S. Pancrazio Martire

Descrizione

Descrizione

Storia

La tradizione popolare narra che, il 12 maggio 1450, un contadino di nome Andrea Casella, mentre stava falciando il prato, inavvertitamente troncò di netto la gamba alla moglie, mentre questa stava giungendo sul posto per rifocillarlo. Durante quei minuti di disperazione, i due ebbero la mistica apparizione di un ragazzo, che li rassicurò sulla guarigione della gamba recisa, qualora avessero fatto voto al santo del giorno (Pancrazio), con relativa costruzione di un pilone votivo. Fatto il voto, l’arto della moglie si riattaccò miracolosamente. Tuttavia, forse per pigrizia, il pilone votivo non fu costruito, e il voto non fu mantenuto.
Esattamente dopo un anno, nello stesso giorno, alla stessa ora, la gamba della moglie si ristaccò di colpo. Disperato, Andrea Casella chiese aiuto al parroco, dunque, rifece il voto, e questa volta lo onorò. Come per miracolo, l’arto si riattaccò nuovamente e la moglie si salvò. Il contadino costruì immediatamente il pilone votivo e, successivamente, fu eretta anche una cappella, come meta di pellegrinaggio.
Crescente fu, infatti, la fama taumaturgica del luogo, in particolare il primo evento prodigioso degno di nota avvenne il 12 maggio 1562, con la guarigione di un indemoniato, tale Michele di Arvio.
Il primo Santuario ( XVII – XIX ) 
Nel 1640, il marchese di Pianezza Carlo Emanuele Giacinto Simiana, fedele a Madama cristina, a sua volta vicina all’Ordine degli Agostiniani Scalzi di San Carlo, volle donare a quest’ultimi un convento; con la promessa di mantenere almeno dodici monaci al suo interno, ottenne il permesso dall’allora arcivescovo Giulio Barbera, appena succeduto a Antonio Provana, il figlio del conte Giovanni Provana di Collegno.
La prima chiesa fu costruita nel periodo 1647-1657, con disegni barocchi probabilmente di Francesco Lanfranchi, mentre il resto del convento fu ultimato soltanto a metà del XVIII secolo. Nell’agosto 1657, il marchese riuscì anche ad ottenere dal cardinale vicario di Roma una reliquia del santo, più precisamente una parte dell’osso dell’avambraccio, che fu posta sotto l’altare principale. Nel 1771, fu eseguito un imponente restauro dell’intera struttura conventuale; fu in questo periodo che gli Agostiniani istituirono la Confraternita della Madonna della Cintura, culto molto caro all’ordine stesso. Ancor oggi, la ricorrenza viene celebrata nella seconda domenica di settembre. La soppressione napoleonica degli ordini e la relativa confisca dei beni ecclesiastici, costrinsero l’abbandono degli Agostiniani dal convento nel 1801. La struttura fu affidata a dei privati, secondo la Legge Siccardi, tuttavia fu proprio in questo periodo che fu introdotta dai sacerdoti, provenienti da Torino, la tradizionale messa delle tre di notte di ogni 12 maggio, come ricorrenza del miracolo del 1450. Nel 1886, l’arcidiocesi di Torino riottenne in toto il complesso religioso, che affidò alla Congregazione dei Passionisti, tuttora custodi. Questi riuscirono a far costruire anche un alto campanile, in prossimità della Cappella dell’Apparizione, che, tuttavia, fu abbattuto nel nuovo rifacimento del 1937.
Il Santuario Odierno 
Terminata la prima guerra mondiale, iniziò l’attuale rifacimento di tutto il complesso. Nel 1920-1924, fu chiamato l’architetto genovese Lorenzo Basso a dirigere i progetti dell’attuale porticato antistante, costituito da 44 arcate neogotiche. Lo stesso architetto, nel 1937, ridisegnò l’intera cappella dell’Apparizione, che si trova nella parte nord-orientale del complesso, completamente rifatta con una cupola e una lanterna ottagonali, accessibile da un cancello finemente lavorato, sulla navata destra. Al suo interno, troviamo la saletta dedicata al Santo, dalla quale si accede a sua volta alla cripta sotterranea, attraverso due corridoi ricchi di numerosi ex-voto.

