Descrizione
San Cono nacque durante il regno di Ruggero II. I suoi genitori erano Anselmo Navacita e Claudia o Apollonia Santapau, appartenenti a famiglie agiate di Naso, e il bambino alla nascita fu battezzato Conone. I genitori avevano riposto in lui grandi speranze, poiché sarebbe dovuto diventare l’erede che avrebbe continuato nel tempo il casato dei Navacita. Man mano che il bambino cresceva, però, cominciarono ad affiorare in lui atteggiamenti volti più alla Chiesa che alle occasioni mondane.
All’età di 15 anni, Conone, ascoltando la Messa, rimase colpito da diverse espressioni del Vangelo: “Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me” (Mt 10,37); “Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi sé stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Lc 9,23); “Chi non rinunzia a tutto quello che possiede, non può essere mio discepolo” (Lc 15,33).
Seppur combattuto tra la volontà di seguire Cristo e quella di non abbandonare i suoi genitori, Conone decise infine di presentarsi al Monastero di San Basilio, vicino a Naso, dove venne accolto. Qui diede prova della sua virtù, del suo amore per la preghiera e per la penitenza, della sua disponibilità anche nello svolgere i servizi più umili. Successivamente venne mandato al convento di Fragalà, presso il comune di Frazzanò, dove conobbe San Silvestro da Troina e San Lorenzo da Frazzanò. Tanta fu la dedizione di Conone che i superiori gli proposero (e poi gli imposero) di accedere al Sacerdozio. al momento che amava la vita contemplativa, riuscì ad ottenere dai superiori di vivere nella Grotta di Rocca d’Almo, dove si nutriva di erbe selvatiche, dormiva sul terreno e, giorno e notte, poteva dedicarsi alla preghiera ed alla penitenza.
Nel frattempo l’abate del Convento di San Basilio dovette allontanarsi, e invitò il Padre Conone Navacita a tornare per sostituirlo; Conone, suo malgrado, ritornò in convento. Ma poiché il Padre Superiore non poteva più tornare, i confratelli all’unanimità elessero Conone come Abate, nonostante fosse ancora giovane. Più avanti, nacque in lui il desiderio di visitare i Luoghi Santi e, ottenuti i permessi, intraprese un lungo viaggio alla volta di Gerusalemme.
Tornato a Naso, venne a sapere la triste notizia della morte dei suoi genitori, ed essendo rimasto l’unico erede del loro patrimonio, lo vendette donando l’intero ricavato ai poveri. Dopo una breve permanenza nel Monastero, poté quindi ritirarsi definitivamente nella grotta detta di San Michele e riprendere la sua vita da eremita. a la sua quiete fu turbata ancora una volta: una giovane fanciulla di Naso di nobile casato era caduta in peccato con un giovane, rimanendo così nel disonore. Ma ella incolpò l’eremita dell’accaduto, nonostante la sua tarda età e la fama di santità di cui già godeva. Conone fu denunziato al Governatore e trascinato davanti al giudice che, nonostante le pacate risposte dell’eremita, lo condannò ad essere spogliato nudo e fustigato in pubblica piazza. Ma quando fu spogliato, comparve un corpo esile, coperto di piaghe, con il cilicio ai fianchi e al petto e le carni in qualche punto a brandelli e già putrefatte. il vecchio abate fu allora riaccompagnato in massa dal popolo osannante nella grotta da cui, ingiustamente, era stato prelevato.
San Cono morì un Venerdì Santo, durante il regno di Federico II di Svevia. Secondo la leggenda, improvvisamente a Naso si sentirono suonare le campane, senza essere toccate da nessuno. I nasitani accorsero nella grotta di Conone per chiedere spiegazioni, ma lo trovarono, già morto, in estasi e sollevato da terra.
Culto
La fama di San Cono si è divulgata per mezzo di stampe popolari come la Vita, miracoli et morti dello beato Cono da Naso, scritta nel 1549 e di cui si conosce una edizione del 1556. San Cono, secondo una leggenda, protesse Naso da un’incursione dei Turchi nella prima metà del XVI secolo: comparve dietro al Belvedere Grande del paese, dal quale si può ammirare la vallata del fiume Timeto, con le sembianze di un gigante nero avente in una mano la croce e nell’altra la Sacra Bibbia che impaurì gli invasori i quali pensarono bene di battersela. La statua del Santo che ancora oggi viene portata in processione per le vie del paese ritrae proprio le sembianze sopra descritte con una fascia, sul tronco, recitante: “Libera i devoti dal terremoto, dalla fame, dalla peste e dalla guerra (traduzione dal latino)”.
