Madonna del Popolo

Descrizione

Descrizione
SANTUARIO MADONNA DEL POPOLO – FRISA (CHIETI)
La chiesa della Madonna del Popolo di Frisa è sorta nell’arco di tempo che va dal 1664 al 1669, nei pressi di un crocicchio dove esisteva un’edicola votiva con l’immagine della Vergine Santissima.
Racconta la leggenda, fatta propria dalla tradizione religiosa, che presso tale immagine si recava quotidianamente a pregare una pia donna del posto. A costei apparve la Vergine Maria chiedendo in quel luogo l’edificazione di un tempio. Fu innalzata la chiesa e vi fu portata l’immagine presente nell’edicola, venerata da quel momento in poi con il titolo di Santa Maria del Popolo o più semplicemente di Madonna del Popolo. Gli innumerevoli miracoli, testimoniati da tavolette votive, resero subito celebre il santuario e lo resero meta di innumerevoli pellegrinaggi.
La storiografia civile, nell’erezione dell’edificio sacro, vede anche il tentativo di ringraziare la Vergine per aver salvato o preservato il paese di Frisa dalla terribile pestilenza del 1656-1657. La peste in questione decimò circa un terzo della popolazione del circondario, ma Frisa ne uscì quasi indenne. Di ciò il popolo di Frisa volle ringraziare la Vergine innalzandole un santuario e proclamandola sua protettrice anche nel nome. Volle poi sottolineare la presenza miracolosa della Vergine Maria dando una doppia intitolazione alla chiesa. Il nome di “Madonna del Popolo” fu affiancato anche dal titolo di “Madonna delle Grazie”. Con tali nomi, usati indifferentemente, il santuario fu indicato nei documenti per oltre due secoli, fino alla fine dell’Ottocento.
Il culto della Madonna del Popolo, a Frisa, si è sviluppato in modo del tutto spontaneo intorno a un’icona collocata in una piccolissima cappella di campagna.
Una leggenda popolare, fatta propria dalla storiografia ecclesiastica, rende l’icona venerata protagonista di apparizioni ed elargitrice di miracoli. I fedeli in segno di venerazione, e rispondendo ai desideri della Santa Vergine, alzarono una chiesa dove sorgeva la cappelletta.
La storiografia civile, invece, tende a considerare l’erezione della chiesa come un atto di ringraziamento verso la Vergine per aver salvato la popolazione di Frisa dalla terribile pestilenza del 1656-1657.
Pur non essendoci atto fondativo dell’edificio, si tende a considerare il 1664 (da questa data scaturisce nel 2014 la ricorrenza del 350° anniversario) come l’anno in cui ha avuto inizio l’edificazione del sacro tempio. Due anni dopo, nel 1666 l’edificio poteva accogliere l’icona miracolosa e nel 1669 la chiesa risultava completata. Le elemosine dei fedeli furono ben amministrate dai procuratori laici del tempio che si arricchì velocemente di preziosi arredi religiosi e di opere d’arte. Nel contempo, intorno al culto della Madonna del Popolo e al suo santuario, nacquero delle opere pie che originarono un “monte del grano” e l’adozione dei bambini abbandonati davanti alla chiesa (quest’ultima pia pratica è testimoniata fino all’Unità d’Italia).
Di tutta l’antica ricchezza decorativa ed artistica, oggi resta solo il presbiterio (decorato nel 1697 con figure a tutto tondo) poiché nel 1943, durante la loro ritirata dal fronte del Sangro, i tedeschi minarono il campanile che crollò sulla chiesa, distruggendola quasi interamente. Finita la guerra, l’edificio fu ricostruito ed ampliato dai fedeli e di nuovo consacrato nel 1947.
Nel 1980, l’antica immagine fu trafugata dai ladri. Ma prontamente sostituita con una pregevole opera di Pietro Annigoni, la quale nel 1981 venne benedetta e collocata sul presbiterio in sostituzione dell’immagine trafugata.
La descrizione della chiesa antica ci viene direttamente dall’Arcivescovo di Lanciano, frate Alfonso Alvarez che, nel 1671, visita la parrocchia di Frisa.
Il nuovo edificio religioso è ultimato da solo due anni e l’arcivescovo osserva che è ben costruito, con pietre e mattoni, con tre porte e finestre adeguate, fornite di vetri.
Nel 1671, vicino alla chiesa era ancora visibile la cappelletta, ormai semidistrutta, che in origine ospitava la sacra immagine della Madonna del Popolo. L’interno si presentava così: appena entrati dal portone principale, sulla sinistra si incontrava un altare dedicato alla Madonna delle Grazie. Sull’altare era collocato un quadro con l’immagine della Madonna delle Grazie in compagnia di San Rocco e San Sebastiano, due santi protettori nelle epidemie di peste. Al centro della chiesa, sul soffitto, era dipinta l’immagine dell’Immacolata Concezione. Anche questa immagine richiamava l’episodio pestilenziale perché in Abruzzo l’Immacolata fu indicata e venerata quale liberatrice dalla peste del 1656-1657.
Sull’altare maggiore l’immagine, non molto visibile, della miracolosa Madonna del Popolo, ricoperta da un velo trasparente. Intorno all’altare erano appesi molti voti e tavole donati dai fedeli in ringraziamento dei miracoli ricevuti.
Nel corso del tempo, si aggiunsero altri ex voto, il più importante dei quali, per dimensione ed effetto sui fedeli, fu quello in cui si rappresentava il “discaso”: un momento in cui un terremoto o una frana, o i due fenomeni congiunti, hanno minacciato la vita del paese e della chiesa stessa. Secondo la leggenda, dei rintocchi misteriosi partiti dal campanile della Madonna del Popolo fermarono la frana che stava trascinando in valle uomini e case.
Nel 1697, l’arcivescovo di Lanciano, De Castro, volle dare maggiore risalto all’immagine venerata, facendo adornare di stucchi l’altare. Una serie di angeli e di immagini simboliche circondano il quadro della Madonna del Popolo e nella parte superiore della decorazione campeggia l’immagine della Madonna Immacolata.
Di tutto l’edificio antico, solo la parte dell’altare (il cosiddetto “presbiterio”) è giunta fino a noi. Il 4 dicembre 1943, infatti, i Tedeschi in ritirata minarono il campanile il quale crollò sulla chiesa distruggendola quasi interamente. Il contenuto artistico andò completamente perduto: l’altare della Madonna delle Grazie, il quadro del “discaso” e gli innumerevoli ex voto andarono letteralmente polverizzati.
Dal settembre del 1945 iniziò la ricostruzione dell’edificio sacro. Quello che vediamo oggi è leggermente più lungo del precedente che arrivava invece all’altezza del campanile. Il 26 luglio 1947 la nuova chiesa fu consacrata. Ma le traversie non erano finite. Il 30 dicembre 1980, i ladri trafugarono l’immagine sacra della Madonna del Popolo. Alcuni fedeli e il parroco, attraverso la televisione, rivolsero un invito a restituire il quadro rubato ma senza esito. Tuttavia il famoso pittore Pietro Annigoni offrì un suo dipinto in sostituzione di quello trafugato.
La comunità frisana accettò; e la nuova immagine, ovviamente molto diversa da quella antica, fu consacrata l’8 dicembre 1981 e collocata sull’altare. Anche con una nuova immagine il culto della Madonna del Popolo continua ad essere vivo, poiché profondamente radicato nella gente di Frisa.

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