Descrizione
Il santuario della Madonna del Castello, più noto come “Santa Maria a Castello”, è un eremo che sorge sull’omonimo colle situato a Formicola in provincia di Caserta.
Fino al IX secolo d.C. esisteva un piccolo villaggio di origine longobarda denominato Castello o Castiello in posizione poco più a sud della frazione di Cavallari. Nel IX secolo, il villaggio venne distrutto da un terremoto insieme ad un altro borgo, Calciano.
In seguito a quel terremoto, gli abitanti di Castello scesero a valle e si insediarono dove attualmente sorge la frazione di Lautoni, conosciuta ancora come “ai Castellani”, mentre gli abitanti di Calciano fondarono la frazione di Medici.
Intorno al X secolo si diffusero in tutta la penisola italiana i Santuari mariani, dedicati alla Madonna in seguito a miracoli, apparizioni o alla comparsa di un’icona portata dai monaci provenienti dall’oriente e che fuggivano dall’iconoclastia.
La storia della costruzione della cappella sottostante al santuario si collega alla Leggenda del lupo mentre la nascita dell’eremo non è databile in base ai documenti. Il primo cenno si ha nelle Rationes decimarum Italiae dell’anno 1326 dove è registrata come Sancta Maria de castro per il tributo del 10% del reddito annuo.
Altri dati in merito al santuario si hanno nella prima metà del XIV secolo in seguito all’arrivo della congregazione verginiana. Lo stesso Giovanni Mongelli, storico dell’Ordine dichiara la preesistenza dell’eremo prima del 1360-1361, anno dell’arrivo dei monaci Verginiani, mentre la tradizione sostiene che la costruzione dell’intero complesso del santuario sia riconducibile ai monaci Verginiani per ricongiungere la costruzione dell’edificio a San Guglielmo e al suo Ordine.
Con la fine del regime feudale, nel 1807, i Verginiani, non avendo più mezzi di sussistenza, abbandonarono l’eremo e altre due chiese (la chiesa dello Spirito Santo e Santa Maria della Pietà) che vennero chiuse al culto e riaperte in seguito, il 27 aprile 1807, da un decreto di Gioacchino Murat.
Il santuario fu gestito dal Comune di Formicola che nominò, per la parte della gestione amministrativa, i rettori:
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Nicola Caputo
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Pasquale Anzoino fino al 1858
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Giovanni Anzoino fino al 1889
Il 19 giugno 1890 Mons. Raffaele Denise, vescovo di Caiazzo, nominò come rettore Don Pasquale Fusco. I rettori più rilevanti nella storia del santuario furono:
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Don Paquale Fusco, fino alla sua morte il 31 dicembre 1923
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Don Eduardo Arbitrali fino all’8 aprile 1947
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Don Andrea Rivezzi dal 26 giugno 1947
Leggenda del lupo
Questa leggenda collega i fatti del IX secolo accaduti alla popolazione di Castello e Calciano con la costruzione dell’attuale santuario. La leggenda narra di una donna, abitante della nuova frazione di Lautoni, che salì sul monte del Castello (chiamato così per via di una fortezza costruita all’inizio del Medioevo) per prendere la legna. La donna aveva portato con sé il figlio neonato e arrivata in cima lo depose vicino ad una roccia per ripararlo dal vento. Al termine della sua mansione tornò alla roccia dove vide un lupo azzannare le fasce che avvolgevano il bambino e lo portò via con sé.
Secondo la leggenda, la donna pregò la Madonna e le promise che se le avesse fatto ritrovare il figlio le avrebbe costruito una cappella.
Mentre cercava il lupo le apparve la Madonna che teneva il bambino e glielo restituì sano e salvo. La madre, tornata in paese, raccontò ai compaesani l’accaduto e insieme edificarono una cappella nel luogo dove le era apparsa la Madonna.
Il santuario
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L’eremo, edificato probabilmente nel XIII secolo
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La cappella, costruita tra il IX e il X secolo
La cappella
La cappella sottostante al santuario viene identificata come la cappella che la madre del bambino costruì, con l’aiuto dei compaesani, in onore della Madonna.
La sua costruzione risale tra il IX e il X secolo. La struttura è composta da due cappelle comunicanti separate da un arco a tutto sesto ed entrambe presentano una volta a crociera. La parte più antica risulta essere quella più interna, mentre la seconda venne edificata per accrescerne le capacità. Le misure complessive della struttura sono di 10,49 m di lunghezza (5,22 m della prima cappella + 5,27 m della seconda) e 4,60m di larghezza.
Ad oggi la costruzione è intatta dal punto di vista architettonico mentre dal punto di vista decorativo molti affreschi si sono deteriorati ed in alcuni casi risultano quasi illeggibili.
