Madonna del Sorbo

Descrizione

Descrizione
Sulla sommità del Monte Razzano, che in tempi antichi ospitava un tempio romano dedicato al dio Bacco, si trova un antico santuario, già esistente nel X sec., al quale si giunge dopo un percorso di circa 6 km contrassegnato dal simbolo del pellegrino, perché sul tragitto dell’antica Via Francigena. Oggi il territorio fa parte del comprensorio del comune di Campagnano di Roma, mentre il ricordo dell’antica dedicazione al culto di Bacco si è tramandato dall’antico nome della valle sottostante, ad Bacanas, a quella della piccola frazione, Baccano, dove si trovava una stazione di posta per le carovane e i viandanti.
All’interno del santuario si venera un’icona, chiamata Madonna del Sorbo, che è ritenuta miracolosa. Secondo una leggenda, infatti, un giovane pastore di Formello, mutilo ad una mano, soleva recarsi tutti i giorni su quell’altura per pascolare i suoi maiali. Un giorno una delle sue scrofe si allontanò misteriosamente dal gruppo sparendo per qualche tempo, e tornando spontaneamente più tardi. La cosa si ripeté nei giorni successivi, fino a che il ragazzo non decise d’indagare e si mise a seguire la scrofa. Scoprì così che l’animale arrivava in prossimità di un grande albero di sorbe e s’inginocchiava alla sua base in atteggiamento di preghiera. Guardando tra i rami dell’albero, il ragazzo si accorse che tra le sue fronde era nascosta un’icona della Madonna. La Vergine parlò al ragazzo dicendo di andare in paese a raccontare ciò che aveva visto, e a chiedere che un santuario venisse costruito sul luogo del ritrovamento. La Madonna promise anche un miracolo che avrebbe convinto i paesani, il che puntualmente si verificò: il giovane pastore infilò il braccio monco in una tasca e lo tirò fuori provvisto nuovamente di una mano. Così il santuario venne costruito e l’immagine, ancora oggi venerata, venne custodita al suo interno.
Nella realtà storica, si ha menzione di un “castellum quod dicitur Sorbi” in un documento del 996 redatto da Ottone III e destinato al Monastero di Sant’Alessio. Il complesso fu ampiamente rimaneggiato nei secoli successivi, con il rifacimento della chiesa (XV sec.) e la realizzazione di alcuni edifici di contorno (XVII-XVIII sec.), oggi in rovina. Rimane solo la chiesa, nella forma attuale che risale al XV secolo, come attesta la data di fondazione scolpita sull’architrave d’ingresso (“A.D. 1487”). L’interno, a tre navate separate da dieci colonne realizzate in blocchi di tufo, presenta il pavimento ricoperto in lastre di pietra e il soffitto a capriate lignee. L’affresco absidale rappresenta l’Assunzione di Maria posta all’interno di una mandorla mistica fatta di angeli.
L’edificio ha subito numerose ristrutturazioni e rifacimenti, ultimo quello del 1968 resosi necessario dopo un crollo dovuto alla fatiscenza ed alle avverse condizioni atmosferiche, e finanziato dall’Amministrazione Comunale di Formello, come attesta una lapide apposta all’interno della chiesa.

La Madonna del Sorbo

La venerata icona che è esposta al suo interno è una tipica rappresentazione di tipo bizantino: una Madonna dal viso ieratico e serioso che è seduta su un trono, e tiene in braccio il bambino Gesù, indicandolo con la mano destra (Madonna Odighitria). Il bambino solleva la mano sinistra in un gesto di benedizione, e tiene con la destra un libro chiuso (simbolo della sapienza esoterica). Nonostante non sia catalogata come Madonna Nera, l’icona di Campagnano ne ha tutte le caratteristiche, non solo perché molti elementi che compaiono nella leggenda del suo ritrovamento corrispondono alle tante altre simili storie di ritrovamenti miracolosi di Madonne di questo tipo, ma anche perché dalle immagini fotografiche che abbiamo scattato la pelle del volto della donna risulta brunita, e comunque molto più scura di quella del bambino.
La veste della donna presenta alcuni motivi decorativi che sono simbolici anch’essi. Al centro delle gambe risulta un motivo simbolico basato sulla forma quadrata: il quadrato esterno è ruotato di 45° come un rombo e presenta una triplice bordatura. Inscritto in esso, si trova un quadrato interno più piccolo, ma anch’esso contraddistinto da un triplice bordo. Il glifo richiama, in qualche modo, il noto simbolo della Triplice Cinta.
Sulle ginocchia spiccano delle ruote ad otto raggi, che richiamano quelle similari rappresentate sui braccioli del trono. Alla base della veste, in basso a destra, è presente un motivo la cui forma ricorda una sottile fessura verticale, di forma ovale, simile ad una Vesica Piscis ma più stretta.

Considerazioni finali

La collocazione del Santuario lungo il tragitto della Via Francigena ne fa un luogo del tutto particolare, dalle indubbie caratteristiche simboliche. Il culto di Bacco che era stato perpetrato in questo sito nei tempi antichi ne sottolinea l’importanza dal punto di vista della fertilità, e quindi delle “energie telluriche“: si ricorda, inoltre, che la sottostante valle di Baccano era in origine occupata da un lago di origine vulcanica, che è andato ritirandosi nei secoli ed è stato definitivamente prosciugato dalla famiglia Chigi nel 1833. La chiesa ha subito numerosi rimaneggiamenti e rifacimenti, e molti degli antichi “segni” che la denotavano come luogo simbolico sono stati probabilmente rimossi: laddove ciò non sia avvenuto essi risultano invece ben evidenti (come capita in tanti altri luoghi che s’incontrano lungo il percorso della Francigena).
Come celia finale a queste considerazioni, va citato (se non altro, per curiosità) il fatto che al termine della nostra visita, tornando verso lo spiazzo adibito a parcheggio delle vetture, ci siamo imbattuti in un pilastrino devozionale, che sorreggeva una piccola croce, e sul quale erano incisi il simbolo del sole con all’interno il Cristogramma IHS. Alla base della croce, probabilmente per puro caso, qualcuno aveva deposto una pigna chiusa, ancora sigillata nella sua resina. La pigna è uno dei più potenti simboli della conoscenza esoterica e, soprattutto per la sua presenza in questo luogo in particolare, è legata ai riti iniziatici dei misteri dionisiaci. Un caso che sia stata posta lì, forse, ma per via di quelle sottili sincronicità che ci costellano la vita, un monito nascosto a guardare al luogo come ad uno scrigno di sapienza, che nasconde i suoi gioielli ai profani e li mostra solo a chi sia in grado di leggerne il simbolismo…

Fonte: https://www.angolohermes.com/luoghi/lazio/Campagnano/Sorbo.html

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