Santa Maria della Sorresca

Descrizione

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La leggenda

Si narra che un giorno alcuni pescatori di San Felice Circeo, tirando le reti gettate nel lago, le sentirono alquanto appesantite e, mentre pensavano ad una abbondante pesca di pesce, si accorsero di aver recuperato una statua di legno raffigurante la Madonna che regge sulle ginocchia il Bambino Gesù.
Sbalorditi e commossi, pensarono di portare la sacra Immagine, rosicchiata in parte dai tarli marini, in una chiesa e scelsero quella di San Paolo, ai piedi del promontorio del Circeo, lambita dal canale che collega il lago al mare.
Il giorno seguente tornarono alla chiesa per ammirare e venerare la bella Immagine della Madonna, ma restarono delusi e pensarono che i ladri l´avessero portata via.
Quale fu la loro meraviglia, quando tornati a pescare sul lago, scorsero sulla riva, vicino al luogo del ritrovamento, la statua della Madonna posta su di un grosso ceppo di quercia.
Compresero allora che la volontà della Madonna era di rimanere sulla sponda del lago, da cui era stata pescata, e intorno a quel ceppo costruirono la chiesa.
Chiamarono la statua Santa Maria della Sorresca, perchè era “risorta” dalle acque e perchè il prodigio era avvenuto nel periodo pasquale (la festa si celebra ancora oggi il Lunedì di Pentecoste di ogni anno).
Lo stesso nome assunse il lago che, da lago Circeo, cominciò a chiamarsi lago di Santa Maria della Sorresca o più semplicemente di Santa Maria o della Sorresca. A ricordo della leggenda, ancora oggi la statua poggia su un ceppo di quercia, ovviamente non più radicato nel terreno.

