Il culto e la devozione al Santo di Padova. Il Santuario di S. Antonio ad Oria in provincia di Brindisi.

Giu 06 2021

Il culto e la devozione al Santo di Padova. Il Santuario di S. Antonio ad Oria in provincia di Brindisi.

Insieme alle sue opere di carità, S. Annibale Maria Di Francia importò da Messina ad Oria,  la devozione al “Santo dei miracoli” S. Antonio di Padova, che aveva salvato i bambini e le bambine dei due orfanotrofi da lui fondati, dal disastroso terremoto di Messina.

Con la costruzione del convento francescano la chiesa settecentesca preesistente venne inglobata nel nuovo complesso.

Gli Alcantarini nel 1783 fecero ornare le cornici dei pilastri su tutti i lati. Furono progettate anche le due navate laterali ma non vennero realizzate: il lato che si affaccia sul portico interno fu adibito a stanzette per i lavori dei frati, mentre l’altro venne diviso in stanzette per ripostigli o magazzini. Fu prolungata la chiesa sul davanti, costruendo anche un coro sufficiente a contenere tutti i frati. La Grotta di San Mauro, già trasformata in cripta, fu adibita ad ossario. La facciata, in stile tardo barocco, si allineava perfettamente allo stile del convento per la sua semplicità e bellezza; ai lati le statue degli evangelisti Matteo e Luca e nel mezzo, sormontato da una cimasa, un ampio finestrone lobato inondava di luce la navata centrale.

La chiesa fu ultimata nel 1798 e dedicata a San Giacomo ma i lavori del presbiterio continuarono fino agli inizi del 1805. Una grande tela di San Mauro venne posta al centro dell’altare maggiore, mentre ai lati furono costruite due nicchie per ospitare la statua lignea di San Mauro, commissionata dal Canonico Riccardìa, e di San Pasquale Baylon, copia di quella della Basilica Vaticana.

Entrando in chiesa, sulla sinistra, si trovavano in sequenza la nicchia di San Pietro di Alcantara, quella di San Francesco d’Assisi e quella del Beato Egidio; sulla destra invece, la nicchia di San Pasquale, quella dell’Addolorata, della Madonna delle Grazie e della Madonna del Pozzo.

Nel 1909 la chiesa portava i segni del tempo sebbene anche dopo l’espropriazione del convento si riuscì a lasciarla aperta al culto.

Alla necessità di manutenzione si aggiunse il desiderio di ristrutturarla tutta. Così dopo un sommario risanamento a cui si pose mano nel 1910, la chiesa francescana subì dal 1922 in poi una serie di modifiche radicali che le hanno conferito l’attuale fisionomia: il pavimento fu abbassato di circa un metro e rifatto in pietra di Trani, furono aperte le navate laterali e creato ex novo l’abside con una calotta sostenuta da sei colonne doriche anch’esse in pietra di Trani.

Nelle lunette laterali della navata centrale fu realizzato dal pittore aquilano Giuseppe Scarlattei (1886 – 1962) un ciclo di affreschi ispirato alla vita di Sant’Antonio da Padova: da notare che, nel quadro di Sant’Antonio che distribuisce il pane, sono ritratti Fratel Giuseppantonio Meli e Suor Maria Elisabetta Paradiso, allora superiora delle Figlie del Divino Zelo di San Benedetto.

Le vetrate policrome furono eseguite dai maestri vetrai Pizzirani di Bologna: sull’abside, Gesù in mezzo agli apostoli in un campo di grano; lungo le navate i dodici apostoli ispirati ai disegni di Carlo Maratta (1625 – 1713) sui quali vennero eseguite le statue della basilica di San Giovanni in Laterano a Roma.

Il vecchio coro dei frati fu trasformato in cantoria dotata dell’attuale organo a canne recentemente restaurato.

Anche la facciata subì alcune modiche: fu realizzato un nuovo portale in pietra di Trani e il finestrone barocco venne sostituito con un rosone. Le statue degli evangelisti furono rimosse perché gravemente logorate così come fu abbattuto il piccolo campanile posto a lato dell’edificio per essere rimpiazzato, nel 1967, dall’attuale campanile.

Infine si riaprì al culto la grotta sottostante traslando presso l’ossario del cimitero le ossa rinvenute.

Dopo quattro anni di intenso lavoro, la chiesa venne inaugurata il 6 Ottobre 1932.

I lavori tuttavia continuarono anche nel 1934 con la decorazione dei capitelli e dei cornicioni con lamelle dorate ad opera di Raffaele Pavoni e terminarono nel 1940 con la sistemazione della sacrestia e degli altari dedicati all’Addolorata e a S. Giuseppe.

Risale al 1989 la realizzazione dell’ambone, della sede e dell’altare maggiore.

Oggi la chiesa si presenta a tre navate con volte a crociera. La navata centrale si collega alle laterali attraverso cinque arcate a tutto sesto. Il catino absidale contiene un’edicola con la statua di Sant’Antonio. La navata destra ospita gli altari di San Michele Arcangelo, dell’Addolorata, di San Mauro – con la pregevole statua lignea del XVII sec. – e dell’Immacolata; la navata sinistra è occupata dagli altari di Sant’Annibale Maria Di Francia – opera di artigianato leccese -, di Santa Teresa di Lisieux, di Padre Pio, di San Giuseppe e del Cuore di Gesù.

All’entrata, nelle nicchie a sinistra e a destra, le statue settecentesche in legno di San Pietro d’Alcantara e San Pasquale Baylon.

Il pulpito in noce, l’armadio e il bancone della sagrestia sono opera delle maestranze della “Scuola di Arti e Mestieri” dei ragazzi dell’orfanotrofio.

Centro di irradiazione della devozione al Santo

Già dal 1912 si venerava una modesta statua in gesso di Sant’Antonio ma dal 1921 si cominciò a celebrare solennemente e con larga partecipazione di popolo la festa di Sant’Antonio con la  scultura in legno del Santo fatta realizzare per l’occasione. Dopo la tredicina predicata in parte dallo stesso Padre Annibale, si festeggiò il Santo con le celebrazioni liturgiche e la processione. Gli oritani dicevano: «Fanno a gara Sant’Antonio e Papa Annibali a chi può portare più anime a Dio!».

Il 9 Giugno 1940 Mons. Antonio Di Tommaso, Vescovo di Oria, assistito dai Vescovi Mons. Sebastiano Cuccarollo e da Mons. Francesco Potenza di Castellaneta, la consacrava sotto il titolo di “Sant’Antonio di Padova”.

Il 13 Giugno 1947 Mons. Ferdinando Bernardi, Arcivescovo di Taranto ed Amministratore apostolico di Oria, eresse l’antichissimo luogo di culto a “Santuario” di Sant’Antonio di Padova “a maggior incremento della devozione al Santo Taumaturgo” così come riposta la lapide in marmo posta al lato sinistro dell’ingresso.

Allora come oggi la festa del Santo con la novena e la suggestiva processione per le vie della Città sono seguite da numerosi di fedeli ed il santuario di Sant’Antonio di Padova è il centro di una singolare devozione che spande per tutto il Salento ed oltre.

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