Santa Maria del Monte di Marsure

Descrizione

Descrizione
Il Santuario giuridicamente, appartiene alla parrocchia di Marsure di Aviano.
I marsuresi sono particolarmente legati al Santuario della Madonna del Monte che, secondo la tradizione, è sorto nel luogo in cui la Madonna apparì al contadino Antonio Zampara nel 1510. Il Santuario fu consacrato nel 1615 e reso più armonioso nei primi anni del ‘900 dall’architetto Rinaldo di Venezia. Esternamente si caratterizza per una grande cupola rivestita di metallo; l’interno, molto luminoso, ha un ampio tiburio nel raccordo del quale sono collocate le quattro statue in pietra raffiguranti gli evangelisti.
L’attuale costruzione è almeno la terza innalzata sul luogo “alto e bello” dedicato già da secoli a Santa Maria del Monte. Gli antenati vivevano la loro religiosità naturale in modo non dissimile agli antichi patriarchi.
La Bibbia ricorda che quando questi, da nomadi, giungevano in un luogo alto e bello si fermavano, innalzavano un altare e offrivano sacrifici a Dio Onnipotente. I nostri antenati hanno seguito lo stesso sensus fidei e hanno consacrato alla spiritualità questo luogo.
Lo hanno dedicato alla Madre di Dio. Documenti dell’archivio parrocchiale di Marsure riferiscono di una “chiesa” con altare, immagine sacra e impegni di amministrazione nel secolo XV, ma come già esistenti da molto prima. Ai primi di novembre del 1499 questi luoghi furono devastati da intere tribù di scatenati predoni turchi, che si riversarono su questi luoghi giungendo da est fino alla Livenza.
Non si hanno notizie sulla chiesa bene in vista sul colle, ma si può ritenere che non sia stata risparmiata. Dopo l’apparizione della Madonna ad Antonio Zampara avvenuta nel settembre 1510 la precedente costruzione fu sostituita da una seconda che durò fino al 1908. Era di pianta rettangolare, orientata, di m. 30×10.
Sulla parete Nord era aperta la cappella della Madonna; la si vede ancora oggi. Dal 1908 fu trasformata in sacrestia. Dalle relazioni sulle visite pastorali risulta che la chiesa aveva quattro altari. C’erano obblighi di celebrazioni e di rendiconto.
Il fatto dell’8 settembre 1510 non è stato registrato con documenti, processi e una prassi ecclesiastica che diventerà più severa nei secoli futuri, ma non mancano tracce in documenti profani. Il Notaio Pietro Fabris di Giais nel 1712 redige un atto con il quale dice di aver copiato da un documento originale il racconto dell’apparizione avvenuta l’8 settembre 1510.
La scoperta del documento antico è stata inventata per dare importanza al santuario? Credo che il notaio non abbia costruito un falso e che in coscienza abbia detto la verità come richiede la deontologia professionale. Fin tanto che non è dimostrato il contrario, la verità del fatto resta. Ecco l’atto del 1712: In nomine Eterni Amen. Anno di sua Natività 1510.

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