L’eremo
Sulla costruzione dell’eremo non si hanno dati storici sicuri oltre quelli citati nelle Rationes decimarum Italiae.
Nell’archivio della Badia di Montevergine si trova una serie di documenti datati 1361 nei quali si sostiene che la chiesa e l’eremo di Santa Maria del Castello fossero beneficiari di donazioni da parte della popolazione di Formicola e di altri paesi, quindi gli edifici risultano già esistenti a quella data. Il tutto fu amministrato da Riccardo Anglico che, secondo questi documenti, fu eremita al santuario ed, in seguito, aderì alla congregazione verginiana diventando priore del santuario di Santa Maria del Castello.
Hanno importante rilievo in proposito dell’eremo tre rettori, Don Pasquale Fusco, Don Eduardo Arbitrali e Don Andrea Rivezzi, i quali, durante le loro cariche, apportarono modifiche agli edifici.
Il primo, infatti, commissionò l’ampliamento e la ristrutturazione dell’eremo, la costruzione della cupola e le decorazioni interne. Fece inoltre costruire la torre campanaria e una zona, annessa all’eremo, nella quale potesse alloggiare il rettore. Nel 1905, con l’aiuto di Mons. Federico De Martino, richiese di incoronare la statua della Madonna con il Bambino e ciò avvenne nel 1907. All’incoronazione dell’Immagine della Vergine viene ricollegata una leggenda, L’orfana e l’Incoronata.
Don Arbitrali, dopo la morte del suo predecessore, completò la costruzione degli alloggi e fece costruire quattordici Stazioni della Via Crucis sulla strada che collega il santuario con il paese di Formicola. Durante il suo rettorato, l’11 ottobre 1943, i tedeschi in fuga diedero fuoco alcune abitazioni tra cui quella di Don Arbitrali. Nell’incendio bruciarono molti oggetti del santuario e le due corone d’oro.
Don Rivezzi recuperò l’oro bruciato e lo rifuse per ricreare le due corone che furono risistemate sul capo della Vergine e del Bambino il 1º agosto 1948.
Don Rivezzi fece inoltre ottenere personalità giuridica al santuario e acquistò la montagna dove sorge Santa Maria a Castello.
Gli ambienti dell’eremo sono decorati con elementi sia geometrici che floreali e sul soffitto, dentro cornici ovali, sono rappresentati dei paesaggi.
La cupola dell’abside presenta alla sommità un decoro con la forma di semicerchio realizzato in gesso in cui è rappresentata una colomba circondata dalla luce divina e dietro a cui si staglia il triangolo simbolo della Trinità Divina da qui si dipartono cinque ettagoni irregolari in cui sono rappresentati diversi elementi (da sinistra verso destra):
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un mazzo di spine stretto da una fascia recante la scritta “lilium inter spinas” (come giglio fra le spine) ed è riferito alla Madonna
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un’ancora con una fascia recante la scritta “spes nostra salve” che rappresenta una delle quattro antifone mariane, il salve regina
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un castello con una fascia recante la scritta “Turris davidica”, litania lauretana che richiama l’invocazione alla Vergine
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uno specchio che rappresenta la purezza e la castità della Vergine
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una rosa con una fascia con la scritta “Rosa Mystica”, simbolo dell’Immacolata Concezione
Ex voto
Molti miracoli vengono attribuiti alla Madonna del Castello e una stanza dell’eremo è adibita all’esposizione degli ex voto e dei quadri votivi, rappresentanti ciò che avrebbe fatto la Vergine per gli abitanti di Formicola.
Il più antico rappresenta la guarigione del figlio di Francesco II Carafa, principe di Colubrano, avvenuta nel 1756.
Altri miracoli che vengono attribuiti alla Madonna sono:
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il ragazzo guarito dalla poliomelite.
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un uomo che nel 1944 fu travolto da un camion di soldati americani rimanendo illeso.
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nel 1945 un bambino di tre anni, che non camminava, si alzò ed iniziò a camminare.
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una bambina malata terminale guarì nel 1953.
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una ragazza, nel 1959, cadde dal balcone del secondo piano ma rimase illesa.
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nel 1979 una ragazza, tornando a casa dal lavoro, cadde battendo la testa contro un masso ma si rialzò senza aver riportato danni.
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nel 1985 un bambino di cinque anni cadde dall’Ape guidata dal padre e finì sotto le ruote del mezzo senza però riportare danno.
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un bambino guarito da un trauma cranico nel 1995.
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tre persone e un bambino ancora in grembo rimasero coinvolte in un incidente stradale in Ontario e si salvarono nel 2006.
Da Wikipedia
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