Santuario Diocesano di San Giovanni Paolo II

Descrizione

Descrizione

SANTUARIO S. GIOVANNI PAOLO II a S. Pietro della Ienca (AQ)

 

La chiesa di San Pietro alla Ienca, oggi Santuario diocesano di San Giovanni Paolo II, si trova, nell’Arcidiocesi dell’Aquila, all’interno del borgo della Ienca, posto sulla strada provinciale 86 del Vasto, a circa 20 km dal capoluogo abruzzese. Il piccolo santuario, alle falde del Gran Sasso d’Italia, conserva la memoria di almeno tre visite private di San Giovanni Paolo II che si è ritirato nella chiesetta a pregare insieme ai suoi collaboratori. 

 

All’interno del Santuario è conservata la preziosa reliquia del sangue del santo pontefice. In particolare, si tratta del sangue dell’attentato del 13 maggio 1981 quando una mano assassina colpì Giovanni Paolo II in piazza San Pietro a Roma. Poi, come raccontò lo stesso pontefice, la Madonna deviò la traiettoria del proiettile che oggi è incastonato nella statua di Fatima in Portogallo.

 

Il santuario di San Giovanni Paolo II alla Ienca è stato elevato dal Cardinale Angelo Comastri, Arciprete della Basilica Vaticana, a Chiesa “sub umbra Petri” cioè a chiesa con un particolare legame con la Basilica di San Pietro in Roma. In questa chiesa i fedeli possono, assistendo alla santa Messa o a una pubblica funzione religiosa, confessati e comunicati, recitando il Credo, godere dell’indulgenza plenaria nei seguenti giorni: nella solennità dei Santi Pietro e Paolo; nel giorno della dedicazione della Basilica Vaticana; nel giorno dell’elezione del Papa; una volta l’anno in un giorno scelto liberamente da ogni fedele; tutte le volte che un folto gruppo di pellegrini devotamente visiterà la chiesa.

 

Vicino al santuario si trova un’altra chiesa, “La Madonna delle Neve”, benedetta proprio da Giovanni Paolo II dopo i restauri realizzati dal Gruppo Alpini. Durante l’Angelus, il 20 giugno del 1993, che il santo pontefice polacco volle recitare proprio a Campo Imperatore dinanzi la Madonna delle Neve così disse:

“Qui a Campo Imperatore, il silenzio della montagna e il candore delle nevi ci parlano di Dio, e ci additano la via della contemplazione, non solo come strada maestra per fare esperienza del Mistero, ma anche quale condizione per umanizzare la nostra vita e i reciproci rapporti”.

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