S. Sperandia

Descrizione

Descrizione

S’ignorano le origini precise del monastero, il quale entra nella storia per opera di S. Sperandia (1216-1276), originaria di Gubbio e a Cingoli santificatasi nel monastero che ne prese il nome, e ivi venerata come compatrona della città. Esso si è venuto formando nel corso dei secoli, intorno ad un primo impianto monastico benedettino, già esistente nel luogo sotto il titolo di S. Michele Arcangelo (qualcuno lo fa risalire intorno all’anno 1030/50). Il primo impulso lo ebbe probabilmente proprio dalla Santa, che al termine di una vita di peregrinazioni e di penitenza vi si ritirò, dando luogo, con l’incarico di Abbadessa, a una fiorente comunità religiosa sorta dall’unione delle monache di S. Michele con quelle del vicino monastero di S. Marco fuori porta Mentana. Dopo un periodo travagliato alla metà del 1300 per difficoltà intestine e sociali, il monastero ebbe un corso felice fino ala termine del sec. XVIII. Le date significative sono tutte collegate al culto di S. Sperandia: celebrazioni centenarie della nascita e morte, consacrazione della chiesa (1560), ricognizione del corpo. Documenti del 1573 testimoniano che il monastero seguiva l’osservanza camaldolese, e negli anni successivi quella Cassinese. A seguito delle disposizioni tridentine, le monache si assoggettarono alle costituzioni sinodali per le religiose (dicembre 1596). Il 3 marzo 1761 furono concessi Ufficio e Messa propri per la festa di S. Sperandia al monastero e alla diocesi di Cingoli. Il 4 giugno 1923 fu permesso al monastero di adottare le costituzioni delle benedettine di Fano e nel 1969 esso è entrato a far parte della Federazione delle Benedettine Italia. Oggi il monastero fa parte della Federazione Picena delle Monache Benedettine. Il bel complesso monumentale risale alla metà del sec. XVIII. Gli ultimi restauri, eseguiti in occasione del VII centenario della morte di S. Sperandia, (il cui corpo si conserva incorrotto nel nostro Santuario) hanno portato all’apertura al pubblico della camera della Santa, trasformata in oratorio sacro. La consistenza numerica della comunità è stata sempre rilevante: nel 1734 essa era composta da quarantasette membri, diminuiti a trentasei nel 1853 e su questo numero si mantenne costante. La nostra famiglia, lungo i secoli, ha annoverato monache illustri per origine (le due Abbadesse Anna Sperandia e Serafina Castiglioni, zie del Papa Pio VIII) e per santità (M. Luisa Blasi, Ildegarde Paesani). Il periodo più difficile fu quello che seguì alla soppressione piemontese. Pur non chiuso mai completamente, il monastero si ridusse agli estremi e corse il pericolo di estinzione, se non fosse stato ripopolato, nel 1898, dalle benedettine di Osimo che in numero di ventidue passarono a S. Sperandia dietro interessamento di Mons. G.B. Scotti. Nel 1933 anche le quattro monache cistercensi di S. Caterina si aggregarono a S. Sperandia. La comunità tuttavia, al presente, sebbene ridotta di numero, ha tutte le premesse per rinverdire le gloriose esperienze del passato. Il monastero si è aperto pienamente al recente rinnovamento conciliare e si è inserito profondamente nell’ambito spirituale e sociale della città. Il santuario di S. Sperandia, frequentato da tanti pellegrini, offre alle monache, la possibilità di esplicare un rilevante lavoro di animazione religiosa. Il complesso edilizio, rinnovato, accogliente e luminoso, accoglie le giovani in ricerca della propria vocazione, per ritiro ed esperienze. Pur non avendo una foresteria (in via di ristrutturazione) per ospitare gruppi numerosi, accogliamo gruppi che vogliono trascorrere qualche ora con la comunità per uno scambio di esperienze; scolaresche, gruppi che si preparano alla cresima, ecc. La vita interna è scandita dalla regola di S. Benedetto: l’orazione, il lavoro, la lectio dividono la giornata monastica. La preghiera è mezzo efficace di testimonianza e d’impegno. Per il monaco la liturgia è la via per andare a Dio. Questa è la ragione per cui S. Benedetto disse che “niente deve essere anteposto all’Opera di Dio” (opus Dei: RB 43,3). Centro della Liturgia è la celebrazione eucaristica, il memoriale del sacrificio di Cristo. Da questo grande centro dell’Eucaristia, la liturgia si irradia per santificare ogni momento della giornata attraverso le ore canoniche dell’ufficio divino, il sacrificio di lode della Chiesa.  Altro momento della giornata è riservato alla “lectio divina” in cui si approfondisce la conoscenza della S. Scrittura, dei Padri e dei Documenti della Chiesa. S. Benedetto le accorda una particolare attenzione nello stabilire l’orario dei monaci. “Lectiones sanctas libenter audire” (RB 4,55).

Santa Sperandia
Nacque a Gubbio nel 1216 dai nobili coniugi Sperandei-Baldassini che alla nobiltà del casato univano la santità della vita. Ferventi cristiani infusero nel cuore della bambina, fin dai primi anni, l’amore a Dio, alla Vergine e alla preghiera. Giovinetta, vinte le opposizioni dei suoi e vestito l’abito di penitente, lasciò la casa paterna. Nella solitudine dei monti, presso Gubbio, si confermò nel proposito di una vita di penitenza, povertà, di preghiera e carità. Percorse pellegrina l’Umbria e le Marche ritirandosi di tanto in tanto in luoghi aspri e solitari a vita di contemplazione e di rigorosa mortificazione. La tradizione dice che si portò anche in Terra Santa. Si recò a Roma ove ottenne di essere ricevuta dal Papa che le regalò due stivaletti. Uno è conservato nella cameretta ove è vissuta, l’altro a Serralta. Queste peregrinazioni aumentarono in lei l’amore alla Passione di Gesù, infiammarono la sua devozione che si manifestò nell’esercizio delle virtù e di varie opere di carità. Amò i poveri, i bambini, i malati, i peccatori che soccorse e convertì, anche con prodigi. Difese gli oppressi, pacificò fazioni, inducendo al perdono e alla penitenza. Soffrì ingiurie, calunnie e tentazioni. Ritiratasi nelle grotte di monte Acuti, agli estremi confini del territorio di Cingoli, vi trascorse il periodo più lungo e più rigido di penitenza. Passò a Cingoli gli ultimi anni della sua vita consolando e beneficando tutti. Preso l’abito delle benedettine, ne riformò e rinvigorì la vita religiosa con l’esempio e la santità, trascinando al suo ideale molte giovani, di cui era consigliera e delle quali divenne, nel monastero, guida esperta e madre premurosa. Morì l’11 settembre 1276. Tanto in vita che in morte operò miracoli e ottenne grazie singolarissime. La storia ricorda: il miracolo delle ciliegie; la pace tra Cingoli e Jesi; la concordia tornata a fiorire tra i cittadini di Recanati; moltissime guarigioni istantanee avvenute non solo in Cingoli ma a Cagli, Pergola, Staffolo, Ancona, Jesi, Gubbio, Recanati, Treia, Venezia ecc. Il culto, ammesso dalla Chiesa, fu riconosciuto nel 1635. Il corpo si conserva incorrotto da sette secoli in una cappella del Santuario a lei dedicata. Continui miracoli e grazie attestano anche oggi l’efficacia del ricorso a S. Sperandia.

Contatti

Contatti
  • Indirizzo
    VIA S SPERANDIA 1 62011 CINGOLI MC
  • Telefono
  • Regione
    Marche
  • Location
    CINGOLI

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