S. Domenico Abate

Descrizione

Descrizione

L’Abbazia di San Domenico

L’abbazia di San Domenico, ubicata alla confluenza del fiume Fibreno con il Liri, sulle rovine di una villa di Marco Tullio Cicerone, è stata fondata nel 1011 dall’abate Domenico di Foligno a suggello pubblico di penitenza, di conversione e di devozione del governatore di Sora e d’Arpino Pietro Rainerio e di Doda sua moglie.
Al titolo originario di Beata Madre di Dio e Vergine Maria il papa Pasquale II , nella riconsacrazione della chiesa del 22 agosto 1104, aggiunse anche quello di San Domenico.
Il monastero ebbe, grazie alle generose offerte, un rapido sviluppo economico e sociale.
Ma dopo poco più di due secoli, nell’opera di riforma delle abbazie benedettine esenti, fu incorporata nel 1222 da Onorio III , con l’assenso di Federico II , alla comunità dell’abbazia di Casamari in unità giuridica in modo da essere considerate una sola, unica, comunità. Nell’ottobre del 1229 il monastero di San Domenico subì il terrificante assalto delle truppe saracene che l’imperatore Federico II aveva sguinzagliato per punire la città di Sora e per cancellarne dalla storia nomen et omen.
Nel 1430 il monastero, con quello di Casamari, fu concesso in commenda con conseguenze funeste per l’una e l’altra comunità. Con la bolla Instaurandae regularis disciplinae del 15 ottobre 1652 la comunità di San Domenico fu soppressa; all’abbazia di Casamari rimase l’obbligo di assicurare la presenza di un fratello converso per l’accoglienza dei pellegrini e la celebrazione di una santa messa nelle feste di precetto.
Nella terza domenica di Pasqua del 1833, dopo l’intesa del re di Napoli Ferdinando II con l’abate commendatario cardinale Ludovico Micara, l’abate di Casamari Luigi Micara, fratello uterino del cardinale, reinsediò in San Domenico una comunità monastica.
Con le leggi eversive della monarchia sabauda, prima, e del Regno d’Italia, dopo, venne decretata (17 gennaio 1861), intimata (9 gennaio 1865), eseguita con la forza (18 dicembre 1865) l’espulsione dei monaci e l’acquisizione, de jure, dei beni al demanio dello Stato.
Ma dopo una lunga e spinosa causa fu riconosciuta, con decreto sovrano del 20 novembre 1870, la illegittimità dell’incameramento perché il monastero e i suoi beni costituivano un beneficio curato di appartenenza al Capitolo Vaticano per disposizione del re Ferdinando II e per concessionedi Pio IX con la bolla Ineluctabilis devotionis dell’11 marzo 1850. Il monastero e i beni vennero formalmente riconsegnati il 31 gennaio 1871.
Dopo le riparazioni dei danni causati dal devastante terremoto della Marsica (1915), che in zona aveva mietuto 31 vittime, il monastero fu designato nel 1933, a sede di domus studiorum per gli studenti di teologia della Congregazione.
A due anni di distanza, la chiesa è stata eretta, il 21 gennaio 1935, a parrocchia con la cura pastorale delle due cappellanie dipendenti di Sant’Antonio in Tofaro e della Madonna del Buon Consiglio. Con i dovuti restauri e gli opportuni adattamenti il monastero fu destinato, dal 1947 al 1972, alla formazione dei piccoli aspiranti alla vita religiosa ed ha garantito per quasi tre decenni tante vocazioni alla vita monastica. Agli inizi degli anni ‘70 si è reso necessario un robusto intervento della Soprintendenza ai Beni Culturali per lavori di consolidamento e di ristrutturazione del fabbricato della chiesa. Alla fine dei lavori, l’impegno della comunità monastica e dell’intera comunità parrocchiale e dei tanti devoti a san Domenico, il generoso sostegno di molti benefattori e benefattrici, alle volte anonimi, e quasi a gara, hanno reso possibile una profonda e generale risistemazione liturgica e funzionale: la croce, il presbiterio con il nuovo altare, l’ambone e la sede, nell’anno 2000. Il rinnovo di paramenti e arredi sacri hanno reso la nostra chiesa splendida e solenne nella sua semplicità, calda e accogliente nella
sua austerità, secondo il tradizionale stile della spiritualità benedettina.
Tra gli interventi più importanti deve essere ricordata la costruzione dell’organo Mascioni opera n. 1135, a trasmissione meccanica, a due tastiere, con un totale di 1423 canne sonore, inaugurato il 13 ottobre del 1996.
Nel 1998 sono stati realizzati dallo scultore Alessandro Romano i due tabernacoli posti, uno sull’altare della cripta e l’altro nell’abside di sinistra, e le 14 formelle in terracotta della via crucis sistemate lungo le pareti della chiesa. Lo scultore, nel 2009, ha anche realizzato, dopo un lungo tempo di studio e di contatti con la Soprintendenza, le 4 porte in bronzo per la chiesa, benedette dal vescovo diocesano Mons. Filippo Iannone il 4 ottobre del 2009.
La porta centrale della facciata rappresenta l’Assunzione della Vergine Maria in cielo, la laterale a sinistra san Domenico che, mentre predica ai monaci e alle monache in Trisulti, blocca il masso che precipita dalla montagna, la laterale a destra san Domenico che riceve la confessione di Pietro Rainerio governatore di Sora, quella del chiostro san Domenico eremita itinerante seguito dal suo discepolo Giovanni.
La comunità monastica e quella parrocchiale mantengono vive le ricorrenze tradizionali: il 22 gennaio il transito dell’abate Domenico; il 15 agosto la solennità dell’Assunta con, la sera del 14, la processione con la Madonna Dormiente, l’omaggio floreale dei vigili del fuoco e, al rientro in chiesa, la salita della Vergine Assunta; il 22 agosto la dedicazione della chiesa, eretta basilica minore con privilegio pontificio dal 12 febbraio 2011, in occasione del Millenario di fondazione.
Le celebrazioni del 22 gennaio e del 22 agosto vengono concluse con il bacio dei fedeli alle reliquie di san Domenico gelosamente custodite dalla comunità.
Nel 2003 i locali, già adibiti per l’asilo comunale, sono stati convertiti ad oratorio per la catechesi, per la pastorale e per le altre attività.
Nel 2004 la comunità di san Domenico ha fatto memoria del IX centenario della canonizzazione del fondatorte (1104-2004) pubblicando, tra l’altro, il testo San Domenico e la sua Abbazia a cura di Federico Farina e di Felice Calò.
Con grande impegno e solennità è stato celebrato il millenario di fondazione dell’Abbazia (1011-2011).
L’anno celebrativo, con la regia del Presidente del comitato organizzativo P. Bianchi Sante, è stato ricco di celebrazioni
liturgiche, di eventi culturali e di pubblicazioni che hanno fatto luce sulla figura e sull’opera riformatrice dell’abate Domenico.

