S. Silvestro

Descrizione

Descrizione

Chiesetta Santuario di San Silvestro sul monte Totoga

È raggiungibile a partire dalla frazione Masi di Imèr con un sentiero, che richiede un’ora di faticosa ma piacevole camminata o più agevolmente da Passo Gobbera in mezz’ora.

La chiesetta illuminata (965 m.) è visibile anche di notte e da una rupe domina l’ingresso principale a Primiero, la Valle dello Schenèr.

I lavori di restauro di qualche anno fa sembrano confermare la tesi di Floriano Nicolao, che propone una datazione tardo duecentesca per la sua costruzione. Gli scavi nel pavimento dell’edificio hanno consentito di risalire alle quattro fasi di successiva trasformazione della struttura, a partire dal XIII secolo fino alle ultime modifiche del XIX.

La chiesa è stata sempre un punto di riferimento per l’intera comunità di valle, al punto che gli Statuti duecenteschi di Primiero citano il collis Sancti Silvestri come un luogo in cui non è possibile costruire alcunché, senza un permesso specifico dell’autorità. Insomma si tratta di una zona avvertita dalla gente come speciale, da tutelare e da raggiungere ancor oggi in alcuni momenti dell’anno con processioni comunitarie: il 31 dicembre, ricorrenza del santo patrono, il 1 maggio e il lunedì di Pasquetta.

Gli abitanti del Vanòi salivano un tempo per chiedere il sole al santo, in particolare quando la pioggia non dava tregua e rovinava i raccolti.
Un documento settecentesco riporta un dato singolare: questa chiesa – assieme a quelle di San Vittore a Tonadico,San Giovanni e Santa Romina a Mezzano – formano insieme una figura di croce, definita in dialetto croséra, a simbolica consacrazione della vallata.

Sull’intitolazione a San Silvestro papa ha forse influito il fatto che la chiesa dominasse un’area di confine ripida e di difficile accesso, occupata da boschi difficilmente percorribili, insomma una selva impenetrabile o forse il nome del papa ha sostituito quello di una divinità silvana (dei boschi), venerata sul colle prima della diffusione del cristianesimo a Primiero.

Narra la leggenda che i primierotti volessero costruire la chiesa più a valle, ma le pietre preparate venivano misteriosamente trasportate sopra la rupe, finché non si realizzò proprio lì il piccolo santuario. La chiesa conserva nell’absidiola duecentesca un affresco con Cristo redentore in mandorla luminosa assieme ai quattro evangelisti zoomorfi, opera realizzata da Rocco Naurizio nel 1544 come recita un cartiglio nascosto dietro l’altare; questo frescante apparteneva ad una famiglia di artisti che lavorò anche a San Giovanni. Al feltrino Marco da Mèl (1540) sono invece da attribuire le scene affrescate della vita e martirio di San Giorgio, purtroppo ricoperte in gran parte da strati di intonaco successivi ed in attesa di restauro.

In estate è visitabile in occasione della messa il primo lunedì del mese alle ore 8.00.

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