Panorama

Nel 1949 fu abbattuta l’intera chiesa nord-occidentale barocca, ormai fatiscente, per creare l’odierno edificio, sempre in stile neogotico, di tipo toscaneggiante, su progetto di Amedeo Bono. La facciata si presenta in pietra liscia lavorata, con rosone centrale a dodici petali, una statua del santo che troneggia in alto, e quattro statue teriomorfe simili a garguglie, che ricordano la Sacra quadriga degli evangelisti (uomo, aquila, leone, bue).
I lavori di questa parte iniziarono nel 1956, ma terminarono soltanto nel 1995, con lo sbiancamento totale delle pareti. La facciata è stata rivestita con marmo travertino
fonte: Wikipedia
Chi è San Pancrazio
 
Il 12 maggio la Chiesa festeggia S. Pancrazio, uno dei numerosi martiri della persecuzione dell’imperatore Diocleziano, che resse l’impero romano dal 284 al 305.
     Nella chiesa antica Pancrazio rappresentò un modello di adolescente che diede la vita per amore del suo Signore, rimanendo fedele al battesimo da poco ricevuto.
     Era nato nel 289 in Frigia (regione storica dell’attuale Turchia occidentale) da Cleonio e Cerada, entrambi nobili, che professavano la religione pagana, in cui educarono anche il figlio. Pancrazio, rimasto orfano in tenera età, fu affidato alle cure dello zio Dionisio, eletto amministratore dei beni patrimoniali che la famiglia del nipote possedeva in Frigia e a Roma.
     Zio e nipote si trasferirono ben presto nella città imperiale, dove una comunità cristiana viveva intensamente la fede nel Signore crocifisso e risorto. Dionisio e il giovane Pancrazio vennera a conoscenza della nuova religione e chiesero di farne parte. Si sottoposero ad una impegnativa catechesi e, in una solenne veglia pasquale, vennero ammessi nella comunità cristiana con il battesimo, che fu amministrato con tutta probabilità dal Papa di allora, S. Marcellino.
     A quel tempo imperversava, sulla giovane Chiesa di Roma, la persecuzione di Diocleziano, la più grave e la più lunga di tutte: una vera battaglia tra cristianesimo e paganesimo. Pancrazio, già animato dal desiderio del martirio, venne arrestato e condotto davanti al giudice, che lo interrogò chi fosse. L’adolescente rispose con fermezza: “Sono Pancrazio e sono cristiano”. Era la parola d’ordine. Il giudice tentò in tutti i modi di indurlo ad un atto di culto verso l’imperatore. Il giovane cristiano si mostrò irremovibile: non avrebbe mai rinunciato a Cristo per i favori di un uomo, fosse anche l’Imperatore di Roma. Allora il giudice fu costretto ad applicare la legge e ordinò che Pancrazio fosse decapitato fuori della città, sulla via Aurelia.
     La pia matrona romana Ottavilla prese il corpo del martire e lo fece seppellire nel cimitero di Calepodio.
     Cessate le persecuzioni contro la Chiesa, sulla tomba del giovane martire fu innalzata una basilica, dove la comunità cristiana di Roma si recava la domenica dopo Pasqua per presentare al santo i neo-battezzati, che deponevano sul suo altare la veste bianca indossata nel battesimo. Lo pregavano di potere imitare il suo coraggio e la sua fede nel Signore risorto.
Madonna della cintura
 
Festa celebrata la seconda settimana di settembre. E’ preceduta da un triduo di preparazione alle ore 21.00. La S. Messa solenne alla ore 10.00 e alle ore 21,00 processione con la statua.
Origine della devozione
Tradizione
Monica, madre di S. Agostino, chiede alla Madonna di poterla imitare anche nel modo di vestire durante le vedovanza; soprattutto dopo la morte di Gesù fino alla sua ascesa la cielo. La Vergine le appare coperta da un’ampia veste di stoffa dozzinale, dal taglio semplice e dal colore scuro: abito dimesso e penitenziale. L’abito era stretto alla vita da una rozza cintura in pelle, che scendeva quasi fino a terra. La Madonna, slacciatasi la cintura la porse a Monica, raccomandando di portarla sempre. Le chiede di invitare tutti coloro che desiderano la sua protezione ad indossarla. Fra i primi di questo uso troviamo S. Agostino. La cintura diviene una delle caratteristiche degli agostiniani.
Realtà
La cintura aveva valore simbolico e indicava un legame di sottomissione per avere la protezione di Maria. Portare la cintura era un richiamo penitenziale di fronte al volto sofferente di Gesù Redentore e doveva aiutare a tenere un comportamento aderente al Vangelo.
     E’ una devozione diffusa dagli Agostiniani. E’ presente nel Santuario di San Pancrazio, perché gli Agostiniani hanno curato il Santuario per circa 150 anni, fino alla soppressione operata da Napoleone.
     Nel tempo i colori della vesta di Maria sono stati resi più chiari. Il colore scuro è rimasto solo per la cintura. In tanto casi poi la cintura (in mano nell’atto di porgerla) è stata sostituita dalla corona del Rosario. Spesso accanto all’appellativo di “Madonna della cintura” appare quello di “Vergine della Consolazione”.

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