Santa Maria del Ponte

Descrizione

Descrizione

Il Santuario della Madonna del Ponte è così chiamato perché, oltre a sorgere a pochi metri dal famoso Ponte d’Augusto, è anche strettamente legato alla sua storia. Suddetto ponte fu fatto costruire dall’imperatore Cesare Augusto nel 27 a.C., per permettere alla via Consolare Flaminia di superare il fiume Nera e collegare Roma a Rimini.

Resta un mistero il fatto che i Romani abbiano costruito un ponte così imponente (alto m. 30, lungo m. 160) proprio in quel punto e con sole tre arcate; l’arco centrale, il più grande mai costruito dai Romani, aveva una larghezza di m. 43. Sia per la grandezza del ponte, sia per calamità naturali, il ponte crollò in parte nell’anno 800 e definitivamente intorno al 1050 e gli archi caduti furono sostituiti con delle passerelle in legno, che rendevano il passaggio del ponte molto pericoloso.

È a questo periodo che bisogna far risalire gli affreschi dipinti nella grotta, a pochi metri dal ponte, a testimonianza delle preghiere dei viandanti cristiani ai Santi protettori, tra cui la Madonna.

Nel Medioevo, intorno al 1200, si provvide a costruire un ponte più sicuro, a circa 300 m. più a monte, e così si abbandonò definitivamente il ponte d’Augusto e la Via Flaminia fu fatta passare sul nuovo ponte medioevale (anche questo oggi ridotto ad una passerella in ferro).
Abbandonata la Via Flaminia che passava sul Ponte d’Augusto, anche la grotta con i suoi dipinti cadde nell’oblio e nell’abbandono fino al 1714, quando fu riscoperta da un cacciatore e si provvide ad edificare il Santuario.

In seguito alla scoperta dell’Immagine della Madonna, dipinta nella Grotta, a pochi metri dal Ponte d’Augusto, nel 1716 si diede inizio alla costruzione del Santuario, che fu consacrato solennemente nell’anno 1728.

Opera dell’architetto milanese Giovanni Battista Giovannini, detto il Battistini, fu eretto secondo il modello del Santuario di Loreto, in quanto ingloba nel suo interno la suddetta Grotta.

Il Santuario all’esterno si presenta molto semplice con un grande timpano, due coppie di pilastri e un finestrone disadorno in alto al centro. Sulla sinistra del Santuario si eleva il campanile, che all’inizio mancava e che fu costruito in seguito, grazie al contributo di numerose persone devote alla Madonna. La facciata andò in parte distrutta durante la seconda guerra mondiale, nel bombardamento del 1° Giugno 1944, ma fu ricostruita dai PP. Salvatoriani nel 1946.

Davanti al Santuario c’è un sagrato semicircolare, da cui si dipartono due ampie scalinate, che portano al piano stradale. Su questo sagrato, nell’ anno Santo 1950, fu posta una statua in marmo della Madonna alla quale, con ripetuti atti vandalici, fu amputata una prima volta nel 1959 la mano destra, sostituita in seguito con una mano dorata, che trafugata, fu ricostruita, e recentemente, il 14 settembre 2005 , alla vigilia del Pellegrinaggio Diocesano al Santuario, sono state mozzate entrambe le mani. Ricostruite per l’ennesima volta, ciò ha determinando la realizzazione di una recinzione in ferro battuto e un impianto di video sorveglianza

Appena si entra nel Santuario si nota che la Chiesa è a pianta rettangolare ad una sola navata. L’interno è un esemplare di architettura settecentesca, tutta fatta a volta a tutto sesto per 2/3 e termina con due grandi archi, oltre i quali si sviluppa il tamburo, che sorregge la cupola, disadorna, sotto la quale vi è un medaglione con le iniziali della Madonna e due angeli in stucco, che reggono l’iscrizione: «In capite eius corona stellarum duodecim-= sul suo capo una corona di dodici stelle», epiteto che esalta la gloria di Maria.

Sotto la cupola vi è la Grotta, il cui frontespizio attira subito l’occhio del visitatore, in quanto è arricchito da un maestoso complesso di statue, altorilievi, in stucco bianco, opera come le due Cappelle laterali, in stile barocco, dello scultore Michele Chiesa da Como.
Nelle due Cappelle laterali si notano due tele, una più grande, sotto e una più piccola sopra, incorniciata da due colonne in stucco bianco e due angioletti. Le suddette tele di notevole bellezza sono da datarsi intorno al 1700 di autore ignoto.
Sull’altare di destra la tela più grande rappresenta San Giuseppe, il Bambino Gesù e San Domenico. La tela più piccola sopra rappresenta l’estasi di San Francesco. Nella Cappella di sinistra, parzialmente ricoperta dalle canne dell’organo, la tela inferiore rappresenta Santa Caterina da Siena, in atto di ricevere il cuore dal Signore; in quella superiore Santa Teresa d’Avila, nel momento in cui viene trafitta dall’angelo con un dardo.

Il visitatore che entra nel Santuario è subito colpito dal frontespizio della Grotta, con le sue statue, altorilievi e colonne. Sulla sommità della Grotta vi è la statua della Vergine in atteggiamento di essere assunta in cielo, con dodici teste di angioletti, che Le fanno corona. Ai suoi lati vi sono due statue di donne, che rappresentano, quella a destra con in mano uno specchio, la VIRTÙ della GIUSTIZIA (Speculum iustitiae), e quella a sinistra, con in mano un libro, la VIRTÙ della SAPIENZA (Sedes sapientiae).

