Descrizione
CENNI STORICI
Nel secolo XV veniva eretta una piccola chiesa sulla sommità di una collina denominata ”lu Munti”, alla periferia ovest del paese di Racalmuto. Nei pressi di detta Chiesa scorreva una sorgente d’acqua. La tradizione attribuisce la dedicazione a S. Lucia ma manca una valida documentazione.
Nel 1543 la Chiesa porta il nome di Santa Maria di lu Munti come riportato nella relazione della Visita pastorale (1540-1543) ordinata dal Vescovo Mons. Pietro Tagliavia ed Aragona.
L’attuale Chiesa venne edificata con il titolo di “Maria SS. Del Monte” tra il 1736-1747 dal sacerdote Pietro Signorino. Pertanto la vecchia Chiesa viene demolita tranne il campanile che rimarrà al suo posto sino ai primi dell’ 800 quando si provvede alla costruzione di uno nuovo adatto alla struttura e proporzione della Chiesa.
Il 12 giugno del 1938 si celebrò l’incoronazione della Madonna del Monte a Regina del paese di Racalmuto. Il vescovo di Agrigento Mons. Giovanni Peruzzo pose le corone d’oro, ricavato dalla fusione degli ex voto, sul capo del Bambino e della Vergine Maria. Il 24 maggio del 1940 la Chiesa venne insignita col titolo di Grande Santuario. Nel 1988, a distanza di cinquant’anni, la Madonna venne incoronata
nuovamente.
DESCRIZIONE
Si accede al Santuario attraverso due ingressi: l’uno, il portale principale, che si apre in un piccolo sagrato circolare, “Firriatu di lu Munti”dal quale un’ampia e lunga gradinata (fine del XVIII) “Scalinata di lu Munti”, delimitata ai lati da spesse ed alte mura, congiunge la Chiesa a “lu Chianu di la Batia”, oggi Via Vittorio Emanuele. Dal secondo accesso si accede dal Largo Monte, un tempo pavimentato “a ciacato”, oggi
per buona parte con basolato lavico.
L’edificio, di stile barocco, ha la facciata principale divisa in tre sezioni trabeate con, ai lati esterni, lesene che sorreggono il timpano di coronamento ad arco ribassato, traforato al centro da un rosone in pietra. Sulla sommità del prospetto, trova alloggio una riproduzione marmorea della Madonna del Monte del peso di 7 quintali ivi collocata nel 1958. Sulla facciata su cui si apre l’ingresso principale, si nota un
portale affiancato da colonne circolari con capitelli ornati poggiati su basamenti rettangolari in pietra e sormontati da un frontone ad arco spezzato arricchito da motivi ornamentali tra cui spicca il bassorilievo riproducente lo stemma di Racalmuto. Domina il secondo ordine della facciata una grande finestra protetta da una vetrata policroma su cui è raffigurata l’immagine della Madonna del Monte.
Il campanile, di elevata altezza dal suolo venne realizzato in blocchi di pietra squadrata e ad ispirazione di modelli moreschi: forma a torre con pianta quadrata. Entrando dall’ingresso principale l’attenzione viene colpita dal monumentale altare maggiore ligneo, alto sei metri, inaugurato nel 1777 ed eretto a cura di Antonino Lo Brutto. Presenta una scalinata che dalla mensa del sacrificio converge verso il trono
della Vergine che si raggiunge salendo dodici gradini, la cui alzata è guarnita da tessere di vetro di diversa forma e colore. Esso custodisce la marmorea statua gaginiana della Vergine con in braccio il Bambino Gesù arrivata a Racalmuto nel 1503. Il trono è affiancato da due colonne doriche per lato, separate da un pilastro che mostra una lesena ben ornata: colonne e lesene hanno una base rettangolare che trova
il suo appoggio sul settimo gradino. Sopra i loro sei capitelli si elevano altri sei pilastrini e il primo di ogni lato fa cornice alla gloria dello Spirito Santo. Infine un’ampia corona al di sopra chiude la composizione. La Vergine è circondata da nove angeli. Le pareti laterali dell’abside sono occupate da due grandi tele di autore ignoto del “600, raffiguranti la storia della venuta della statua della Madonna a Racalmuto.
Gli interni della Chiesa furono decorati tra il 1884 e il 1891 dagli artisti Arcangelo Greco di Caltanissetta e dai fratelli Grisafi di Racalmuto: eleganti e pregevoli le decorazioni, i cornicioni che separano la navata dalla volta, quest’ultima decorata con stucchi di stile barocco, i pannelli dell’abside che raffigurano da un lato il Nome ed il cuore di Gesù, dall’altro il Nome ed il cuore di Maria. Una meraviglioso affresco, che riproduce l’assunta del Tiziano, domina la grande navata.
