Beata Vergine delle Grazie di Boccadirio

Descrizione

Descrizione
Il santuario della Beata Vergine delle Grazie di Boccadirio – o semplicemente santuario di Boccadirio – è un santuario mariano dell’Emilia Romagna. È situato in frazione Baragazza, nel comune di Castiglione dei Pepoli, in provincia di Bologna, nella zona di confine con la Toscana.
Sede di pellegrinaggi, è raggiungibile dall’autostrada del Sole con uscita al casello di Roncobilaccio e prosecuzione sulla strada provinciale 8.
È, per importanza, il secondo santuario della diocesi bolognese, dopo il santuario della Madonna di San Luca, a Bologna.
I pellegrini, che qui vengono attratti da fede ma anche da legittima curiosità, vorrebbero non solo sentire, ma vedere, contemplare con i loro occhi la scena dell’Apparizione e la vorrebbero raccontata nei più minuti particolari, magari colorando di fantasia un fatto così santo e così semplice. ”Dov’è, domandano, la scala della Madonna, quando venne quassù a Boccadirio? e dov’é la vaschetta dove si rinfrescò il viso? e il faggio su cui si fece vedere?”. Cose tutte create dalla fantasia, interpretando poeticamente alcune cascatelle della vallata che sale al santuario. Del resto la storia non s’inventa, ma esige validi argomenti. E Boccadirio questi li possiede, tanto che un valente e appassionato studioso della storia locale e del santuario, il prof. Paolo Guidotti, ebbe a dire, come a conclusione delle sue indagini: “Per quanto io ne conosca, pochi santuari della regione hanno una fondatezza storica come questo della Madonna delle Grazie”.
Senza minimizzare una solida tradizione di ben cinque secoli, e l’atmosfera di grazie che avvolge questo luogo, l’Archivio di Stato di Bologna ci dà la prima e più antica testimonianza: una “LETTERA” così detta dell’ “ANONIMA” che dal contesto, risulta scritta verso il 1580 da una monaca del convento di Santa Caterina in Prato quello di suor Brigida – quando il ricordo della veggente era ancor vivo, essendo ancor vive – dice la lettera – alcune suore vissute con Lei. L ‘altro documento, derivato fondamentalmente da questo, ma più ampio, scritto con sobrietà e senso critico, è l'”ORIGINE” della Madonna di Boccadirio di Don Lorenzo Amorotti, parroco di Castiglione dei Pepoli dal 1609 al 1621, anno della sua morte.

Apparizione

Ma veniamo al racconto dell'”Apparizione”.
Per non turbare l’incanto dell’avvenimento con parole troppo lontane da quei tempi, cogliamo il fatto letteralmente dall’accennata ”Origine” dell’Amorotti, il quale ci narra come si svolsero i fatti in quel giorno.
“L ‘anno del Signore 1480, Donato Nutini putto di tenera età e Cornelia figlia di Matteo Vangelisti, d’anni dieci, ambedue del comune di Baragazza, contea dei Signori Pepoli di Bologna, pascolavano armenti, conforme l’uso del paese, in un luogo chiamato Boccadirio…
Questo luogo è posto in un sito lontano dalle case un miglio circa sulla cima dell’Appennino, nella parte che guarda settentrione, in una bocca di due rivi i quali, congiungendosi quivi insieme danno il suddetto nome al sito di Boccadirio.
Questo luogo medesimo sta tutto circondato da rupi scoscese e da balze precipitose, le quali per la maggior parte vestite di faggi. I due putti, allevati nel santo timor di Dio e nella devozione della beatissima Vergine dai loro genitori, e guidati pur anche da un santo spirito, un giorno, che pascolavano pur gli armenti, si posero in detto luogo a fare orazione e quivi con grandissimo fervore di spirito unitamente invocavano la Beatissima Vergine Madre di Dio, perché si degnasse di prestar loro aiuto, accioché potessero servire al Signore e conservare se stessi in santa pudicizia. In quell’istante la Madre di misericordia che sempre sta pronta per consolar quelli che sinceramente ricorrono agli aiuti di Lei apparve loro tutta vestita di vesti bianche, dall’altra parte del Rio, in una balza verso ponente, nel qual luogo al presente sta eretto l’altare dove si celebrano i sacrifici ad onore di Lei, onorandovisi particolarmente una sua devotissima immagine.
Da questa balza partendosi, la SS. Vergine s’accostò ai due putti dalla parte del Rio, verso levante, dov’essi l’invocavano, e disse loro, e primieramente a Donato che dovesse farsi sacerdote, come felicemente successe; alla Cornelia, poi, che si facesse monaca, aggiungendole, che ciò seguirebbe nella Toscana e additandole e mostrandole quel monastero col suo sito e forma, dov’ella si sarebbe monacata. Comandò finalmente ad ambedue che facessero intendere al popolo di Baragazza che in quel luogo fabbricasse un tempio ad onor suo, promettendo che tutti quelli che fossero poi divoti e frequenti in detto luogo, otterrebbero tutto ciò che sotto la protezione ed invocazione di Lei domandassero sommo Iddio”.

