“Si è acceso un faro di luce evangelica ed è sgorgata una fonte di Grazia, affinché gli uomini, sotto la protezione della Madonna, vivano nella Fede, nella santità della vita e nella Pace portata da Gesù”. Con queste significative parole, il card. Luigi Dadaglio, la domenica 7 agosto 1988 iniziò l’albo d’oro del Tempio mariano “Mia Madonna e mia Salvezza”, progettato dal sacerdote missionario de “La Piccola Casetta di Nazareth”: ing. Lino Barbero, che ampliò la prima impostazione dei disegni del geometra Antonio Cirillo.
Il fondatore de “La Piccola Casetta di Nazareth”, il servo di Dio don Salvatore Vitale, nel suo testamento pubblico aveva espresso le sue ultime volontà: nominava eredi della sua Opera i sacerdoti e le suore che lo avevano seguito, con l’impegno di continuare l’opera di carità cristiana e di beneficenza sociale in favore dei bambini orfani, abbandonati, figli di carcerati. Inoltre chiedeva la costruzione di un Santuario in onore della Vergine Santa, da invocare “Mia Madonna e mia Salvezza”. Come patrimonio liquido lasciava ai suoi figli la somma di lire quindicimila.
“I motivi esposti nel presentare il progetto sono più che convincenti per chi vive in prospettive di Fede e di Fiducia nella Divina Provvidenza”. Così si esprimeva mons. Giovanni Gazza, compianto Vescovo della Diocesi di Aversa, nel fa pervenire, l’11 febbraio 1986, la sua entusiastica adesione.
L’autorizzazione per iniziare i lavori pervenne il 27 marzo 1985, grazie all’allora sindaco di San Cipriano, il dott. Paolo Caterino. La prima pietra, fatta pervenire dalla Basilica dell’Annunziata in Nazareth, per l’interessamento di padre Raimondo Oliva, missionario francescano in Terra Santa, fu toccata e benedetta personalmente da SS. San Giovanni Paolo II, mercoledì 23 Aprile 1986. In quell’occasione si osò chiedere al santo Padre di venire a Casapesenna, a lavori ultimati per inaugurare il Santuario. Il Papa sorrise!
La prima pietra con la pergamena firmata dalle autorità presenti, tra cui l’Abate generale dei Padri Premostratensi: mons. Marcel Von de Ven, fu cementata da mons. Gazza, al termine di una solenne concelebrazione eucaristica.
Da quel giorno si assistette ad una commovente gara di generosità. Si accettò tutto con gratitudine, sia “l’obolo della vedova” come l’offerta di chi vendette la proprietà per donarne il ricavato. Non si può dimenticare la generosità delle varie ditte che parteciparono ai lavori, offrendo prezzi di favore e dilazione nei pagamenti, come pure la serietà e l’impegno degli operai.
S. S. san Giovanni Paolo II, nel discorso del 1° Gennaio 1987, manifestò l’intento di dedicare alla Madonna un anno mariano, che iniziando dalla successiva festa di Pentecoste si sarebbe chiuso l’anno successivo nella festa dell’Assunzione.
Quest’annunzio riempì di gioia ed accese il desiderio di completare il Santuario per la data di chiusura dell’Anno mariano. Un’altra “pazzia”, considerando che c’era di tempo non più di un anno e mezzo e che del Santuario esistevano appena le mura perimetrali e le colonne di cemento armato della cripta. Tuttavia non venne mai meno la volontà e la speranza di riuscire nell’intento, anzi iniziò a brillare un altre grande sogno: avere il Papa a Casapesenna nel giorno dell’inaugurazione del Santuario.
“Un giorno il Papa verrà a Casapesenna” aveva predetto tanti anni prima il servo di Dio don Salvatore. Ovviamente fu considerato “pazzo” dai suoi parrocchiani.
I sogni divennero realtà: il 7 Agosto del 1988, il Cardinale Luigi Dadaglio, nel territorio di San Cipriano – Casapesenna inaugura il Santuario e il 13 Novembre 1990 il Papa san Giovanni Paolo II incontra una folla immensa che lo aspetta al Santuario.

LA PICCOLA CASETTA DI NAZARETH

«Col nome di Santuario si intendono la Chiesa o altro luogo sacro ove i fedeli, per un peculiare motivo di pietà, si recano numerosi in pellegrinaggio con l’approvazione dell’Ordinario del luogo». Esso nasce in virtù di un «segno», «un evento miracoloso» o «un messaggio». Il nostro Santuario mariano va inteso come Santuario dell’Amore famigliare. Essopropone un messaggio che è la spiritualità della vita nascosta della Famiglia di Nazareth, avente come promotore un sacerdote, il Servo di Dio don Salvatore, e una consacrata, Sorella Vincenza Garofalo. Essi chiesero a Dio di realizzare tal opera a beneficio di ogni famiglia: «Il quel Santuario chiameremo tutti gli sposi a ricostruire l’amore comandato, benedetto e santificato da Dio nel giorno del matrimonio cristiano».
Fondando insieme l’Opera La Piccola Casetta di Nazareth, nel 1944, a Casapesenna (CE), sognarono di costruire una Casa Mariana dedicata alla Vergine, invocata Mia Madonna e Mia Salvezza. Così avvenne… dopo la dipartita di don Salvatore, accaduta nel 1981, la confondatrice, con ben 60 famiglie, membri del terzo ramo dell’Opera, realizzarono l’edificio mariano. Brevemente, indico alcune dati salienti della vita dell’Opera, relativa alla figura di don Salvatore. Egli nacque nel 1904. Ordinato sacerdote ad Aversa nel 1927. Nel 1933 divenne parroco di Casapesenna per volontà del Vescovo Mons. Carmine Cesarano. Egli si propose di lavorare per il bene delle anime e per la ricostruzione della Chiesa parrocchiale, allora fatiscente. Durante l’ultima guerra, egli intensificò il suo impegno, aprendo la casa canonica in favore dei piccoli e degli orfani di guerra. Il 19 marzo 1944, avvertendo «la voce di Gesù», cominciò ad accogliere i primi bambini, accolti da un piccolo gruppo di giovanette – le future Missionarie – dell’Azione Cattolica.
Preso dalle necessità dei «suoi bambini» affidò la sua Opera alla custodia di San Giuseppe e di Maria Santissima. Egli, in quegli anni, ripeté spesso che la «Madonna» avrebbe operato miracoli a Casapesenna come fece a don Bosco a Valdocco. Alle cure materne di Maria, così, egli consacrò se stesse ed ogni suo figlio spirituale, chiedendo di vivere nell’umiltà, nella semplicità, nella purezza di Nazareth. Difatti, scrisse in quegli anni che La Piccola Casetta di Nazareth doveva essere: «piccola» perché abitata dai piccoli di cuore; «casetta» in quanto doveva presentarsi in strutture a grandezza famigliare; «Nazareth» demandava, invece, alla regola di vita dell’Opera: essa è la vita stessa di Gesù, di Maria e di Giuseppe a Nazareth, vita «di umiltà, di semplicità, vita di laboriosità, vita di purezza angelica, vita di immensa carità, fragrante di profumo di gigli, di rose e di viole, vita di penitenza cosparsa di sorrisi, di gioia, di delizie di paradiso». Oggi l’Opera ha 10 sezioni in tutta la Campania. Il Santuario è una di essa che vive!

Fonte: http://www.santuariomiamadonnaemiasalvezza.it/index.php/2021/01/31/la-storia-del-santuario/