Descrizione
Il Santuario della Gurva è dedicato alla Madonna delle Grazie per i fatti prodigiosi che risalgono alla sua origine, ma è conosciuto anche come Santuario della Madonna Assunta, perché la festa più grande che qui si celebra è quella del 15 agosto.
L’edificio sacro deve la sua costruzione rapida e in luogo così singolare ad alcune cause concomitanti.
E’ sorto in conseguenza di numerosi fatti straordinari verificatisi in breve spazio di tempo, tra cui anche il trasudamento di sangue dalla immagine della Madonna presso una cappelletta primitiva che da allora venne considerata sacra, miracolosa.
Può darsi però che abbia avuto una parte importante anche l’attigua presenza dell’enorme masso che quasi sollevato da terra, in quanto appoggia solo su una piccolissima base baricentrica, suscita ancora oggi un alone di fascino e di misteriosità. Da dove è venuto? Quando? E perché fermarsi proprio in quella strana posizione, in bilico fra la cappelletta che sfiora per pochi decimetri e il torrente Anza (e dopo la costruzione del Santuario, in bilico anche fra i due lati dello stesso fabbricato che lo circondano, incorporando la stessa edicola originaria)?
Di sicuro sappiamo – come vedremo – che nel 1635 il grande blocco di pietra era già là a fare parlare di sé, a suscitare emozioni e punti interrogativi. Secondo il teologo prof. don Luigi Tagliacarne, parroco di Calasca dal 1891 al 1899, sarebbe caduto dai monti soprastanti, lasciando illesa la cappelletta che – noi aggiungiamo – date le sue imponenti dimensioni avrebbe potuto sbriciolare senza lasciare alcuna traccia.
Risparmiò anche il vicino ponte, senza causare danni a persone o ad animali.
In questo fatto, considerato come un prodigio, i Calaschesi intravidero la protezione della B.V. Maria per cui aumentò la devozione verso la sacra immagine.
Secondo lo storico calaschese cav. Agostino Sandretti però sarebbe la peste di manzoniana memoria, peste che fece stragi di vittime anche in Ossola negli anni 1629 e 1630, ad accrescere ancora di più la devozione per questo dipinto della Madonna delle Grazie e a fare nascere l’idea di costruirvi attorno un Oratorio.
Possiamo immaginare quei poveri ammorbati locali che, per non diffondere il contagio, erano confinati al di là del ponte in luoghi più isolati e in cerca di maggior frescura estiva.
Chi sa quante preghiere e suppliche disperate avranno rivolto alla Beata Vergine passando davanti alla cappelletta per raggiungere la zona Opaco e poi, conclusa la terribile epidemia, quanti voti da adempiere da parte dei fortunati superstiti!
Tratto da: “Calasca e Spigolature di Valle”. A cura di Andrea Primatesta, Arciprete di Calasca – 15 Luglio 2005
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