Santa Maria della Sassella

Descrizione

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Il cuore della devozione mariana dei sondriesi

Il Santuario della Sassella, dedicato alla Beata Vergine Maria Annunciata, è una delle icone più caratteristiche di Sondrio e sorge sull’omonima rocca alle porte occidentali della città, ben visibile dalla strada Statale per chi proviene da Milano.
Si tratta di un luogo molto caro ai Sondriesi, l’unico santuario della città, la meta di una classicissima passeggiata delle domeniche primaverili. Secondo un’antica leggenda, la chiesa venne costruita nel 932 sul fondovalle, ma una mattina non la si trovò più. Superato lo sgomentò, non ci volle molto per verificare che la chiesa non era scomparsa, ma sorgeva sullo sperone roccioso monte del fondovalle, dove, evidentemente, era stata spostata dalla Beata Vergine Maria, che la voleva in quel luogo più elevato e visibile. Fin qui la leggenda, che però ha forse un fondo storico, stando ad alcuni ritrovamenti che corroborano l’ipotesi di una fondazione altomedievale, in corrispondenza dell’antica strada di valle o via Valeriana.
Il 25 marzo 2021 il vescovo di Como, monsignor Oscar Cantoni, ha eretto a santuario diocesano la chiesa di Santa Maria della Sassella, in Sondrio, denominata ora Santuario di Santa Maria della Sassella – Porta della Misericordia.
Dal punto di vista della storia le prime notizie certe risalgono al secolo XV. La prima data sicura è quella della consacrazione, avvenuta nel 1521 per opera del vescovo di Lodi Francesco Ladino.
La devozione alla Madonna della Sassella fu sempre vivissima, ed a lei si attribuivano numerosi miracoli. Il sacerdote Luigi Casati scrive che già nel 1320 “le grazie e i prodigi operati dalla Madonna nel suo tempio erano tali e tanti che richiamavano sempre più gente che lasciava ricche offerte in beni e in denaro…” Il miracolo più famoso fu certamente quello del 1736, che il medesimo sacerdote definisce “miracolo ottenuto da Dio per l’invocazione dalla B.V. della Sassella il 18 giugno 1736 da due boni Religiosi Capuccini, che con altre nove persone traghettando l’Adda oltre modo gonfia sul Porto d’Albosaggia, di questo spezzatosi la grossa catena, et infrantesi le navi, tutti trovaronsi giù naufragati … e chi nel piano di Castione, chi in quello di Caiolo, e chi finalmente fino al ponte di S. Pietro tutti undici … portentosamente salvati.” Ed in effetti dal sagrato della chiesetta il colpo d’occhio sul conoide di Albosaggia, su Caiolo e su Castione è ottimo. Come è ottimo il colpo d’occhio su Sondrio sulla media Valtellina orientale.
Nel 1500 il santuario viene abbellito con la grande porta di marmo bianco e nel 1511 il pittore Andrea De Passeris di Torno (Como) affresca il catino dell’abside, dipingendo un Cristo Pantokràtor o Benedicente contornato da scene della vita della Beata Vergine (in parte coperte dall’attuale altar maggiore) e dagli Evangelisti. Forse si deve al medesimo pittore la vetrata raffigurante la Natività. Cinquecentesca è anche l’acquasantiera in pietra ollare sulla sinistra appena oltre l’ingresso.
Nel secolo successivo, fra il 1682 ed il 1685, viene eretto il campanile dalla singolare pianta pentagonale. La sacrestia viene costruita fra il 1700 ed il 1713. In quel periodo viene anche concepito il progetto di fare del santuario un sacro monte, cioè un edificio sacro raggiunto da una via che ad esso sale, corredata da 15 cappelle dedicate alle tre serie dei Misteri del S. Rosario. Ne vengono realizzate solo sei, e ne restano quattro, una incorporata nell’edificio dell’orfanotrofio in via De Simoni, una di proprietà privata, una ridotta a rudere ed una ben visibile a lato della stradella poco prima della chiesa, detta “Cappella dei Dodici Apostoli”.
La chiesetta si presenta a navata unica, suddivisa in tre campane con volte a crociera, chiusa da un’abside semicircolare. Nella cappella di destra, dedicata alla Madonna del Carmine (1715), si trova anche un pregevole altare ligneo intagliato dai trentini Michele Cogoli e Giovan Battista del Piaz fra il 1683 ed il 1684, ed originariamente destinato al presbiterio. Nella nicchia è collocata una statua lignea di Madonna con Bambino. Al suo posto viene costruito fra il 1716 e il 1718 l’altar maggiore, dal ticinese G. B. Adami. Nella cappella di sinistra, invece, si trovano due tele settecentesche, raffiguranti Santa Maria Maddalena e Sant’Anna con la Vergine Maria.
Fra il 1682 ed il 1685, alla facciata viene aggiunto l’attuale porticato. Fra il 1748 e il 1753 viene costruito il pavimento in pietra del portico, mentre nel 1757 si realizzano le balaustre in marmo e le predelle degli altari. Verso la fine del settecento, e precisamente fra il 1788 ed il 1789, gli interni vengono arricchiti da decorazioni di Giovan Pietro Romegialli.
Su una targa all’esterno si legge: “Dalla badia di Pfaffers per più che due secoli custoditi onorati i resti mortali dell’Arciprete Nicolò Rusca qui traslati nel nov. 1845 riposarono un settennio. Quinci l’8-8-1852 solennemente nell’arcipretale di Sondrio furon riposti in attesa di glorificazione“.
L’accesso al Santuario avviene oggi o per la stradella pedonale che si stacca dal primo tornante dx della strada che da Sondrio sale a Triasso, oppure attraverso la carrozzabile che si stacca dalla strada statale 38 dello Stelvio alla seconda uscita in corrispondenza dell’ultima rotonda (per chi proviene da Milano) prima della tangenziale di Sondrio, al termine della zona commerciale di Castione Andevenno. Vi si celebra la S. Messa ogni domenica mattina (attualmente – primavera 2019 – alle 8.45).

dal sito internet: “Paesi di Valtellina e Valchiavenna. Escursioni, cultura, storia, immagini e immaginario fra Alpi Lepontine e Retiche”.

 

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