S. Giovanni Theristi

Descrizione

Descrizione

ABBAZIA DI SAN GIOVANNI THERESTIS

Edificata nel 1625 dai figli di san Francesco di Paola, venne consacrata nel 1662. Appartenne poi, tra il IX e X secolo ai monaci Basiliani (il cui abate era Giovanni Theresti) e nel 1791 fu poi affidata alla cura dei padri della congregazione Redentorista (i liguorini). La Basilica con facciata, in stile tardo-rinascimentale, sormontata da due campanili, ha un interno grandioso a tre navate con decorazioni barocche fatte interamente a stucchi. Al suo interno contiene i resti di S. Giovanni Theresti, Sant’Ambrogio e S. Nicola custoditi nella cappella eretta in loro onore.

LA LEGGENDA

Narra che la madre di questo nostro concittadino fu fatta prigioniera e spedita in Sicilia in esilio, dove dette alla luce il suo bambino. Da quel momento l’unico suo desiderio fu quello di poter far rientrare, quel bambino, nella sua patria, perché potesse essere battezzato e diventare cristiano. Lo mise su una fragile barchetta e, dopo avergli legato al collo una grossa croce d’argento e averlo raccomandato al Signore, lo pregò di remare verso la sua patria. Qui egli arrivò dopo mille difficoltà e si rifugiò nel convento dei basiliani e dopo aver superato le tantissime prove alle quali i frati lo sottoponevano, per mettere alla prova la sua fede e saldezza, finalmente fu battezzato e prese il nome di Giovanni.
Un giorno di estate, l’umile fraticello si imbatté in un gruppo di mietitori, stanchi e afflitti che avevano ancora uno sterminato campo da falciare. Egli si fermò un poco con loro e resosi conto della stanchezza che li affliggeva, gli offrì del vino che aveva nella bisaccia. All’istante tutti si addormentarono e al loro risveglio il grano era già stato mietuto e sistemato. I contadini gridarono subito al miracolo che venne attribuito al fraticello. Da quel momento venne da tutti chiamato Theresti, che vuol dire mietitore.
Quella barchetta in ferro con dentro il busto, in pietra, di un bambino, posto alla sommità del pozzo nel chiostro nel convento, è lì per ricordare, ai posteri, il miracoloso viaggio del nostro grande Santo.
La chiesa è attaccata a quello che un tempo era il grande e importate convento, in stile bizantino-normanno, nel quale passò la sua vita Giovanni Theresti, e dove i monaci avevano avviato e fatto funzionare una fiorente scuola di frati amanuensi. All’interno, di notevole interesse, è il chiostro con il pozzo in granito rosa, sormontato da un baldacchino, sorretto da quattro colonnine, su cui poggia una barchetta con bambino, raffigurante una scena della vita di san Giovanni Theresti.

TELA MADONNA COL BAMBINO E SANTI (“MADONNA D’OGNISSANTI”)

La grande pala d’altare raffigurante la Madonna col Bambino e Santi, è opera di Giovan Battista Caracciolo, detto il Battistello (1578-1635), pittore protagonista del primo 600 Napoletano. L’opera, realizzata per la Chiesa Matrice di Stilo, su commissione di Tiberio Carnovale, rappresenta la complessa immagine del Paradiso. Un titolo eloquente per presentare un’opera d’arte di così tanta bellezza. “Paradiso” che deriva dal latino paradisus, che a sua volta deriva dal greco paràdeisos (“giardino” “parco”). Paradiso è riferito ad un luogo o meglio ad una condizione felice, in cui i giusti godranno, dopo la morte, di una vita eterna e beata. I protagonisti sono disposti in due gruppi sovrapposti. I santi e la vergine ascoltano le preghiere dei fedeli presentando le suppliche a Cristo.
Le figure sono pervase dal chiarore di una luce radente o immerse nella penombra, in modo da amplificare il rosato degli incarnati e i colori delle vesti. La dinamica dei gesti e gli sguardi intensi, creano un suggestivo dialogo tra i Santi e Maria, che finisce per coinvolgere lo stesso spettatore.

IL QUADRO OGGI

Il quadro rimase sul presbiterio della chiesa presumibilmente fino al 1927, anno in cui venne affidato al restauratore Tulio Brizi di Assisi. L’opera, per comodità di esecuzione, venne spostata nell’adiacente cappella di San Giorgio più ampia e comoda. Alla fine dell’intervento, però, la pala non fu più ricollocata sull’altare maggiore, ma rimase nella cappella fino al 1933, anno in cui crollò il campanile della stessa chiesa. Nel 1972 la pala venne sottoposta ad un ulteriore intervento di restauro conservativo eseguito da Raffaele Gallo. Nel 1987, a seguito di un tentativo di furto fu trasferita a Cosenza, nei laboratori della Soprintendenza ai beni storico artistici della Calabria. E’ tornata a Stilo nel 2014, per l’ultimo intervento di restauro, realizzato a cantiere aperto ad opera di Giuseppe Mantella.
Ora si può ammirare presso la Chiesa di San Giovanni Theristis, in attesa che possa far ritorno nella sua sede naturale.

Dal sito internet “VisitStilo.it”

Contatti

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  • Indirizzo
    89049 STILO RC
  • Regione
    Calabria
  • Location
    STILO

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