Santa Maria della Salute

Descrizione

Descrizione

A seguito di una grave epidemia di peste che nel 1630 aveva colpito Venezia, il 22 ottobre dello stesso anno il patriarca Giovanni Tiepolo proclamò in San Marco il “voto solenne di erigere in questa Città e dedicar una Chiesa alla Vergine Santissima, intitolandola Santa Maria della Salute, et ch’ogni anno nel giorno che questa Città sarà pubblicata libera dal presente male, Sua Serenità et li Successori Suoi anderanno solennemente col Senato a visitar la medesima Chiesa a perpetua memoria della Pubblica gratitudine di tanto beneficio”.

LA MESOPANDITISSA

Da più di tre secoli i pellegrini che giungono alla Basilica della Salute venerano l’immagine della Madonna posta al centro dell’altare maggiore. Essa è giunta dall’isola di Candia il 26 febbraio 1670 portata dal doge Morosini. Il 21 novembre dello stesso anno essa venne collocata nelle nicchia dell’altare. I candiotti la chiamavano Madonna di san Tito, perché ritenevano che fosse stata dipinta da san Luca che poi l’avrebbe donata al loro primo vescovo. Veniva chiamata anche Mesopanditissa che significa mediatrice di pace perché dinanzi alla sua immagine i veneziani e i candiotti, nel 1264, avevano posti fine alla guerra che li aveva visti coinvolti per un sessantennio. Il suo appellativo forse deriva anche dal giorno in cui essa veniva festeggiata, giorno che cadeva a metà tra il Natale e la Presentazione del Signore, chiamata dai greci festa dell’Ipapante cioè festa dell’incontro con Cristo. Con Maria, la “Ipapantissa”, ci si incontrava prima, per essere poi guidati da Lei a incontrarsi con Cristo.

A Venezia tale immagine della Vergine viene chiamata Madonna della Salute perché da lei i veneziani riconobbero di aver ricevuto in dono la salute nella guarigione dalla peste e la salvezza che solo il Salvatore, figlio suo, è capace di elargire. Così ricorda anche l’iscrizione incisa nel tondo al centro della Basilica: “Unde origo inde salus”-da Maria nacque Venezia, da Maria venne la salvezza.

L’icona della Mesopanditissa conquista per il suo volto ombrato e dolce che come Madre accoglie i suoi figli fedeli alla sua presenza. Essa tiene in braccio il Figlio di Dio e lo porge all’umanità pellegrina. La Madre dona il Figlio, il Salvatore e colui che offre la salvezza. Il Bambino Gesù tiene in una mano il rotolo della Rivelazione e con l’altra benedice: egli è il Verbo, la Parola di Dio che è fonte di benedizione per quanti con fede lo accolgono.

CENNI STORICI E ARTISTICI

La cupola della Basilica della Salute caratterizza lo scenario del bacino di san Marco a Venezia da più di trecento anni, testimonianza autorevole dell’altissima spiritualità che segnò il Seicento veneziano.
Essa fu voluta dalla Serenissima come preghiera e come ringraziamento alla Vergine Madre di Dio per preservare la città di Venezia dalla terribile peste del XVII secolo.
La prima pietra della fabbrica venne posta il primo aprile 1631 e cinquant’anni più tardi, il 9 novembre 1687, essa venne solennemente consacrata dal Patriarca Alvise Sagredo anche se già da qualche anno si era iniziato ad officiare la s. Messa al suo interno.

ESTERNO

Alla Basilica, che si trova affacciata all’imbocco del Canal Grande, si ha accesso da una imponente gradinata che sembra quasi emergere dall’acqua per poi continuare fino all’ingresso del Santuario.

Caratteristica è la doppia cupola, quella maggiore ideata pensando alla Corona del Rosario, e quella detta minore che funge da vero santuario. Sulla sommità della cupola maggiore si trova la statua della Vergine con il bastone di Capitana de mar.

Si possono notare subito una serie ricchissima si statue che decorano la facciata principale e i lati esterni dell’edificio e poi continuano anche al suo interno seguendo il tema della glorificazione di Maria. Al di sopra del timpano centrale vi è la Madonna con il bambino e poi ai lati i principali Profeti che preannunciano il Messia e le figure mariane dell’antico testamento. Sugli imponenti modiglioni si possono invece riconoscere le statue dei re e profeti che preannunciato evidentemente il Messa: Davide, Isaia, Geremia, Daniele…

INTERNO

Vasto e luminoso, l’interno è costituito dall’ampio vano della cupola centrale sotto la quale si aprono le sei cappelle laterali e dalla cosiddetta rotonda minore che funge da vero e proprio santuario con la preziosa e venerata immagine della Madonna della Salute, le Mesopanditissa. Nella rotonda maggiore si possono notare, muovendosi a destra dell’ingresso principale, l’altare della natività della Madonna, quello dell’Assunta e della presentazione al Tempio di Maria. Superato l’ingresso alla rotonda minore, troviamo l’altare della Pentecoste, quello di s. Antonio al centro ed infine l’altare della Annunciazione di Maria.

La rotonda minore costituiva nelle intenzioni del Longhena la cappella vera e propria o il presbiterio del Santuario. Essa, di forma ellissoidale risulta quasi un palcoscenico con l’altare di fondo che costituisce un vero e proprio punto focale per il fedele che giunge in Basilica.

L’altare maggiore colpisce per la sua mole maestosa per lo splendido gruppo marmoreo di Le Court che si trova sulla sommità: la Vergine appare maestosa Signora con il Bambino in braccio, sopra un masso di nubi con tre puti angelici ai piedi; un angelo con la fiaccola caccia la peste che fugge precipitosa mentre una donna riccamente adornata ricorda la città di Venezia che sta supplice in ginocchio ai piedi della Madonna.

Al centro dell’altare la splendida immagine della Madonna con il Bambino, la Mesopanditissa, qui collocata nel novembre del 1670. Essa proveniva dall’isola di Candia e fu portata a Venezia dal Morosini quale dono al termine della guerra di Candia. Della bella immagine colpisce il volto ombrato e gli occhi penetranti che accolgono il fedele che vi giunge supplice dinanzi.

CORO E SACRESTIA

Dietro l’altare si apre un ampio spazio rettangolare con le statue dei Santi antipeste e lo splendido coro, finissimo lavoro di scultura lignea realizzato su probabile progetto del Longheta tra il 1679 e il 1681 con 25 stalli superiori e 15 inferiori.

Sopra il coro si nota la cantoria con l’organo Organo costruito da Francesco Dacci jr. nel 1782 e poi modificato dal Bazzani all’inizio dell’ottocento. Esso è stato recentemente restaurato dalla ditta Ruffati grazie al generoso contributo di una benefattrice. Accompagna quotidianamente la liturgia in Basilica.

Vero e proprio scrigno di tesori è la sacrestia maggiore che custodisce dodici opere del Tiziano, un Tintoretto e una ricca serie di opere di grande bellezza anche se di autori minori. Essa è visitabile tutti giorni.

 

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