SS. Crocifisso

Descrizione

Descrizione

Origini del Santuario

Il marchese Mario Frangipane nel 1637 fece costruire fuori Nemi la Chiesa di Santa Maria di Versacarro in sostituzione di un’antica cappella che sorgeva sulla sponda del lago. Un dipinto della Madonna col Bambino che faceva parte di un “trittico” portato dall’Oriente, diede il nome alla chiesa. Il quadro è tuttora conservato nel santuario. La Chiesa prese il nome di Santuario del Crocifisso in seguito ad un evento miracoloso: nel 1669, un umile frate francescano, fra’ Vincenzo da Bassiano, reduce dalla Palestina dove si era recato in pellegrinaggio al Santo Sepolcro, portò con sé un legno proveniente dal monte Calvario. Tornato alle sue mansioni nel convento di Nemi, fra’ Vincenzo iniziò a scolpire un Crocifisso a grandezza naturale, riservandosi di modellare per ultimo il volto. Finito il corpo, diede un primo abbozzo al viso, ma le sue mani sembravano aver perduto l’antica abilità.
Quella sera si sentì smarrito e sfinito fisicamente, si prostrò davanti a quel suo “Crocifisso monco” e pregò con fervore perchè il Signore gli concedesse di condurre a termine l’opera, poi cadde esausto sul duro giaciglio. All’alba, la campanella del convento lo svegliò per cantare il Mattutino. Cercò spontaneamente il Crocifisso. Un’emozione indicibile assalì l’umile fraticello. Non voleva credere ai suoi occhi: un viso bellissimo, divinamente espressivo pendeva sul tronco incompleto della sera avanti.
La sacra immagine è stata oggetto di venerazione anche da parte dei Sommi pontefici fino a Paolo VI(10 settembre 1969), Giovanni Paolo II(31 maggio 1997 – Castel Gandolfo) e Benedetto XVI (24 agosto 2006). (note di Giacinto Masalaresponsabile del Santuario di Nemi)
Il Santuario è meta di numerosi pellegrinaggi dai dintorni e dal tutto il Lazio. Tutt’oggi è retto dai frati dell’Ordine della Beata Vergine Maria della Mercede (Mercedari), fondato da S. Pietro Nolasco nel 1218 per redimere i cristiani schiavi.
(Fonte Santuario SS. Crocifisso Nemi)

Il Crocifisso

Fra Vincenzo Pietrosanti da Bassiano  è autore di numerosi crocifissi presenti nell’area laziale. Il 19 maggio del 1669 fra Vincenzo consegnava il suo secondo crocifisso al convento di S. Maria di Versacarro di Nemi, che veniva accolto da tutto il popolo con grande solennità. Nel crocifisso –che presenta un incavo a cui si accede dal dorso, vennero inserite alcune reliquie che fanno della scultura non una semplice raffigurazione ma piuttosto un reliquiario, e via via altri documenti. Il padre provinciale dei Minori osservanti, inserì egli stesso nel crocifisso le reliquie: “In questo SS.mo Crocifisso vi sono l’infrascritte Reliquie ed io, Fr. Vincenzo da Bassiano, Custode di questa Provincia Romana, con ogni riverenza et humiltà, con le mie proprie mani ve l’ho poste. Un frammento del legno della Santissima Croce del legno dritto e traverso. Della Colonna dove Nostro Signore fu flagellato. Del Sacro Sepolcro dove seppellito. Della Pietra del monte Calvario. Della Pietra dove sede quando fu coronato di spine.  Della fossa dove fu piantata la Croce.[…]
La tragicità dell’espressione e la particolarità che il volto del crocifisso presenta – il verismo della resa dei capelli ritorti perché intrisi di sangue e la bocca semiaperta con la lingua e il palato mirabilmente veri – diede subito adito al leggendario: Si narra che la testa sia stata fatta in modo miracoloso. Ci sembra opportuno riferire per esteso quanto scrive a proposito il Padre Casimiro da Roma (1744): “Fu questa lavorata dal divoto F. Vincenzo da Bassiano nei soli giorni di Venerdì, nei quali macerava il proprio corpo con pane, ed acqua, e flagellavalo con aspre discipline, pregando istantemente il Signore che questa di lui immagine riuscisse di benefizio alle anime: ed è fama costante ch’egli un dì ritrovasse il di lei volto perfettamente compiuto di mano invisibile.”
La tradizione riportata con la ferma convinzione che fosse vera da p. Giuseppe da Ferentino (1870), non ha trovato nessuna traccia documentaria. Per nulla si accenna ad essa nel documento rinvenuto nel 1869 nella cavità toracica del crocifisso, documento che attesta che esso è opera di fra Vincenzo e che è stato esposto per la prima volta con solennità il 19 maggio 1669. La ragione di tale leggenda va senz’altro rintracciata nel fatto che, il crocifisso, opera di un semplice frate “perito nella scoltura” – cosi si parla di lui nella registrazione della sua morte avvenuta a Roma nel 1694 – trova nel volto del simulacro di Nemi una potente carica espressiva, che suscita profonde emozioni: Gesù crocifisso è ritratto nella drammaticità degli spasmi della morte di croce seguendo la cifra tipica della spiritualità del tempo orientata a profondo amore per l’umanità sofferente di Cristo: guardandolo attira a se e l’intento del pio frate nello scolpire un crocifisso a beneficio delle anime, appare perfettamente compiuto.


