Madonna della Quercia (Basilica Santuario)

Descrizione

Descrizione
Il Santuario più importante della Provincia di Viterbo, capolavoro del Rinascimento, è dedicato alla Madonna della Quercia, Custode della Città di Viterbo.

La Storia

“Al nome sia de Iddio et della Gloriosissima Vergine Maria protettrice di questa casa e di tutti i Santi della Celestial Corte”.
Inizia così un libro di memorie scritte nell’anno 1576 da fra Vittorio d’Arezzo, sacrestano maggiore del convento di S. Maria della Quercia e con questa invocazione anche io ho voluto cominciare questa storia che vuole essere testimonianza della fede di tanti uomini e dell’aiuto che la Madre Celeste offre ai figli devoti, quali essi siano, ricchi o poveri, sapienti od ignoranti, Papi o Imperatori.
La Madonna, come tutte le mamme, non fa discriminazione tra figli; il suo aiuto è per tutti.
Continuiamo a leggere ciò che scrive fra Vittorio: “Dapprima ricordo come questo nostro luogo dove è ora la Chiesa et convento si chiamava il Campo Gratiano et era luogo incolto, et boscareccio.
In quel tempo si trovava a Viterbo uno certo Mastro Battista Magnano Iuzzante molto timorato de Iddio et devoto della gloriosa Vergine Maria, il quale l’anno 1417 fece dipingere in un tegolo, di quelli che si cuoprono i tetti, una immagine della gloriosissima Vergine Maria con il suo figlio in collo, a un certo pittore detto per nome suo proprio Monetto”.
Mastro Battista posò la tegola su di una quercia che stava ai bordi di una sua vigna, vicino alla strada che conduceva a Bagnaia e lungo la quale spesso i ladroni attendevano i viandanti.
E lì rimase per circa 50 anni in incognito; solamente alcune donne che le passavano davanti si fermavano per dire qualche orazione e per ammirare la bellezza di un tabernacolo naturale che una vite selvatica, abbracciata alla quercia, aveva fatto.
Durante questo periodo un eremita senese, Pier Domenico Alberti, il cui romitaggio era ai piedi della Palanzana, andava in giro per le campagne e le cittadine dei dintorni di Viterbo, dicendo: “Tra Viterbo e Bagnaia c’è un tesoro”.
Molta gente, spinta dall’avidità, iniziò a scavare ma, non trovando nulla, chiese spiegazioni all’eremita.
Egli allora portò costoro sotto la quercia prescelta dalla Vergine ed indicò il vero tesoro: “LA MADONNA”. Narrò anche come un giorno per arricchire il suo romitorio si fosse deciso a portare via la sacra immagine e come quella fosse ritornata sulla quercia.
Questa era la ragione per cui annunciava la presenza di un tesoro in quel luogo.
Una delle donne che spesso passavano davanti alla quercia si chiamava Bartolomea e ad ogni passaggio si fermava a pregare la Vergine.
Un giorno decise di prendere la tegola ed di portarsela a casa. Dopo aver detto le orazioni della sera, Bartolomea andò a letto ma, svegliatasi, la mattina non trovò più la sacra icone.
Pensò che i familiari l’avessero posta altrove, ma, non sentendo parlare nessuno dell’argomento, corse alla quercia e vide ciò che già aveva intuito: la tegola era ritornata miracolosamente al suo posto.
Dopo non molto tempo ritentò il furto, ma sempre la sacra immagine tornò sull’albero. Bartolomea però non disse niente per non essere presa per pazza.
Nel 1467 , durante il mese di agosto, tutta l’Etruria Meridionale fu colpita dal più grande flagello di quei tempi: la peste.