La storia

La leggenda è molto bella, ma anche la storia, abbastanza complessa, rivela il fascino che il piccola Santuario, in cui è venerata l´immagine di Santa Maria, emana per ogni pellegrino che qui viene a sissetasi per irrobustire la sua fede.
Anno 594. Un documento del “Regesto Sublacense”, datato nel VI secolo, dichiara la proprietà del luogo da parte dei monaci Benedettini di Subiaco. In esso si parla della donazione del patrizio Tertullo a S. Benedetto, donazione confermata dal Papa S. Gregorio Magno il 28 giugno 594: <<Et confirmo cartulam quam fecit Tertullus patricius de tuscolana et de lacu fuliano cum ecclesia sancti donati et cum turre cum colonis et colonabus suis et sancta maria in surriscu usque in mare>> (“Registo Sublacense”: documento 216)
La scrittura di quel documento però, nell’edizione critica del “Regesto Sublacense” a cura di allodi e Levi (1885), si dice che è del XII secolo.
Tuttavia una documentazione ritenuta autentica permette di affermare che i monaci Benedettini abitarono in questo monastero prima del X secolo.
Nei “Dialoghi di S. Benedetto”, attribuiti al Papa S. Gregorio Magno (590-604), si racconta che S. Benedetto (480-547) inviò personalmente a Terracina due monaci per costruire un monastero. Ben presto lungo il litorale pontino sorsero diversi monasteri (ancora oggi uno dei 4 laghi costieri è denominato “Lago dei Monaci”).
Forse i monaci avevano costruito anche un altro monastero sul lago di Paola, più vicino al Monte Circeo, sui resti di ruderi romani (la Casarina), e poi, per motivi a noi sconosciuti, l’abbandonarono, conservando quello della Sorresca.
Anno 997. In un documento del X secolo (28 aprile 997) il santuario appare come un punto di confine dei possedimenti dell’abbazia di Subiaco, che l’abate Benedetto concesse a terza generazione a Giovanni figlio di Demetrio: <<Posito patrimonio Appie miliario ab urbe Roma quinquagesimo terzio et a terzio latere ducente per eadem via usque dum recte remeante inter caput laci et surisce>>. (“Regesto Sublacense”: documento 51)
Anno 1051. Nel 1051, dopo una controversia, Pietro, abate di S. Maria dell’Aventino, rinunciò al possesso di S. Maria della Sorresca a favore di Umberto, abate di Subiaco. <<Refutatio et investimentum quod factum est domini leonis noni pape de ecclesia sancte mariae in surisco in lateranensi palatio ad abbatem umbertum de monasterio sancti benedicti in subiaco … ubi conuicit abbatem petrum sancte marie de monte aurentino per privilegia pontificum et precepta imperatorum>>. (“Regesto Sublacense”: documento 203)
Anche la scrittura di questo documento di dice che è del XXII secolo.
XXII secolo Abbiamo un elenco di chiese e abbazie appartenenti all’abbazia sublacense: <<Hac sunt nomina ecclesiarum quas in monasterio sancti Benedicti sublacensis a nonnullis fidelibus per diuersis provinciis collat … in surrisco ecclesia sancte marie>>. (“Regesto Sublacense”: documento 183)
Nel XIII secolo il Santuario apparteneva ai monaci Basiliani di Grottaferrata, i quali ne conservarono il possesso per alcuni secoli, dandolo in enfiteusi.
Anno 1211. Il 2 agosto 1211 i Cavalieri Templari furono condannati con sentenza di Papa Innocenzo III a pagare un canone annuo di 30 soldi a favore dei suddetti monaci. <<Fratribus Militiae Templi de Aventino. Examinata causa, quae inter vos ex una parte, ac dilectos filios Abbatem et monachos Cryptae Ferratae ex altera, super ecclesia sanctae Mariae de Sorresco cum pertinentiis suis … quod habere videbantur in eis ita, quod vos triginta solidos provenientium senatus, census nomine annuatim eisdem in festo Assumpionis beatae Mariae persolvatis in Urbe>>. (Acta Innocentii PP.III 1198-1216 vol. II pag. 406 – Tipografia Poliglotta Vaticana 1944)
Anno 1259. I Templari fecero una permuta con Giordano Pironti, cedendo il Circeo con il “tenimentum ad Sanctam Mariam de Surresca”. Papa alessandro IV confermò la permuta, ricordando le pertinenze del monastero di Grottaferrata.
<Sanctam Mariam de Surresca…
Hoc acto quod tu et eredes tui annin singulis solvere teneamini triginta solidos proveniens monasterio Cripte Ferrate prout fratres ordinis pro Sancta Maria de Surresca et eius pertinentiis solvebant>>. (G. M. De Rossi: “Il Circeo” De Luca Editore Roma 1973, pag. 174)
Anno 1301. Pietro Caetani acquistò da Riccardo degli Annibaldi il castello di S. Felice e il luogo chiamato “S. Maria de Surresca”, acquisto confermato da Papa Bonifacio VII.
<Sancta Maria de Surresca et cum monte Cercey>>. (G. M. De Rossi: “Il Circeo” De Luca Editore Roma 1973, pag. 181)
La famiglia Caetani mantenne il “tenimentum”, con alterne vicende, fino al 1713.
Anno 1506 Il 9 febbraio Guglielmo Caetani si recò in solenne corteo alla Chiesa di S. Maria della Sorresca per prendere di nuovo possesso degli antichi possedimenti della sua famiglia.
<<Lo excellente signor Guglielmo Gaytano de Sermoneta, condutto personalmente nel territorio suo de Sancta Felice, in loco dove se dice la Fontana de Surrescha… secondo per la licenza et facultà li è stata concessa per la santità de nostro signiore papa Iulio seconno, come per su breve amplamente costa>>. (G. M. De Rossi: “Il Circeo” De Luca Editore Roma 1973, pag. 191)
Anno 1718. In quell’anno subentrò la Reverenda Camera Apostolica. Mentre le famiglie nobili si occupavano del “tenimentum” e del pescosissimo lago, un tempo denominato “Lago di S. Maria”, poi “Lago di Paola”, oggi “Lago di Sabaudia”, il popolo di S. Felice, stremato da guerre, fame e pestilenze, rivolgeva il suo sguardo fiducioso alla bella statua della Madonna, dalla quale si sentiva protetto.
Anno 1798. Nei secoli XVI – XVIII sorsero in S. Felice alcune Confraternite, tra cui quella dedicata a “S. Maria della Sorresca”, che nel 1798, durante l’invasione delle truppe francesi, prese in mano le sorti del Santuario e ancora oggi, con rinnovato spirito, cura le celebrazioni liturgiche e la manutenzione del Santuario.
Anno 1934. Viene fondata la città di Sabaudia, il cui centro è a meno di un chilometro dal Santuario. Il turismo, cresciuto notevolmente negli ultimi tempi, ha contribuito a far conoscere anche all’estero il Santuario, senza peraltro mutare la tradizione, che conserva inalterate le caratteristiche dei secoli passati.
Anno 1967. Negli anni sessanta la Confraternita di Santa Maria della Sorresca, a cui appartiene il Santuario, ha ritenuto urgente procedere al restauro della Chiesa: il soffitto a volta, che mostrava crepe e minacciava di crollare, è stato sostituito dalle capriate; è sta chiusa l’ampia porta laterale, aperta di recente, per permettere la partecipazione dei fedeli alla Messa il giorno della festa dal piazzale, e sono state riportate alla luce alcune finestrine monofore in alto. Inoltre l’altare, appoggiato alla parete, è stato sostituito con un nuovo altare rivolto al popolo e distaccato dalla parete. Tutto ciò è avvenuto sotto il rigido controllo delle autorità preposte alla tutela dei beni artistici e storici del Lazio. Durante il periodo dei lavori occorreva chiudere la chiesa al culto e il 25 ottobre 1967 la statua di S. Maria della Sorresca è stata portata provvisoriamente a S. Felice Circeo, nella nuova chiesa di S. felice Martire.
Anno 1969. Il 25 maggio, festa della Pentecoste, S. E. Mons. Arrigo Pintonello, al termine della Dedicazione della nuova chiesa di S. Felice Martire, ha incoronato nella piazza cittadina la statua della Madonna della Sorresca con le corone benedette qualche giorno prima, il 21 maggio, dal Papa Paolo VI, durante la consueta udienza del mercoledì. Il giorno seguente il ritorno nella chiesetta restaurata. Prima di rientrare al Santuario la statua è stata portata nella chiesa della SS. Annunziata a Sabaudia, per la celebrazione della Messa presieduta dal Vicario Generale della Diocesi Mons. Vincenzo Natalini, con la partecipazione di molti fedeli e dei Sindaci di Sabaudia e di S. Felice Circeo. Da questa data il Santuario è sempre più meta di pellegrinaggi durante l’anno.
Ammp 1975. Il pellegrinaggio è diventato mensile. E’ da ricordare, tuttavia, che durante la seconda guerra mondiale e nell’immediato dopoguerra il Santuario era meta di piccoli gruppi, specialmente di donne – madri e mogli – che andavano più volte durante l’anno ad implorare la fine del conflitto e il ritorno dei prigionieri di guerra. Negli anni successivi, inoltre, durante l’estate alcuni Sacerdoti, originari di San Felice Circeo, organizzavano un pellegrinaggio al Santuario.
Anno 1985. Dal 13 gennaio viene celebrata la Messa ogni domenica.
Anno 1989. Con Decreto Vescovile del 24 aprile 1989, la Confraternita di S. Maria della Sorresca ha avuto un nuovo riconoscimento giuridico e uno statuto rinnovato (il precedente era del 24 aprile 1904). Il riconoscimento canonico è stato convalidato civilmente presso la Prefettura di Latina sul Registro delle persone Giuridiche (15.4.2002, n. 2).
Anno 1991. La festa liturgica di S. Maria della Sorresca è stata inserita nel calendario “Proprio della Diocesi”. Il 29 settembre il Papa S. Giovanni Paolo II ha indicato “il tempio di S. Maria della Sorresca” come uno dei tre Santuari Mariani della Diocesi.
Anno 1993. Il 19 febbraio la Statua di S. Maria della Sorresca è stata portata a Roma per essere restaurata presso lo studio del Dott. Maurizio De Luca, Ispettore ai Restauri dei Musei Vaticani e, al termine, è sta presentata alla venerazione del popolo come era il origine, senza le vesti aggiunte.
Anno 1995. I due sindaci di Sabaudia e di S. Felice Circeo, con i gonfaloni delle due città, hanno ripreso la bella consuetudine, verificatesi nel 1969, dando inizio alla tradizione di partecipare alla processione nel tratto urbano di Sabaudia e alla Messa nel piazzale del Santuario.
Anno 2003. Domenica 13 luglio si è svolto presso il Santuario il primo incontro diocesano della Confraternita. Dopo la processione per le strade di Sabaudia ha avuto luogo la celebrazione della Messa presieduta dal Vescovo Diocesano Mons. Petrocchi nel piazzale del Santuario.

