S. Croce in Gerusalemme (Santuario – Basilica)

Descrizione

Descrizione

La Basilica di Santa Croce in Gerusalemme è una delle sette chiese di Roma facente parte del tradizionale itinerario di pellegrinaggio reso celebre da San Filippo Neri. Fu edificata a partire dal IV secolo nel luogo dove erano i palazzi di Sant’Elena, la madre dell’imperatore Costantino, nei pressi del Laterano, non per onorare la memoria dei martiri, ma precisamente per conservare una parte della Croce di Gesù, insieme ad altre reliquie della Passione che, secondo la tradizione, Sant’Elena fece trasportare a Roma di ritorno dal suo viaggio inTerra Santa, nel 325 d.C.. La dizione “in Gerusalemme” si riferisce alla presenza di terra consacrata del monte Calvario che fu posta alla base delle fondamenta, terra trasportata sulle navi assieme alle stesse reliquie della Croce. Per questo la chiesa fu chiamata, fin dal medioevo, semplicemente “Hierusalem”, e, per la devozione popolare, visitare questa basilica significava mettere piede nella stessa città santa diGerusalemme. Ha la dignità di basilica minore.

La basilica di Santa Croce in Gerusalemme venne costruita sulle rovine di una villa imperiale denominata Horti Variani ad Spem Veterem, iniziata da Settimio Severo e terminata da Eliogabalonel III secolo. Di questa villa facevano parte l’Anfiteatro Castrense, il Circo Variano, le Terme Eleniane (così chiamate dopo il restauro eseguito dall’imperatrice Elena) e un nucleo residenziale, nel quale erano una grande sala (in seguito usata per la costruzione di Santa Croce in Gerusalemme) e un’aula absidata. La villa venne privata di alcune sue parti dalla costruzione delleMura Aureliane nel 272; all’inizio del IV secolo. il palazzo fu scelto come residenza da Elena, madre di Costantino, con il nome di Palazzo Sessoriano. Fu dietro sua iniziativa che venne trasformata in basilica cristiana la grande aula rettangolare, originariamente coperta da un soffitto piano, illuminata da venti finestre collocate cinque su ogni lato e con pregevole decorazione marmorea nel registro inferiore. Il nome Sessoriano viene da latino sedeo, ovvero “siedo” (cfr. italiano “sessione”), poiché in epoca tardo imperiale il consiglio imperiale usava riunirsi in una sala del palazzo.

La basilica di Santa Croce fu dichiarata titolo cardinalizio da papa Gregorio I, nel 523; sebbene fosse situata ai margini di Roma, diventò meta di costante pellegrinaggio, grazie alla enorme importanza storica delle reliquie che custodiva.

Medioevo

Durante il pontificato di papa Lucio II nel XII secolo si ebbe la trasformazione della chiesa secondo lo stile romanico; furono creati dei settori longitudinali che la suddivisero in tre navate, fu aggiunto il transetto, il chiostro (poi demolito) e il campanile in laterizio, alto 8 piani. Degli otto piani originari del campanile si possono vedere solo gli ultimi quattro, con finestre monofore e bifore, alcune delle quali murate nel XIV secolo; i primi quattro piani sono invece incorporati nel monastero[3].

Il campanile ha tre campane: due sono di Simone e Prospero De Prosperis (1631), la terza è più recente e risale al 1957.

Lungo tutto il corso del Medioevo la basilica fu meta di pellegrinaggi, particolarmente di tipo penitenziale, specialmente durante la Quaresima. IlVenerdì Santo i papi stessi percorrevano a piedi scalzi, in segno di penitenza, la strada che congiunge la cattedrale di San Giovanni in Laterano(presso cui i papi risiedevano all’epoca) alla basilica di Santa Croce per venire ad adorare la reliquia della Croce di Gesù. Questa tradizione è poi stata ripresa dal Messale Romano e integrata nella Liturgia del Venerdì Santo, che prevede un momento di adorazione della croce.

Nei secoli successivi la chiesa vide altri restauri; nel periodo avignonese, tuttavia, venne completamente abbandonata.

Lo stato di totale abbandono, nonostante i restauri di Urbano V nel XIV secolo e la assegnazione del monastero ai monaci Certosini prima e in seguito ai Cistercensi, ebbe fine solo nel XVIII secolo.

Età moderna e contemporanea

Nel 1743 la basilica e il monastero annesso furono completamente restaurati per iniziativa di Papa Benedetto XIV, che era particolarmente legato a Santa Croce, in quanto prima dell’elezione al soglio pontificio ne era stato il cardinale titolare. Il papa commissionò i lavori agli architetti Pietro Passalacqua e Domenico Gregorini (1740-1758), ai quali dobbiamo la attuale facciata in travertino, concava, ripartita da lesene con luminose finestre collocate al di sopra degli ingressi minori e il grande ovale al di sopra del passaggio centrale.

Nel 1798 la Basilica fu saccheggiata dai soldati francesi durante l’invasione napoleonica, e furono rubati i preziosi reliquiari d’oro che custodivano i frammenti della Croce, il chiodo e le spine. Gli attuali reliquiari, risalenti al 1804, sono opera di Giuseppe Valadier.

Nel 1870, dopo la breccia di Porta Pia e la caduta dello Stato della Chiesa l’intero complesso di Santa Croce in Gerusalemme fu confiscato e incamerato nei beni dello Stato Italiano. Ai monaci fu concesso di restare ad abitare nel monastero e officiare le SS. Messe nella Basilica, ma, per alcuni decenni, parte del monastero venne utilizzata come caserma.

La fondazione della Parrocchia di Santa Croce

Il 13 marzo 1910, papa Pio X, per venire incontro alle necessità degli abitanti del rione Esquilino, che nel frattempo era diventato molto popolato, istituì la Parrocchia di Santa Croce in Gerusalemme, affidando la cura pastorale ai monaci cistercensi ivi residenti dal XVI secolo. La basilica di Santa Croce, agli inizi del XX secolo, non era più un santuario isolato, meta di pellegrinaggi a piedi, ma si trovava ormai in una zona urbana densamente popolata e amministrava tutti i sacramenti alla popolazione locale che abitava nelle vicinanze.

Situazione attuale

A causa di comportamenti poco corretti e vari abusi[4], dall’anno 2009 la cura pastorale della parrocchia di Santa Croce è stata revocata ai monaci cistercensi e affidata al clero diocesano di Roma; nel 2012 papa Benedetto XVI, con una decisione storica, senza precedenti, ha ordinato la definitiva soppressione dell’abbazia cistercense e la dispersione della comunità dei monaci, mettendo fine così a quasi mille anni di presenza monastica nel territorio.

La Basilica, come numerose altre storiche chiese italiane,[5] dopo la presa di Porta Pia del 1870 non fu mai restituita alla Santa Sede, e a tutt’oggi appartiene al Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno. L’ex-monastero e i locali annessi sono quindi di proprietà del Demanio dello Stato; attualmente sono in parte concessi a titolo gratuito alla Parrocchia di Santa Croce per le attività di culto, gli uffici parrocchiali, l’oratorio giovanile e la catechesi, mentre la restante parte è stata concessa dall’ente proprietario in affitto ad una società privata che l’ha ristrutturata per uso di tipo alberghiero.

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