In ogni luogo vi erano morti; nelle strade deserte solo pianti e lamenti. Molti si ricordarono dell’Immagine dipinta sull’umile tegola e come spinti da una forza inspiegabile accorsero sotto la quercia.
Niccolò della Tuccia, storico viterbese, presente al fatto essendo uno dei Priori della città, dice che in uno stesso giorno 30.000 persone erano in Campo Graziano ad invocare pietà.
Pochi giorni dopo, la peste cessò ed allora ritornarono in 40.000 a ringraziare la Vergine ed erano abitanti di Viterbo, con a capo il loro vescovo Pietro Gennari, di “Toschanella, Caprarola, Carbognano, Bassano, Soriano, Civitella, Bagnaia, Buomarzo, Vetralla, Luprano, Chanapina, Montefiascone, Vitorchiano, Ronciglione, et molti altri circumvicini” dice fra Victorio.
Nei primi giorni di settembre di quello stesso anno accadde un altro fatto straordinario.
Un cavaliere viterbese aveva molti nemici e un giorno fu sorpreso da essi fuori delle mura di Viterbo, solo e disarmato. Non sapendo come fronteggiare quel pericolo si diede alla fuga in mezzo ai boschi. Stanco e disperato sentiva le grida dei nemici sempre più vicine. Alla fine fu vinto dalla stanchezza e scorgendo sopra la quercia la sacra immagine di Maria si gettò ai suoi piedi ed abbracciando con gran fede il tronco dell’albero mise la vita nelle mani della Madre Celeste.
I nemici arrivati sotto la quercia si stupirono di non vederlo più e si misero a cercarlo dietro ad ogni albero, ad ogni cespuglio e lo sfiorarono ripetutamente senza più vederlo in quanto era sparito ai loro occhi. Non riuscendo a trovarlo, dopo molto tempo, se ne andarono.
Allora il cavaliere, dopo aver ringraziato la Madonna, ritornò a Viterbo ed a tutti raccontò quanto successo.
Bartolomea lo sentì, ed incoraggiata da quelle parole, descrisse i miracoli di cui era stata protagonista.
Ed andavano dicendo a tutti quanto era loro successo con così grande entusiasmo e fede che la devozione alla Madonna della Cerqua si allargò a macchia d’olio e moltissime persone, provenienti dalle località più diverse d’Italia, continuarono ad accorrere ai piedi della quercia ed a raccomandarsi alla Vergine.
Molte furono le offerte per cui si decise di costruire un altare (1467) ed una cappellina di tavole e successivamente, dopo che da papa Paolo Il venne l’autorizzazione, di costruire una piccola chiesa (1467 – 22 ottobre).
In un primo tempo la custodia della piccola cappella fu affidata ai frati Gesuati che, non potendo amministrare i sacramenti, perché ordine religioso laico, fondato dal Beato Colombini di Siena, avevano l’incarico di aiutare i pellegrini e di raccogliere le offerte.
E le offerte continuavano ad affluire con la moltitudine della gente e perciò, dopo che i frati dell’ordine dei Predicatori sostituirono i Gesuati (1469), si decise di costruire una grande chiesa che via via, anche per l’incremento che diedero ai lavori ed alla devozione alla Madonna i frati della congregazione di San Marco, discepoli del Savonarola, arrivati alla Quercia nel 1496, tutto il complesso raggiunse lo splendore attuale.
Nel 1577, il giorno 8 aprile, ormai completata, la chiesa venne solennemente consacrata dal Cardinale Francesco de Gambara, in onore “Nativitatis beatissimae et gloriosissimae Virginis Mariae”; il cardinale gran devoto della Vergine della Quercia, volle, alla sua morte, essere sepolto ai piedi dell’altare della Madonna.

