilmente. Nel 1780 venne costruito l’ospizio. Il XVIII secolo fu secolo di grandi cambiamenti architettonici: fu costruito un santuario più grande. All’inizio dei lavori si ci rese conto che il posto non andava bene; per questo si bandì un concorso che fu vinto dall’Accademia delle Belle Arti di Bologna e finalmente si potette costruire il complesso religioso, che fu inaugurato il 26 maggio 1890.
Secondo il calendario romano Nostra Signora della Guardia viene festeggiata il 29 Agosto.

IL MIRACOLO DELLA LIBERAZIONE DALLA PESTILENZA
La storia della devozione alla Madonna della Guardia a Gattorna

Correva l’anno 1854: una data storica per Gattorna che in quel periodo era un paese composto da 68 famiglie, per un totale di 457 abitanti, che avevano come unico sostentamento la terra, colei che nel corso dei millenni è sempre stata la fonte di sostentamento per tutti i popoli.
Una data storica quando la fede più che la disperazione, la volontà più che la rassegnazione, l’amore più che la tradizione, portarono i nostri antenati ad eleggere la Madonna della Guardia a Patrona e Protettrice di Gattorna.
I nostri monti erano allora oggetto di disputa tra i francesi del generale Massena e gli austriaci; inizialmente i transalpini dovettero cedere all’avanzata austriaca e stipularono la momentanea pace con un accordo. I cugini d’Oltralpe però non si diedero per vinti e nel giro di un breve lasso di tempo riconquistarono quei territori che sentivano loro.
E’ nel mezzo di queste vicende belliche che l’abitato gattornino si stava preparando all’arrivo del colera, anche facendo eseguire le ordinanze sanitarie di allora, che vietavano i seppellimenti nelle chiese o fuori dalle parrocchie: in caso di mancanza di cimiteri pubblici si doveva tumulare i defunti lontano dai centri abitati.
Arrivò silenziosa e non compresa all’inizio, quella peste che vide mancare nel giro di pochi mesi molte persone: i primi a morire furono Francesco Rosasco fu Bartolomeo di anni 56 (13 gennaio 1854 ore 20), seguito da Teresa De Barbieri di anni 50, moglie di Giovanni Rosasco fu Luigi (18 gennaio 1854). Ecco le prime vittime del colera, ma ce ne furono molte altre.
Arrivati ad agosto (sempre del 1854), più precisamente al 20, le campane suonarono e non di certo a festa: due anime avevano lasciato questa vita. Erano Giobatta Rosasco fu Andrea, di anni 52, sposato con cinque bambini e Giacomo Casagrande di Agostino di anni 11.
Alle prime tenebre di quella stessa notte furono portati al cimitero e sotterrati dopo essere stati cosparsi con calce viva. I quattro portatori passarono in canonica a dichiararne il decesso ed il parroco giustificò l’affrettata sepoltura con le parole: “Il cadavere è stato sepolto il giorno 20 del mese di agosto perchè coleroso”.
Otto giorni dopo, nella stessa casa di Agostino Casagrande, moriva un piccino di 7 mesi: Raffaele Roscelli figlio di ignoti. La peste mieteva con ritmo accelerato le sue vittime.
Altri morti nei giorni successivi e uno simbolico, il 29 agosto alle ore 20: fu Antonio De Barbieri di Tribogna.
Il 29 agosto era anche la ricorrenza della Madonna della Guardia e i gattornini allora si recavano spesso in pellegrinaggio sul Monte Figogna: si sentì il bisogno di legarsi indissolubilmente alla Madonna della Guardia, mettendosi sotto la sua protezione.
Fu così che la prima domenica di settembre tutto il popolo gattornino si riunì sul ponte che attraversa il torrente Neirone, cantando e pregando in attesa, da Genova, di un quadro raffigurante la Madonna della Guardia: “Un bel quadro pieno di colore e di vita, un bel quadro che invitava a pregare e a sperare”.
E con quel quadro, all’ombra dei suoi stendardi, al canto delle laudi, Gattorna salì trionfante l’erta della Costa, alla sua Chiesa. Fu l’inizio di una novena di preghiera: “Madonna della Guardia, salvaci! Siamo perduti! Se ci salverai ti promettiamo fedeltà. Ti onoreremo noi ed i nostri figli: Gattorna sarà tua per sempre!”.
I giorni a seguire furono segnati ancora da molte morti di appestati, ma i gattornini continuarono nella loro incessante preghiera: l’ultimo giorno della novena era il 14 settembre. Durante questo giorno morirono le ultime tre persone: Benedetta Basso, vedova Rosasco, Benedetto Rosasco e Giacomo Rosasco.
Da quel giorno Gattorna fu ufficialmente liberata dalla peste e la popolazione ricorda con devozione quel miracolo.
Ogni anno a Gattorna viene ricordato l’evento con la Festa in onore della Madonna della Guardia con la S. Messa solenne celebrata la prima domenica successiva al 29 agosto cui segue la processione per le vie del paese, accompagnata dagli spettacoli di fuochi pirotecnici organizzati dai Quartieri Alta Gattorna e Bassa Gattorna

dal sito internet: http://www.parrocchiadigattorna.it/2-dvz2-nsguardia.htm

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