S. Giuseppe (Santuario diocesano)

Descrizione

Descrizione
STORIA DEL SANTUARIO DIOCESANO SAN GIUSEPPE

La Chiesa delle Clarisse in Pollenza è dedicata a S. Giuseppe ed è annessa al Monastero. La Chiesa, che si apre giornalmente alle ore 7 e si chiude alle ore 17 d’inverno e alle ore 19 d’estate, fu restaurata nel 1956 dal già citato Raimondo Nardi, col pavimento nuovo e la zoccolatura di marmo; le pitture furono rinfrescate dai fratelli Cirilli della frazione Casette Verdini. Il portale della Chiesa è in pietra inquadrato con stipiti, di fini sagome ed ornati del sec. XVI con la scrittura incisa: Josepho Filio David (il millesimo è indecifrabile).

Della metà del 1600 sono i tre Altari in legno intarsiato e dorato, di un bel barocco; l’Altare maggiore, privilegiato con Breve di S. Santità Pio IX in data 14 agosto 1855, è dedicato al transito di San Giuseppe; quello di destra al Martire San Giacinto e l’altro di sinistra al mistico Sposalizio di S. Caterina Vergine e Martire. L’originale quadro del Caracciolo, raffigurante il transito di San Giuseppe, il 29 giugno 1811 fu tolto dall’Altare maggiore e condotto da due facchini a Matelica, località destinata per il deposito ed il successivo trasporto a Milano. L’attuale quadro nell’Altare maggiore è copia eseguita da un pittore recatosi espressamente a Milano presso quella Pinacoteca, ove è tuttora conservato l’originale asportato da Napoleone.

Il Monastero ha, quindi, perduto la migliore opera esistente in paese, della quale sarebbe opportuno, se non doveroso, svolgere le pratiche per il recupero. Sopra l’Altare laterale sinistro è raffigurata S. Caterina, che per l’impostazione e la plasticità cromatica risente della Suola pittorica romana.

Nel 1973, dopo la riforma liturgica del Concilio Ecumenico Vaticano II, è stato modificato l’Altare maggiore mediante l’apertura di tre archi con cancellate artistiche in ferro battuto e vetro giallo, costruite dal valente fabbro ferraio pollentino Magrini Amleto, detto Nino. L’arco più grande del al centro è sormontato da un bel Crocifisso ligneo; ai lati due archi più piccoli; tutti e tre con accesso al nuovo Coro inferiore inaugurato il 21 giugno 1978, e conseguente ai restauri che causarono la scomparsa della cappella interna per la cui costruzione generosamente contribuì S. Eminenza il Cardinale Cento. Come insigne benefattore della Comunità merita particolare ricordo anche il Rev.do Don Francesco Del Savio, Canonico della cattedrale di Macerata, il quale concorse molto ai vari restauri della Chiesa e del Monastero. Il nuovo altare maggiore, in legno pregiato ed abilmente intagliato, è opera degli esperti in materia artigiani Giovanni e Giacomo Travaglini di Pollenza, autori anche dei due artistici cervi, che attinge ad una grossa anfora, e che sostituiscono il paliotto insieme ad un drappo di velluto di velluto rosso.

Le Clarisse hanno eseguito la doratura, in foglie di oro fino, di tutto il complesso dell’Altare ed in parte anche l’argentatura. Ai lati dell’Altare due suggestivi Angeli in scagliola ,eretti sul piedistallo e reggenti un bel candelabro, fanno dolce compagnia a Gesù Sacramentato. Nella Chiesa esistono tre Coretti: uno sopra la porta principale e due ai lati del Presbiterio, una porta che conduce alla Sagrestia restaurata nel 1957. Il quadro sopra il Coretto di destra rappresenta il glorioso Martire S. Sebastiano. Due cornici rettangolari, che racchiudono le grate nell’interno della Chiesa, hanno linee armoniche proprie del 600. Due quadri, con cornici di legno, adornano le pareti del vecchio Altare maggiore: quello di San Francesco di Assisi a destra e quello di S. Chiara a sinistra.