La Devozione

Molti furono i Papi devoti dell’Immagine dipinta su tegola.
Paolo II, Sisto IV, Innocenzo VIII, Alessandro VI, Giulio II, Leone X, Clemente VII, Paolo III, Giulio III, Paolo IV, Pio IV, San Pio V, che alla protezione della Madonna della Quercia aveva affidato l’armata cristiana che scofisse a Lepanto i turchi, Gregorio XIII, Sisto V, Clemente VIII, Paolo V, Urbano VIII, Innocenzo X, Beato Innocenzo XI, Innocenzo XII, Clemente XI, Benedetto XIII, Clemente XIV, Pio VI, per il riscatto del quale tutto il tesoro della basilica viterbese fu consegnato a Napoleone, Gregorio XVI, Pio IX, Leone XIII.
Nel 1984, il 27 maggio, Giovanni Paolo II , nella sua visita a Viterbo, volle incoronare la Madonna e il Bambino dipinti su tegola nel lontano 1417.
Molti i santi e beati devoti della Vergine SS. della Quercia: Filippo Neri, Carlo Borromeo, Paolo della Croce, Ignazio di Lojola, Giacinta Marescotti, Lucia Filippini, Rosa Venerini, Lucia da Narni, Colomba da Rieti, Camillo de Lellis, Domenko della Madre di Dio, Crispino da Viterbo, Massimiliano Kolbe, Vincenzo M. Strambi, José Maria Escrivà, Lorenzo Salvi ed altri.
Fra le notizie della storia del santuario, non possiamo dimenticare la grande rovina che i Lanzichenecchi, sterminati poi da una grandinata eccezionale alle pendici del Monte S.Angelo nei pressi di Bagnaia, procurarono al Monumento nel 1527-1528.
Altre volte il complesso monumentale subì l’oltraggio della guerra: agli inizi del 1800 da parte dei soldati francesi al seguito di Napoleone e da parte dei garibaldini nel 1867.
Un altro triste episodio fu il furto, perpetrato la sera di Natale del 1700, che fruttò ai ladri un ingente bottino. Infatti tutti gli ori e gli argenti presenti nella chiesa furono rubati e la tegola della Vergine venne ripulita da tutte le pietre preziose che i fedeli avevano donato. In riparazione fu fatta poi una festa durante la quale si incoronò la Madonna (1706).
Sciaguratamente anche ai nostri giorni, tra il 1970 e il 1980, delle mani sacrileghe hanno fatto per ben due volte ciò che degni compari avevano fatto nel ‘700.
La devozione della Madonna della Quercia ebbe una più grande risonanza ed arrivò anche in lontane regioni d’Europa. Infatti ad Ascona (Svizzera) si venera un quadro della Vergine della Quercia dipinto, si dice, da fra Paolino da Pistoia che i frati Domenicani portarono da Viterbo nel 1550.
In Francia, a Nancy, P. Enrico Lacordaire portò, nel 1843, un quadro, opera del pittore Pierre Giacinto Besson, raffigurante la Vergine della Quercia che divenne la protettrice dell’ordine Domenicano in Francia.
Dalla Polonia il Nunzio Apostolico Claudio Rangono mandò, in devozione alla Madonna della Quercia, nel 1607, delle reliquie di S. Stanislao,S. Alberto e di S.Giacinto, quest’ultimo sepolto nella città di Cracovia.
I Domenicani, dopo che il santuario fu fatto parrocchia (1920), se ne andarono nel 1933.
Nel 1936 fu fatto parroco Mons. Sante Bagnaia, oggi parroco emerito, al cui amore ed impegno si deve la ristrutturazione ed il restauro del Tempio.
C’ è rimasto da raccontare un ultimo fatto che dimostra come anche ai nostri giorni la Vergine protegga i suoi devoti.
Nel 1944 il 20 Gennaio durante il bombardamento di Viterbo una squadriglia di 12 bombardieri si diresse verso la Quercia; ma all’improvviso giunto all’altezza del paese inspiegabilmente virò a destra e le bombe gettate fecero corona al paese non distruggendo niente al di fuori dell’asilo che proprio quel giorno era vuoto.
I resti delle bombe, 3 grossi spezzoni, si conservano dietro l’altare della Madonna.
Nel 1986, papa Giovanni Paolo II ha proclamato la Madonna della Quercia Patrona della nuova diocesi di Viterbo, formata dall’unificazione di quelle di Viterbo, Tuscania, Montefiascone, Acquapendente e Bagnoregio.
Ancora oggi , la devozione verso la Vergine Santissima della Quercia è molto sentita.
Ogni anno, la seconda domenica di settembre, giorno in cui si commemorano i ” Benefici dalla Sacra Immagine della Beata Vergine della Quercia”, numerose città e paesi, con le loro confraternite, partecipano alla processione di ringraziamento, chiamata del “Patto d’Amore”; il sindaco di Viterbo, a nome di tutti i partecipanti , rinnova la consacrazione antica , fatta da tutto l’Alto Lazio nel lontano 1467.

Fonte: http://www.madonnadellaquercia.it/La%20storia1.htm

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