L’immagine miracolosa

L’ ”Origine” segue a dirci che suor Brigida non si scordò del favore fattole dall’Immacolata, Madre di Dio “onde perché restasse al mondo perpetua memoria di così segnalata grazia, procurò di avere un’ immagine “di basso rilievo” della Madonna, con il Figlio in braccio, vestita di bianco, conforme all’apparizione, e la inviò a Boccadirio”.
Sulla venerata immagine non sappiamo altro. La commissione fatta ad Andrea Della Robbia, e il suo invio a Boccadirio nell’anno 1505 non sono documentati, anche se da più parti sono affermati.
Paolo Guidotti nel suo studio su Boccadirio ritiene, per molte testimonianze e riflessioni, indubitabile l’invio della sacra immagine tra la fine del quattrocento e l’inizio del cinquecento per amorosa bontà di suor Brigida.
Analisi scientifiche compiute da studiosi specialisti della storia dell’arte e delle tecniche ceramiche, la riportano senza dubbi a quella datazione e alla produzione di una qualche bottega robbiana.

Il grande prodigio

Intanto che cosa avviene nella terra di Baragazza dopo l’apparizione?
L'”Origine” scrive:
“Andarono i due putti alle case loro e raccontarono a tutti, con molto giubilo ed allegrezza, l’apparizione e rivelazione avuta… A si fatto avviso tutto quel popolo, come dedito alla spirituale devozione e come ben allevato nel timore di Dio e della sua Santissima Madre, diede prontissima fede e subito cominciò a fabbricare in detto luogo, dove la Madonna parlò ai due putti, una picciola chiesetta”.
Questo primo edificio rimase poi a lungo come ricordo, e venne demolito solo verso la metà del ‘600. Da questa descrizione risulta che il popolo di Baragazza, per ubbidire all’invito della Vergine, costruì subito una “picciola chiesetta” che venne situata sulla destra del rio Davena, da dove i fanciulli avevano visto la Madonna, apparsa sul balzo roccioso della riva opposta e scesa a parlare con loro.
Ma in realtà non era quello il sito inteso dalla celeste Signora; per cui quando – circa vent’anni dopo – vi deposero la ”Santissima immagine”, mandata dalla veggente suor Brigida, questa, più volte, si fece trovare, al mattino seguente, sulla balza al di là del torrente, dove effettivamente “la Madonna era stata veduta dai due putti”.
Da qui la convinzione che proprio su questa balza si dovesse costruire il tempio richiesto, per cui si diede subito mano alla nuova costruzione; infatti, afferma la Lettera dell’Anonima, “ancorché gli Terrazzani la ritornassero nel detto tabernacolo, sempre nella grotta la ritrovavano, sinché, inteso per tal segno la sua volontà… cominciarono a fare un ‘altro tabernacolo”. Questo tabernacolo, chiamato “Maestà di suor Brigida” , nella seconda metà del ‘500 verrà sostituito dalla nuova chiesa, costruita arditamente “archi su archi”, in modo che l’altare maggiore, con l’immagine prodigiosa, restasse esattamente al posto della ”Maestà” precedente. Questa chiesa non avrà ancora la completezza della forma attuale, la quale, come si può dedurre da un insieme di elementi, sarà raggiunta solo verso la metà del ‘600 e sarà poi arricchita da un portico sulla fine dello stesso secolo. Quando infatti, nel 1692 il Cardinale Giacomo Buoncompagni fa la visita pastorale, ha parole di ammirazione per il magnifico e splendido loggiato della facciata e del chiostro, il quale ultimo, però nelle sue due porte monumentali di Nord e di Sud, verrà completato solo nel 1720, come ricordano alcune date incise su pietra. Nel contempo, nelle immediate vicinanze del santuario, insieme con il loggiato fu costruito un grande edificio “l’Osteria Grande” dove i devoti potevano trovare vitto e alloggio.
In questi ultimi tempi, questo edificio è stato ampliato e ordinato; oggi serve da ristorante e da bar per pellegrini e visitatori del Santuario. D’estate poi vengono messe a disposizione numerose camere, per coloro che desiderano godere un po’ di quiete tra questi monti. Ci piace ora ricordare, la ricorrenza del IV Centenario dell’apparizione, nel 1880. In tale occasione la prodigiosa immagine venne solennemente incoronata per le mani del Cardinale Parrocchi, circondato da numerosi Vescovi e da una enorme folla osannante. A ricordo di questo avvenimento, vennero iniziati i lavori di restauro definitivo della facciata della chiesa nella forma attuale.