La Statua di S. Maria della Sorresca

La Statua lignea di Santa Maria della Sorresca rappresenta la Madonna che tiene in braccio il Bambino Gesù. Rivestita di una veste rossa e di un manto celeste e con un fazzoletto bianco sulla testa, che ne copre i capelli, che si intravedono, è seduta e tiene il Bambino vestito di bianco sulle ginocchia, in atto di benedire, rivolto verso la parte sinistra, e quasi in atteggiamento di scendere.
Il movimento del manto della Madonna e del vestito del Bambino mostra una elaborazione accurata.
Il braccio destro della Madonna è in posizione di presentazione del Bambino e forma un tutt´uno con lui.
Il Bambino ha dipinto sul cuore il mappamondo sormontato da una croce di colore rosso e con la mano destra è in atto di benedire.
Sul collo della Madonna una collana dipinta color corallo con una piccola croce.
Per diverso tempo (non sappiamo quanto) l´immagine (Madonna e Figlio) è stata ricoperta di una veste, intercambiabile, secondo l´uso di altre immagini in altri santuari: durante l´anno una veste di color bianco, col manto celeste, poiché coincideva con il lunedì dell´ottava di Pendecoste. Gli ultimi vestiti si possono ammirare nel salone del Monastero, ora adibito anche a museo.
Nel 1993 si è proceduto al restauro della statua, presso lo studio del Dott. Maurizio De Luca, Ispettore ai Restauri dei Musei Vaticani, che ne ha rivelato la presenza non di tarli marini, come vuole la leggenda, ma di tarli terrestri che l´hanno danneggiata. Da quel momento la statua è stata presentata alla venerazione dei fedeli come era nella forma originale.
Sia la Madonna che il Bambino portano sul capo la corona. Fino a prima del restauro la statua poggiava su un tronco d´albero, sostituito ora da una base di pietra a forma di tronco d´albero.

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