A Campallo si arriva deviando per la strada di Vezio poco prima di raggiungere il centro di Perledo. Il Santuario, di piccole dimensioni, è sulla costa del monte, addossato al recinto della Fondazione Moneta, quasi invisibile perché racchiuso fra ombrosi alberi. Vi si sale per una ripida mulattiera acciottolata, la quale per proseguire verso il paese passa addirittura sotto il pronao davanti alla facciata. In realtà il Santuario inscritto nell’elenco diocesano è una modesta chiesetta solitaria, in ogni modo graziosa e devota. Non si sa per quale ragione sia stata intitolata alla Vergine che nel 1432 apparve a una povera contadina di Caravaggio, centro della provincia di Bergamo ma sottoposto alla diocesi di Cremona.
È noto tuttavia che anche nel lecchese è sempre stata assai viva la devozione per la Vergine compatrona della diocesi cremonese, e spesso la nostra gente ha avuto come meta di pellegrinaggio la grande basilica ideata da Pellegrino Tibaldi per ordine di Carlo Borromeo. È ignoto altresì quando il tempietto sia stato costruito; certamente doveva esistere nella seconda metà del Settecento, stando a un’epigrafe dipinta all’interno sopra la porta d’ingresso, dalla quale la qualità della chiesa è giustamente proporzionata con il nome di sacellum, e la dedicazione è indicata al nome della Madre di Dio e Madre di Misericordia.
La scritta informa che tale sacellum fu affrescato nel 1779, e in una riga aggiunta su un sottostante finto architrave, che fu restaurato nel 1897. Il testo murale racconta infatti quanto segue: DEIPARÆ MATRIS MISERICORDIÆ SACELLUM PIETAS FIDELIUM PINGENDUM CURAVIT MDCCLXXIX ET INSTAURANDUM MDCCCXCVII.
La nostra chiesina-santuario alla Madonna di Caravaggio in Perledo è certamente modesta nell’aspetto, ma a una tradizione significativa è pur essa legata, perché – l’epigrafe afferma – è la pietas fidelium a farla vivere. Se è dunque frutto della devozione del popolo, è giusto che anche questo piccolo, ignorato segno mariano senza storia e senza gloria sia conosciuto oltre la cerchia di coloro che percorrono la mulattiera di Campallo.
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