L’Abate San Domenico

Nato a Foligno nel 951 da Giovanni e Ampa, Domenico è stato un carismatico eremita itinerante che con la sua penitente testimonianza di vita e con l’ardore persuasivo della parola risvegliò in varie zone del Lazio e dell’Abruzzo la coscienza cristiana e, storicamente, rappresentò nella Chiesa, alla confluenza del primo con il secondo millennio, un anello di congiunzione tra la riforma cluniacense e la riforma gregoriana.
Domenico, confortato dalla forza dei miracoli, esercitò una tale attrattiva di vita e tanto fascino di santità che i luoghi aspri del suo rifugio e della sua preghiera si trasformarono spesso in eremi e in monasteri. In un venticinquennio di vita apostolica (986-1011), egli fondò cinque eremitaggi con rispettive chiese e due senza chiese, otto monasteri di religiosi e uno di religiose.
Nell’abbazia della Beata Madre di Dio e Vergine Maria in Sora san Domenico trascorse gli ultimi venti anni della sua vita; egli vi morì il 22 gennaio 1031. Il suo corpo, custodito nella cripta, è il tesoro di eredità, oggetto di sentita devozione e meta di pellegrinaggi.
Alla chiesa abbaziale, dedicata alla Beata Vergine Maria, il papa Pasquale II , nella riconsacrazione del 22 agosto 1104, ufficialmente aggiunse anche il titolo di San Domenico.
L’abbazia di San Domenico ha avvertito e sofferto i contraccolpi della storia, è passata attraverso la lacerazione degli scismi, il disorientamento della vita monastica, la schiavitù della commenda (1430), la soppressione dei piccoli conventi (1652) e quella delle leggi eversive del Regno d’Italia (1865), il devastante terremoto della Marsica (1915).
Ma attraverso tutti questi eventi nefasti non è venuta mai meno la venerazione delle popolazioni all’intorno.
È stato il santo stesso a mantenere viva la fede del popolo che, a sua volta, si è sentito sempre impegnato a mantenere in vita il suo santuario.
L’abbazia di San Domenico, che conserva gelosamente il corpo del fondatore, è ancora oggi un luogo privilegiato della vita spirituale, culturale e civile del territorio di Sora e un punto di convergenza per le popolazioni della Valle del Liri, della Val Roveto e della Val Comino.
San Domenico, dopo mille anni di storia, è vivo ed operante nella coscienza dei suoi figli, perché ha costruito la sua casa, sebbene sempre soggetta a continua erosione (la qualcosa rappresenta un miracolo permanente) sulla roccia vera che è Cristo Signore.
Per iniziativa di Innocenzo III e di Onorio III , nel 1222 l’abbazia di San Domenico è stata unita a Casamari ed è divenuta, così, figlia di sua figlia.
Da allora in poi le due abbazie, nella buona come nella cattiva sorte, sono vissute in osmosi di vita. Ancora oggi l’abbazia di San Domenico si abbella di essere la primogenita della Congregazione Cistercense di Casamari.

Fonte: https://www.sandomenicoabate.it/sito/la-storia/

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