In una cassettina, internata nella parete sinistra del Presbiterio, sotto il Coretto, si conservano i resti mortali della pia religiosa Sr.M.Teresa Artusini, con lapide recante la seguente epigrafe in latino: Hic conditum jacet Corpus Sororis Mariae Teresiae Artusini De Forolivio Monialis professae in hoc Monasterio Santi Josephi Quae obiit in osculo Domini Die IV Martii MDCCLXXII Et e sepulcro communi Monialium Huc traslatum fuit Die prima Mensis Octobris Anni MDCCLXIII Degna di rilievo è la sosta nella Chiesa, durante il transito per Pollenza, della venerata Salma di S.Vincenzo Maria Strambi, che i Padri Passionisti nel dicembre 1950 trasportarono da Roma a Macerata per esporla alla pubblica venerazione nella loro Chiesa di S.Filippo, che il Santo Vescovo in vita aveva tante volte benedetto nelle visite pastorali. Coro inferiore e superiore Il già citato Coro inferiore è composto da 27 scanni, in legno di ulivo e ciliegio costruiti da un laico dei Frati Minori di S.Severino Marche di nome Frate Albino Urbani che li portò nel giugno 1978. Nello stesso Coro è sistemato l’organo, che prima trovavasi nel Coretto a sinistra del Presbiterio. Nell’interno del Monastero esiste anche un prezioso antico Coro superiore in noce con 25 stalli del sec. XVI in ottimo stato di conservazione, ove, tra l’altro, le Suore svolgono i riti dei mesi di maggio e giugno consacrati alla Madonna ed al Sacro Cuore. Tale Coro superiore custodisce, in apposita nicchia, una statua in legno dell’Immacolata Concezione, in sostituzione di quello della Madonna del rosario, che le Clarisse di S.Palazia di ancona portarono nel trasferirsi a Pollenza, e che, in base ad una antica memoria scritta, sarebbe stata loro recapitata miracolosamente. Nello stesso Coro si conserva anche un Crocifisso in legno , che, secondo una pia tradizione, parlò ad una Clarissa, corroborandola nella virtù, e dal 1973 l’urna del Martire San Giacinto in attesa di una migliore sistemazione.

Nel Monastero trovasi anche un bel quadro ad olio della serva di Dio Sr.Maria Teresa Artusini con lo sguardo estatico con lo sguardo estatico assorto nella contemplazione del Crocifisso stretto tra le mani. Molte Reliquie sono raccolte in appositi Reliquiari, alcuni d’argento, altri di legno dorato, in forma di Ostensori, di quadri ovali e rettangolari, nonché in urne a forma di sarcofago, di croci e di tempietti. Altre Reliquie sono custodite in apposita cassetta, tutte munite di autentica.

San Giacinto

Chi entra nella piccola chiesa del nostro monastero dedicata a san Giuseppe rimane colpito dalla grande tela che si trova sull’altare laterale di destra che raffigura un giovane soldato romano nella gloria tra gli angeli. Si tratta della raffigurazione del martire san Giacinto il cui corpo fu portato a Pollenza (allora chiamata Monte Milone) il 4 maggio del 1684 dalle catacombe di san Ponziano, dono del cardinale Carlo Pampiniani di Macerata al monastero delle Clarisse, dove vivevano due sue sorelle. Narra una tradizione popolare che gli abitanti di Pollenza, data la preziosità di tale dono; avrebbero voluto collocarlo nella chiesa parrocchiale: ma quando il corpo del soldato romano arrivò in paese trasportato da un carro trainato da due muli questi, giunti davanti all’ingresso del monastero, si fermarono inchinando le loro teste quasi con un atteggiamento di riverenza profonda e non si vollero rialzare. Questo fatto fu letto come segno della “volontà di Dio” che san Giacinto fosse custodito nel monastero, come in effetti era desiderio del cardinale. Le sorelle Clarisse, l’11 maggio, solennità dell’ascensione, lo accolsero con grandissima gioia e processionalmente lo portarono in chiesa ponendolo ben in vista davanti all’altare maggiore, dove rimase fino alla domenica 14 maggio, giorno della : successiva traslazione nella chiesa dei padri francescani. In questa chiesa, alla presenza di moltissimi pollentini, fu cantato solennemente il Vespro dalla comunità dei frati francescani; seguì una grande processione alla quale parteciparono molte persone anche dai paesi vicini. Le strade di Pollenza erano addobbate di fiori, lumi e coperte atte finestre per mostrare l’affetto e la devozione del popolo verso san Giacinto. Per questa occasione il cardinale Pampiriani fece distribuire novemila medaglie portate da Roma con impressa l’immagine del martire alla quale era annessa l’indulgenza plenaria. Al termine della processione il corpo di san Giacinto fu riportato nella chiesa delle Clarisse e collocato nuovamente davanti all’altare. San Giacinto ebbe molta accoglienza fra i pollentini che in suo onore istituirono anche una fiera annuale, oggi soppressa. Attualmente il corpo del martire è conservato nella nostra chiesa, sotto l’altare laterale a lui dedicato, dove è stato collocato al termine dei lavori di ristrutturazione nel mese di ottobre del 2004.