Tempi nuovi

Anche in questo angolo solitario si ripercuotono le vicende del mondo. Col 1796 la rivoluzione francese arriva anche su queste montagne. Nel 1798 il Direttorio esecutivo decreta la soppressione di tutte le confraternite laicali e quindi anche quella della beata Vergine di Boccadirio. Si salva la chiesa perché fu dichiarata sussidiaria della parrocchiale di Baragazza.
Dopo la restaurazione e varie tempestose vicende, il 7gennaio 1925 la direzione e l’amministrazione del santuario di Boccadirio, viene presa dalla Curia Arcivescovile di Bologna, la quale nomina un suo amministratore e un sacerdote custode del santuario. Di questi benemeriti custodi ci limitiamo a segnalarne due: don Giuseppe Cangini, presente a Boccadirio dal 1907 al 1940 e don Vincenzo Chiusòli dal 1940 al 1946, lasciando ambedue esempio di grande fede e di zelo per le anime.
Il passaggio dell’uragano della seconda guerra mondiale, lascia la sua triste impronta anche in questo angolo remoto, sia negli edifici, tempio compreso, sia nei boschi dilaniati o dilapidati. Grazie alla Madonna non ci furono vittime umane. Nell’immediato dopo-guerra, l’Arcivescovo di Bologna card. Giovanni Battista Nasalli Rocca realizza un suo sogno: affidare il santuario ad un istituto religioso; e nel 1947 la Congregazione dei Sacerdoti del S. Cuore accogliendo i ripetuti inviti del venerato Pastore, assume la gestione del santuario, inviando i suoi religiosi in un ambiente e in un campo che, se può dare gioie e soddisfazioni spirituali, esige però anche tanta dedizione e generosità.

Restauri

Intanto i tempi maturano e i nuovi custodi, sull’esempio dei loro predecessori, con sacrifici non indifferenti, risanano pian piano le ferite dell’incuria degli uomini e della guerra nel complesso edilizio, restaurando il chiostro e dando una decorosa abitazione ai Sacerdoti custodi; nei boschi poi mettono nuove piantagione, e cercano e canalizzano nuove sorgenti. Si danno poi da fare, con la collaborazione delle autorità civili, a rifare o riadattare la viabilità verso il santuario, giungendo perfino, con tenacia e con l’aiuto della Madonna, a collegare la rete viaria locale all’Autostrada del Sole, ottenendo l’apertura del casello di Roncobilaccio.
Nel progetto iniziale, questo non era stato previsto. Padre Suardi si sobbarcò molti sacrifici per ottenerlo avendo compreso la sua grande utilità per il Santuario. Fece numerosi viaggi a Roma per interessare i vari ministri.
Il Vescovo emerito di Prato, Mons. Pietro Fiordelli, ricorda le molte visite che il Padre gli fece per interessarlo al problema al fine di raggiungere il suo scopo.
L’ebbe vinta, il casello di Roncobilaccio oggi è una realtà, ed è un grande dono per il Santuario di Boccadirio.
Ricordiamo Padre Serafino Suardi morto il 22 ottobre 1998 a 97 anni con rimpianto e riconoscenza per il lungo servizio prestato al Santuario come Rettore.
Tutto questo è sempre in vista del lavoro principale: quello di ravvivare in sé e nei pellegrini il messaggio di fede e di vita cristiana portato dalla Madonna. A tal fine, oltre all’intenso ministero quotidiano, e alle ripetute peregrinazioni della venerata immagine, i sacerdoti del santuario hanno dato vita anche all’umile ma stimata rivista “La Madonna di Boccadirio”, per rispondere a un desiderio dei pellegrini e per tener desta e operante la devozione alla Madre del Cielo.
Al riguardo è consolante constatare: un crescente afflusso al Santuario, anche se van cambiando le forme tradizionali di pellegrinaggio, un tempo tanto vive e tanto care pur se richiedevano giornate di cammino e l’affermarsi sempre più costante che la Madre delle Grazie si mostra quassù soprattutto Madre delle Vocazioni.

 

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