Festeggiamenti a Naso
Oltre che nel giorno della sua morte, San Cono è festeggiato il 28 Marzo, il 1° settembre ed il 28 dicembre. Delle feste che si celebrano a Naso in onore di San Cono, la più importante è quella di settembre, in cui il busto del Santo, portato a spalla da almeno una decina di uomini (per lo più giovani) che urlano a più riprese durante il percorso in dialetto: “Na vuci viva: razzia San Cono! – Una voce viva: grazia San Cono!”, parte dalla Chiesa Madre (XVI secolo), sita nella piazza centrale (piazza Roma), e viene portato in processione per le vie del paese le quali, per l’occasione, sono ornate di archi, piramidi di edera e luci variopinte. Il busto termina il suo percorso nella chiesa della Madonna della Catena della contrada Bazia, e viene riportato nella Chiesa Madre solo dopo una settimana, durante i festeggiamenti dell’”Ottava di San Cono”.
Devozione
Viene invocato contro i mali degli orecchi e del naso ed è per questo che tali organi furono aggiunti allo stemma del paese: per i fedeli rappresentano un ammonimento ad “aver buon naso, ascoltare assai e parlar poco”.
IL SANTUARIO
La costruzione del tempio di San Cono risale al XV secolo e fu eretto sulla stessa area ove sorgeva la chiesa di San Michele Arcangelo del XII secolo in cui Conone trascorse gli ultimi anni della vita. Consacrato il 3 giugno del 1511, esso subì numerose opere di abbellimento e restauro, soprattutto a causa dei terremoti che si sono susseguiti nella zona. L’ultimo restauro è stato terminato nel 2014 a seguito di una scossa di terremoto il 17 agosto 2013.
Il tempio, più simile ad una chiesa, è realizzato in stile cinquecentesco e sorge nella parte orientale del centro storico, in quella parte del paese che vide Conone nascere e in cui, il 28 marzo 1236, morì.
Degno di nota il campanile che porta nel coronamento una larga monofora in pietra bigia.
L’interno è ripartito in tre navate, quella centrale è sovrastata da lapidee arcate rotonde sorrette da dodici colonne in pietra cenerina, adornate da capitelli in stile dorico. Sull’altare è presente la statua lignea di San Cono Abate, commissionata dall’Arciprete Portale nel 1926: essa ritrae il Santo Patrono in atto supplice al momento della morte, con lo sguardo rivolto al cielo.
A destra dell’altare è presente un’altra statua lignea di San Cono realizzata a Palermo, caratterizzata però dalla carnagione scura. L’aspetto del Simulacro risultava ancora più “dominante” durante le processioni per le strade di Naso: esso infatti veniva portato in spalla su di una grande vara che ne amplificava l’imponenza. Erroneamente si crede che l’aspetto dell’opera tenda a riprodurre le sembianze assunte da San Cono durante l’apparizione del 1545 quando i Turchi, pronti ad invadere Naso, batterono in ritirata davanti alla Sacra Visione: l’opera originale fu infatti realizzata nel 1512, ovvero 33 anni prima di questo episodio.
Tuttavia quella visibile ai giorni nostri è solo una copia dell’originale: esso infatti andò distrutto completamente durante un incendio verificatosi la notte del 25 gennaio 1920. La nuova opera, venne realizzata in breve tempo, e venne consegnata alla Città di Naso il 31 agosto 1922, così come ricorda l’incisione applicata alla vara del Santo Patrono.
Parte dell’imponente Tempio di San Cono poggia su di un’altra chiesa preesistente. Essa, con pianta a croce latina, consta di quattro altari: uno di questi fu realizzato nella cappella che, protetta da 3 cortine di ferro con 7 chiavi, custodisce le Sacre Reliquie di San Cono Abate: la testa è racchiusa in una calotta d’argento, così come una mano e un braccio, mentre il resto del corpo è custodito in un’urna d’argento.
L’interno della cappella in stile barocco è riccamente decorata di marmi e adornato da dipinti raffiguranti i prodigi che costellarono la vita di Conone Navacita: San Cono che benedice Naso, il momento in cui estirpa il verme dall’orecchio del figlio del Governatore di Naso e San Cono in estasi al momento della morte. La particolarità di questa chiesa “sotterranea” risiede nel fatto che essa sorge, in parte, sul luogo esatto in cui si trovava la Grotta di San Michele: a ricordarne l’esatta ubicazione oggi vi è un altare, eretto grazie all’Arciprete Antonino Portale, che fu inaugurato il 28 marzo del 1930.
Nella cripta della chiesa, posta sotto la navata, è stato realizzato un museo d’arte sacra contenente vari arredi liturgici provenienti alle chiese cittadine. Tra le opere di maggiore rilievo si possono citare la tavola lignea “Madonna con Bambino dormiente” risalente al XVI secolo ascrivibile alla cerchia di Joos van Cleve, due ovali attribuiti ad Olivio Sozzi e una parziale ricostruzione della Porta Piazza, porta cittadine una volta presente nei presso dell’attuale Piazza Roma.