Suor Teresa Artusini

Tra le tante sorelle vissute nel nostro monastero merita un ricordo del tutto speciale la serva di Dio SUOR MARIA TERESA ARTUSINI (Caterina). Suor Maria Teresa nacque a Forlì il 17 agosto 1682 da nobili genitori: Artusino Artusini e Teresa Dandi. Fin da piccola mostrò di essere una bambina di indole docile ed anche particolarmente attratta da tutto ciò che le parlava di pietà e devozione. Con il passare degli anni crebbe dentro di lei il desiderio di appartenere completamente al Signore. Nonostante il forte desiderio di consacrarsi a Dio non fu facile per Caterina lottare contro le opposizioni alla sua vocazione, soprattutto da parte dei familiari. Solo dopo l’intervento del vescovo di Forlì, mons. Giovanni Battista Rasponi, Caterina riuscì ad ottenere l’assenso paterno e così nel novembre del 1701 entrò nel monastero delle Clarisse di Pollenza, allora chiamate “Clarisse di Monte Milone”. Il 25 marzo 1702, a soli quattro mesi dal suo ingresso, le sorelle accortesi delle particolari virtù della giovane, le concessero di vestire l’abito religioso con il nome di suor Maria Teresa. Esattamente un anno dopo, come era in uso a quei tempi, il 25 marzo 1703 professò solennemente la regola di santa Chiara. Intanto, mentre una lenta malattia aveva incominciato già ad indebolire il suo corpo, suor Maria Teresa cresceva sempre più in santità, tanto che il Signore le concesse i doni della contemplazione, delle estasi e della profezia. Predisse avvenimenti futuri che puntualmente si verificarono come quando, parlando con le sue novizie, disse: “Fra due giorni sarò morta”, e così avvenne. Si distinse per una speciale devozione alla Vergine Maria e a san Giuseppe verso il quale nutriva una filiale confidenza testimoniata anche da un simpatico episodio tramandato nei secoli dalle sue sorelle: “Un giorno, mentre suor Maria Teresa era intenta ad attingere l’acqua, le cadde l’anello nel pozzo situato nel cortile del monastero. Suor Maria Teresa confidando nell’aiuto di san Giuseppe calò nel pozzo, legata ad un filo, l’immagine del santo e subito, miracolosamente, l’anello tornò infilato al suo dito”. Il pozzo, ancora esistente, è chiamato “il pozzo del miracolo di suor Teresa”. Le sue sorelle attestano che fino al giorno della sua morte, avvenuta il 4 marzo 1722, suor Maria Teresa lavorò con straordinario impegno al suo cammino di santificazione. La notte prima della sepoltura, quattro sacerdoti trasportarono nella chiesa del monastero la salma della santa suora che improvvisamente fu inondata da globi luminosi visibili a molti. La fama di santità di cui godeva suor Maria Teresa, in vita ed in morte, fu poi confermata da numerosi prodigi avvenuti sulla sua tomba e dalla inspiegabile guarigione di malati venuti a contatto con i suoi indumenti e con le pagine del suo breviario. Attualmente le spoglie della serva di Dio riposano nella nostra chiesa.

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