Maria SS. Incoronata Parrocchia SS. Martino e Lucia

Descrizione

Descrizione
Al XII secolo, epoca a cui risale il primo borgo, si attribuisce la costruzione della Chiesa Matrice, dedicata a S. Martino Vescovo di Tour e la Chiesa parrocchiale intitolata inizialmente come Arcipretura di S. Lucia, seconda Chiesa intramoenia assieme a quella di S. Antonio, con l’attiguo convento dei frati minori francescani.
Il Lucchino, storico locale, nella sua Cronaca del terremoto del 1627, fa sapere che “Apricena ebbe due Parrocchie. La prima era la Matrice o Chiesa di S. Martino, attigua al palazzo baronale, fornita di campanile e ornata di cappelle. La seconda parrocchia aveva sede nella Chiesa di S. Lucia, situata alla estremità della piazza, al piede della Terra, verso porta la Croce, fornita di organo, coro, campanile con campane di accordo”.
Il terribile terremoto del 1627 rase al suolo il piccolo borgo medioevale non risparmiando le costruzioni religiose tra cui le chiese di S. Martino e di S. Lucia.
I superstiti si riunirono nella cappella di S. Rocco fuori le mura, per le necessità di culto.
La nuova chiesa, della quale si era salvato il campanile nella sua interezza, fu edificata nel 1628 con il contributo degli apricenesi sui ruderi della parrocchia di S. Lucia. Al primitivo titolo fu unito quello di S. Martino, fu dotata di dodici canonici oltre l’arciprete. Pertanto il 22 aprile 1629 con bolla di nomina del Vescovo di Lucera il Parroco, don Francesco Vizzarro, assunse il compito di Arciprete Parroco della nuova Chiesa Matrice dei Santi Martino e Lucia.
Il portale d’ingresso, in Pietra di Apricena, è datato 1444 (incisione MCCCCIIII), sull’architrave ha inciso l’iscrizione : “MONSTRA TE ESSE MATER” (Mostrati essere Madre) e nel timpano del frontespizio spezzato è inserita una lapide triangolare che recita:
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“E’ concesso che le sue ossa (e quelle) del popolo tutto possibilmente siano poste in questa Chiesa parrocchiale dedicata a Santa Lucia costruita sulla rovina del terremoto. Don Scipione Pignol vicario della terra di Apricena decise che il tutto fosse sostenuto dalle offerte (de eleemosynis) date prima con meravigliosa devozione e con grandioso amore. – Anno del Signore 1628 sotto il pontificato di papa Barberino”(traduzione di Nicola Pitta).
Al di sopra del frontespizio, in corrispondenza dell’epigrafe della rifondazione della Chiesa di Santa Lucia, troviamo un bassorilievo di forma rettangolare raffigurante lo stemma vescovile, dove nella fascia superiore si nota un’aquila con le ali aperte e sul capo una corona mentre, nella fascia inferiore, il profilo di un leone rampante. All’esterno un saturno costituito da un cappello a tesa larghissima munito, come accessorio indipendente e staccato, di una fioccatura di nappe. Sotto la cornice è riportato il nome del Vescovo Fabrizio Suardi, titolare della Diocesi di Lucera dal 1619 al 1637.
L’entrata laterale, a sinistra della principale, ha il portale in pietra di Apricena privo di frontespizio e, nel suo architrave, porta inciso a grandi caratteri le parole: “VIA UNIVERSAE CARNIS” (via della mortale carne) che ne spiegano la funzione, perché di là erano portati i cadaveri per essere sepolti nelle fosse comuni della Chiesa.
Le fosse erano tre, delle quali una si trovava ai piedi del presbiterio della navata maggiore ed era riservata agli ecclesiastici, due nella navata laterale, riservate rispettivamente una ai laici adulti ed una ai fanciulli.
L’usanza delle sepolture nelle chiese decadde con il rescritto di Ferdinando I, Re delle Due Sicilie, dell’11 maggio 1817; rescritto che però in Apricena andò in vigore nel 1919, anno a cui si fa risalire l’ultima sepoltura in Chiesa.
Nel corso degli anni ci furono vari restauri e rifacimenti: tra i datati annoveriamo quello del 1819, epoca in cui la Chiesa fu dotata di organo la cui allocazione generò la chiusura del finestrone centrale e l’apertura di due laterali. Nel 1903 la Chiesa fu consolidata e restaurata. Soppresse le poche e rozze cornici in gesso che adornavano le pareti, essa fu dipinta ed ampliata con una piccola cappella ricavata alla base del campanile, in fondo alla navata minore, là dove c’era la nicchia con la statua di S. Gioacchino. A questa si accede mediante tre gradini, come per l’abside della navata maggiore che la fiancheggia.
Questa nuova Cappella, consacrata al Santissimo Sacramento fu decorata una seconda volta e poi una terza, nel 1916. Nel 1917, essendosi le pitture offuscate per la grande umidità, per ravvivarle, fu sottoposta ad un ritocco, che le deformò. I restauri del 1940, attuati in occasione dei festeggiamenti per la proclamazione della Vergine Incoronata a Patrona di Apricena, diedero un aspetto più decoroso alla nostra Chiesa Matrice.

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