Madonna di Caravaggio

Descrizione

Descrizione

Il santuario della “Madonna di Caravaggio” a San Vito di Valdobbiadene, in origine, è stato un oratorio costruito in meno di un mese, dal 24 aprile al 20 maggio 1826, e inaugurato il 26 maggio, anniversario della Madonna a Caravaggio.

In poco tempo l’oratorio è diventato meta di pellegrinaggi e la sua fama si è diffusa velocemente in tutta la zona del Piave per le molte grazie ricevute implorando la Beata Vergine di Caravaggio.

Successivamente si è deciso di ampliare l’oratorio rendendolo santuario, ponendo sopra l’altare una pala raffigurante l’apparizione della Madonna, dipinta da Francesco dei Conti Roberti di Bassano del Grappa, trasformata più tardi in stendardo devozionale.

Nel 1828 è stata posta l’attuale pala della Madonna, opera del Caretta, ma il santuario, su disegno neoclassico dell’architetto trevigiano Andrea Bon, è stato ultimato nel 1840.

Durante la Prima Guerra Mondiale il santuario ha subito pesanti danni e il restauro si è concluso nel 1926. Il 25 dicembre 2010 un principio d’incendio lo ha reso inagibile e il 26 maggio 2012 è stato solennemente riaperto alla devozione dei fedeli.

A colpire di questo santuario è l’area dedicata agli ex voto: la cappella annessa al santuario, infatti, contiene il sacello con la statua in cartapesta dell’apparizione della Madonna a Giovannetta e una parte degli ex voto, a testimonianza delle tante grazie ricevute.

Gli altri ex voto sono collocati in una stanza appositamente predisposta, alla quale si accede dall’esterno del santuario, percorrendone la parte sinistra quasi fino in fondo.

Le principali festività che si celebrano al santuario della “Madonna di Caravaggio” sono quella del 26 maggio (anniversario dell’Apparizione) e quella dell’8 settembre (Natività di Maria).

Per quanto riguarda l’apparizione si racconta: “era il 26 maggio del 1432 al tramonto e nel prato di Massalengo alla periferia di Caravaggio, piccolo centro poco lontano da Treviglio, la giovane contadina Giovannetta de’ Vacchi è intenta a raccogliere l’erba fresca per i suoi conigli e come sempre si è inginocchiata per recitare l’Angelus. Ma la sua non è solo preghiera, piange anche perché ha una vita tribolata; il marito Francesco Varoli, deluso per la sua grama vita di contadino, si è dato al bere e alle cattive compagnie; sono sposati da qualche anno e non hanno ancora la benedizione di un figlio, infine il marito la maltratta. All’improvviso Giovannetta de’ Vacchi è abbagliata da una grande luce, spaventata si alza e sta per fuggire, ed ecco che le compare la Madonna che, rassicurandola sul redimersi del marito, la invita a inginocchiarsi per ricevere un grande annuncio. Dovrà Giovannetta convincere governanti e popolo che la guerra deve cessare, i Veneti devono far pace con i Milanesi e anche le divisioni nella Chiesa devono finire, i Greci devono rientrare nell’unità ecclesiale. La Madonna prosegue col dire di avere ottenuto “di allontanare dal popolo cristiano i meritati e imminenti castighi della Divina Provvidenza”, ma bisogna che fra i cristiani torni la pace. A conferma della sua apparizione, la Madonna lasciò l’impronta dei piedi nel posto dove toccò il suolo e proprio lì sgorgò subito una fonte che ben presto si rivelerà miracolosa”.

In passato, nei giorni di queste festività numerosi fedeli giungevano a San Vito la sera della vigilia, trascorrevano la notte al santuario e assistevano alla prima messa del mattino.

Nelle feste mariane e nei giorni 23-26 maggio, un Breve Apostolico del 6 maggio 1879 assicura privilegi spirituali e indulgenze ai pellegrini che con devozione si recano al santuario.

 

Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it

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