La chiesa

L’impianto tipologico è, per la sua singolarità, d’indubbio interesse; esso, infatti, si può ricondurre alle forme di una croce latina rovesciata; con l’aula rettangolare, stretta e lunga, quale spazio deputato ai presbiteri. In corrispondenza della crociera lo spazio si dilata ad assumere le forme di un’aula a pianta quadrata ad angoli ampiamente smussati, coperta da un’insolita cupola dal sesto fortemente ribassato, sul cui asse trasversale si innestano i due bracci del transetto innestati alla crociera: essa cosi come il vano d’ingresso sono dedicati al popolo. Lo spazio rettangolare del presbiterio era certamente  in origine articolato in due vani d’eguali dimensioni, uno riservato al coro, 1’altro, invece, il presbiterio vero e proprio separati dall’edicola dell’antico altare maggiore che era in legno con quattro colonne tortili e angeli reggenti i simboli della passione.
All’epoca dei Braschi (1789) la chiesa ricevette un profondo restauro e abbellimento: un nuovo altare in marmo sostituì l’antico e la chiesa venne totalmente ridipinta nel 1835 da padre Francesco da Napoli, coprendo le precedenti pitture realizzate dal P Felice, suo conterraneo, nel 1675. Di queste ultime restano alcuni affreschi, nel locale della sagrestia. Le partiture architettoniche, attualmente soprammesse alle membrature murarie cosi come le decorazioni pittoriche alle pareti, si devono ad un intervento di restauro ed ”abbellimento” promosso nel biennio 1898-99 dai nuovi proprietari del convento, i religiosi del Reale e Militare Ordine di Maria SS. Della Mercede, i quali se lo aggiudicarono all’asta nel 1881 a seguito della confisca dei beni ecclesiastici da parte dello stato italiano avvenuta nel 1873. I padri Mercedari considerarono le disadorne superfici murarie dell’interno come assai modeste e decisero di decorarle affidandone l’incarico al pittore Eugenio Cisterna (1862-1933) e all’architetto Lorenzo M. de Rossi al quale si deve, anche, il ridisegno della facciata.


Il culto

Fin dall’esposizione del crocifisso la chiesa è stata meta di tantissimi pellegrinaggi e le cronache del tempo narrano della presenza di personalità e numeroso popolo nonché di prodigi e guarigioni miracolose di cui restano a testimonianza i numerosi ex voto, piccola parte rimasta dei tantissimi andati dispersi per le vicissitudini del tempo.
Il santuario stato onorato della visita di numerosi Pontefici. Clemente XI nel 1711; Benedetto XIV nel 1741; Clemente XIII nel 1763; Pio VI che vi si recò più volte e adornò la chiesa di indulgenza plenaria; così il suo successore Pio VII e Gregorio XVI. Più volte vi si e recato  Pio IX che lascio in dono al santuario i paramenti e il calice col quale vi celebrò la santa messa, e in occasione del terzo centenario della prima esposizione del SS.mo Crocifisso (1969), Paolo VI onorò con la sua presenza i festeggiamenti. Da ultimo il Pontefice Benedetto XVI nell’estate del 2006, ha pregato di fronte al SS.mo Crocifisso implorando la pace nella Chiesa e per il mondo.

 © prof. Claudio Mannoni dal sito internet: https://www.parrocchiasantagata.com/index.php/rubriche/crocifisso/384-il-santuario-del-ss-crocifisso-di-nemi

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