Descrizione
Il Santuario fu eretto nella prima metà del XII secolo nel luogo dove, nel 1102, erano stati sepolti Gerardo ed i suoi compagni Stefano e Pietro in pellegrinaggio verso la Terra Santa. Secondo il “Libretto gotico”, alcuni anni dopo, un altro pellegrino che giaceva malato nel paese ebbe la visione di Gerardo e, imploratolo, ne ottenne di essere prontamente risanato. Il prodigio non restò isolato e commosse il popolo di Gallinaro al punto di richiederne la beatificazione che fu concessa dal vescovo di Sora Roffredo, verso il 1127. La notizia più antica della chiesa risale al 1259 ed è contenuta in un testamento conservato a Montecassino, con il quale Fra Rainaldo, eremita di San Gerardo, detta le sue ultime volontà in relazione ai propri beni. La presenza di eremiti nel Santuario è confermata dalla tradizione orale e dal toponimo “Vigna dei Santi” (Santi erano detti gli eremiti) attribuito ad un terreno presso la chiesa ancora nel catasto del 1764. Nel XIV secolo, giunsero in visita a Gallinaro alcuni parenti del Santo: nel 1355, Domenico De Gerardis che fondò la Cappella del Santissimo Sacramento e poi, nel 1376, Pietro ed Andrea De Gerardis i quali fondarono e dotarono l’Ospedale.
L’ultimo membro della famiglia del Santo che si fece vivo nel paese fu il gesuita John Gerard il quale, nel 1608, donò il braccio d’argento che ancor oggi racchiude la reliquia.
Nel 1685, in occasione dei lavori di riparazione dell’altare, furono ritrovate al suo interno le ossa di Gerardo, Stefano e Pietro. Le reliquie furono esaminate da una commissione teologica e medica nominata dal Vescovo Guzzoni e, riconosciute appartenenti ai tre pellegrini ricordati nel “Libretto gotico”, ne fu autorizzata la venerazione. Le reliquie poste in tre urne furono collocate in tre nicchie scavate nella parete retrostante l’altare principale della chiesa di San Giovanni.
La devozione a S. Gerardo è viva soprattutto nei paesi della Diocesi di Sora ma sono molti i suoi fedeli anche in paesi di altre province: particolarmente note e attese sono le compagnie di pellegrini che giungono a Gallinaro il 10 agosto da Scanno, Pettorano sul Gizio e Minturno. Il lunedì di Pasqua si festeggia invece la traslazione del suo corpo nella chiesa maggiore
LA FORMA ARCHITETTONICA
L’edificio attuale è naturalmente assai diverso da quello originario per effetto dei numerosi restauri succedutisi nei secoli e l’ultimo dei quali risale agli anni 1967-1972. La facciata rettangolare, rifatta nel 1742, è tripartita da lesene verticali in blocchi di tufo ed è sormontata da un timpano semicircolare raccordato da volute. L’interno si articola su tre navate lunghe e strette; la navata centrale è coperta da una volta a botte mentre quelle laterali sono coperte da cupole ribassate sulle campate. Il presbiterio è protetto da una volta a padiglione del 1713. La decorazione interna, vivace e policroma, è costituita da quadri ed affreschi; questi ultimi sono stati dipinti dal 1970 al 1972 dal pittore Secondo Raggi-Karuz. Degno di interesse è l’affresco della cupola dedicato ai “quattro pellegrini (Gerardo, Bernardo, Folco e Arduino), realizzato nel Settecento da un artista della scuola napoletana.
Fonte: http://www.comune.gallinaro.fr.it/c060040/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/22
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