Attualmente la Chiesa presenta nella fiancata destra gli altari dedicati a San Giuseppe, Santa Lucia, l’Immacolata, la Madonna del Rosario. Sulla sinistra sono posti gli altari dedicati a San Francesco di Paola, al Crocifisso e l’Addolorata, alla Resurrezione e all’urna del Cristo morto. Nella stessa fiancata si osservano due dipinti ad olio su tela: il primo rappresenta la Vergine che appare a San Biagio, attribuito al pittore racalmutese Pietro D’Asaro, datato oltre il 1623; segue la pittura dei Santi Crispino e Crispiniano martiri, datata 1636 e firmata dal pittore Giuseppe di Benedetto. Seguendo la parete si vede un monumento funereo in marmo ove si conservano le ceneri del Padre Elia Lauricella. Dopo l’ingresso laterale si osserva un bassorilievo del ‘500 in alabastro che nella parte centrale raffigura la Resurrezione di Gesù. All’intorno in sei pannelli sono rappresentate scene della passione di Gesù. L’opera è arricchita da cornici, lesene e decorazioni.
CURIOSITA’
La leggenda, ricca di particolari miracolosi, sull’arrivo della statua della Madonna a Racalmuto risale al 1848. Secondo questa, il nobile Eugenio Gioeni di Castronovo di Sicilia durante un suo viaggio in Africa, in una grotta trovò la statua marmorea e pensò di portarla al suo paese. Il viaggio del simulacro avvenne prima per via mare, fino alla costa agrigentina, e da lì per via terra sopra un carro trainato dai buoi. A
Racalmuto, dove la comitiva si fermò per prendere un pò di cibo, i buoi non vollero più andare avanti. Per i Racalmutesi fu un segno della volontà divina che decretò la permanenza della statua presso di loro. Il Conte Ercole Del Carretto, signore di Racalmuto propose al nobile Eugenio Gioeni uno scambio: tanto oro da uguagliare il peso della sacra Vergine, purchè la statua resti a Racalmuto. Tra i due nacque un
duello, ma alla fine Eugenio Gioeni dovette arrendersi nel constatare che i buoi erano bloccati da una forza misteriosa. Alla Madonna del Monte vengono riservati ogni anno, nella seconda domenica di luglio, sontuosi festeggiamenti che durano tre giorni dal venerdì alla domenica. Il venerdì si ricorda l’arrivo a Racalmuto della Madonna: il simulacro, copia di quello autentico che si trova nel Santuario, viene
disteso su un carro trainato dai buoi che, accompagnato dalla fiaccolata e dal canto di inni e filastrocche popolari, percorre le strade principali. Quando il corteo, seguito da cavalieri in abiti del “500 tra cui il principe Gioeni, giunge in piazza F. Crispi, avviene l’incontro con il Conte Del Carretto. Segue la recita che rievoca l’arrivo della Madonna ed il duello.
Il sabato, le corporazioni di cittadine rendono omaggio alla Madonna. Ancora oggi sfilano i “Cilii”, ovvero Ceri che sono ex voto delle antiche corporazioni dei lavoratori, all’origine immense torce di cera sostituite oggi da colonne di legno. I “Cilii” sono tre: “di l’ugghiara”che sfila per primo, quello di “li cicirara”e per ultimo il più bello e maestoso, quello di “li burgisi”, la categoria più agiata. Quando questo si ferma nella intersezione tra via Garibaldi e via Gramsci, un luogo scelto non a caso, ma per dare la possibilità alle suore di clausura del Collegio di Maria di osservare la pigliata di lu ciliu, , viene preso d’assalto dai giovani borgesi per la conquista dello stendardo posto in alto .
La domenica mattina è dedicata alle prummissioni: i fedeli portano le offerte a cavallo lungo la scalinata, tra due ali di folla che incitano l’animale ad aumentare l’andatura. Al culmine della scalinata, cavallo e cavaliere entrano in chiesa per offrire la prummisioni alla madonna. Le offerte possono essere anche in denaro. La sera la Madonna, viene posta su un carro, a forma di nave e sfila per le principali strade.
dal sito internet: http://www.comune.racalmuto.ag.it/wp-content/uploads/2015/04/1-3-santuario-maria-ss-del-monte1.pdf
Foto di Emanuele Simonaro
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