Ai piedi di queste due statue ci sono in atteggiamento riverente due angeli.

Ai lati della Grotta in basso vi sono due colonnine, che con il loro capitello di stile corinzio, sembrano sostenere tutto il complesso scultoreo, che si sviluppa per tutto il frontale al di sopra della cancellata.

A sinistra di chi guarda, l’occhio è attratto dalla statua di San Michele Arcangelo, che ha in mano un dardo infuocato, in atteggiamento di schiacciare con i piedi il dorso di Lucifero, mentre precipita in basso con il volto raffigurato in una smorfia orrenda.

A destra, invece, appare San Giuseppe con il bastone fiorito in mano e sotto due angioletti; mentre al centro un angelo tiene in mano una minuscola bilancia, sui cui piatti si trovano due piccole teste, raffiguranti Gesù e Adamo. Questa rappresentazione iconografica sta a significare che al peccato di Adamo si contrappone la Redenzione dell’umanità, operata da Gesù.

Ai lati dell’ingresso, tra due colonne, vi sono due bassorilievi, raffiguranti due statue che sorreggono, rispettivamente una torre e una cupola. Le due statue rappresentano la “TURRIS DAVIDICA” e la “DOMUS AUREA”, invocazioni alla Vergine nelle Litanie Lauretane.
All’interno, la Grotta si presenta come un umile antro quadrangolare con le pareti, annerite dal fumo dei ceri, ma ora riportate quasi al colore naturale, sulle quali si trovano resti di intonaco con tracce di affreschi. Entrando l’occhio è istintivamente attratto (sulla parete di fondo a destra), dall’immagine della Madonna, che tiene sulle ginocchia il Bambino Gesù. benedicente con la mano destra, mentre con la sinistra tiene un nastro con la scritta: “EGO SUM VIA = IO SONO LA VIA” come a rassicurare coloro che dovevano passare su quell’antico ponte di Augusto, già pericolante; anche lo sguardo della Vergine infatti, invece di dirigersi verso il Figlio, si rivolge amoroso verso 1’ orante.

Sia la Vergine che il Bambino hanno una corona sul capo, a ricordo della solenne incoronazione del 5 maggio 1754, omaggio riservato alle immagini più venerate di Maria Santissima.

Fu questo affresco che nel 1714 attirò lo sguardo di un cacciatore narnese il quale, aggirandosi lungo le pendici del monte Sant’Angelo, scoprì questa grotta, ricoperta da piante selvatiche e da arbusti. Spinto da curiosità o forse da avverse condizioni atmosferiche, entrò e man mano che la sua vista si abituava alla penombra, notò l’immagine della Vergine.

La meraviglia e la commozione spinsero il giovane a divulgare questa straordinaria scoperta, tanto che in breve tempo la notizia si diffuse nei paesi vicini e lontani, per cui fu un accorrere di pellegrini e la devozione alla Madonna non venne delusa, perchè avvennero numerose grazie, come risulta dagli ex-voto, che ancora oggi si trovano al Santuario.

Con pia devozione, nel giro di due anni, si diede inizio all’opera per racchiudere in un Santuario questa Grotta, che all’inizio doveva essere probabilmente un sepolcro romano, che costeggiava come molti altri la Via Flaminia e di cui ancora oggi rimangono alcuni ruderi.
In seguito questo sepolcro romano diventò un’edicola, dedicata prima al culto pagano e poi a quello cristiano, nella quale i viandanti potevano raccogliersi e pregare.

Si ritiene che questa edicola o cappella fosse dedicata al SALVATORE. Infatti sulla stessa parete dove è l’Affresco della Vergine e sulle pareti laterali, vi sono altri affreschi: sulla parete di fondo al centro campeggiava la figura del Salvatore seduto, di cui oggi è visibile soltanto la mano sinistra; le sue dimensioni sono molto più grandi rispetto alle altre.

Alla destra del Salvatore segue San Pietro, che ha nella mano sinistra un lungo bastone, da cui pendono le chiavi, appena visibili; quindi San Giovanni Evangelista, San Giovenale, Patrono di Narni, e Sant’Antonio Abate. Sotto è appena visibile una seconda immagine della Madonna.
Alla sinistra del Salvatore, notiamo un’ immagine di cui rimane soltanto la parte sinistra del corpo, ma considerati i colori degli altri personaggi, potrebbe essere un vescovo; poi c’è un apostolo giovanissimo, con una lunga chioma, che tiene in mano una pergamena e potrebbe essere Giuda Taddeo; quindi l’Affresco della Madonna, il meglio conservato, che sembra essere stato dipinto su un affresco precedente.
Sulla parete di sinistra, rispetto a chi guarda, si notano: San Michele Arcangelo e un Vescovo, forse San Cassio, Vescovo di Narni.
Sulla parete di destra è rappresentato un Cristo crocefisso e ai piedi della croce, Maria, di cui sono visibili soltanto le mani e Giovanni.
Il costume (tunica e pallio) tipico dell’arte bizantina, fa datare questi affreschi al sec. XII, opera probabilmente dei monaci benedettini della vicina Abbazia di San Cassiano, mentre l’immagine della Madonna con Bambino deve essere di poco posteriore.

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