Madonna della Lavina

Descrizione

Descrizione
Poco distante dal centro abitato di Cerami, in una suggestiva valle ricca di verde, sorge la Chiesa della “Madonna della Lavina”.
Nella Chiesa vi è custodita una sacra immagine della Madonna col Bambino, dipinta ad olio su lavagna, di autore ignoto del Sei­cento, verso la quale il popolo ceramese da tempo immemorabile nutre una immensa devozione.
Ed è una devozione che ha travalicato i confini di questo antico paese situato sui Monti Nebrodi.
 A memoria d’uomo, infatti, viene ricordato che altrettanta sentita venerazione è sempre stata manifestata verso “Maria SS. di Lavina” dalla gente dei paesi limitrofi. Un flus­so interminabile di fedeli provenienti soprat­tutto da Troina e Capizzi, e anche da altri luo­ghi, ogni anno rende omaggio alla miracolosa immagine in occasione dei solenni festeggia­menti che si celebrano in suo onore nel mese di settembre.

TRACCE STORICHE

La devozione alla Madonna della Lavina è lega­ta all’evento prodigioso del ritrovamento, nel XVII secolo, di una sacra icona tra le acque di un piccolo torrente.
Sulle origini del quadro della Madonna della Lavina e sulla storia del suo ritrovamento pochi sono attualmente i documenti rinvenuti che ne permettano una fedele ricostruzione.
Siamo quindi nel campo delle tradizioni popola­ri, non prive di suggestione e d’interesse, che tut­tavia si muovono sulla base di una realtà storica. Il Pitrè, nel volume “Feste patronali in Sicilia”, riferisce che tra i ruderi di un vecchio monaste­ro di Benedettine, situato ove ora sorge il Santuario della Lavina, venne alla luce un qua­dro della Madonna, che Vito Amico fa risalire al 1300. Trattasi del dipinto di origine bizantina oggi custodito nell’Abbazia di San Benedetto, artistica Chiesa del XVII secolo, dedicata anche a “Santa Maria di Lavina”, recentemente restaurato dal Centro Regionale del Restauro. Lo stesso titolo di Maria invocata come “fonte” trova le sue più genuine origini nella tradizio­ne della Chiesa orientale.
Nel “Lexicon topograficum Siculum” (Catania, 1740), lo storico Vito Amico scrisse: « il Monastero di monache è adorno del titolo di Santa Maria di Lavina, sotto gli istituti di San Benedetto; erano quelle un tempo fuori il paese; stan­no oggi sotto il tempio principale, e mostrano un’an­tichissima tavola di Madonna, illustre per meravi­gliosi prodigi».
Un’altra ipotesi accreditata da riferimenti stori­ci, è quella che la preziosa icona fu donata alle suore Benedettine da Giorgio Maniace, generale normanno che durante il XIV secolo fece edificare a Cerami due monasteri: quello di località Rahali e quello in località Carcia, oggi Lavina in cui si insediarono le suore Benedettine.
Con l’interto di preservare l’icona dalla lotte iconoclastiche, che anche in Sicilia conobbero momenti di ferocia e di tremende devastazioni, le suore Benedettine del monastero di Lavina inchiodarono il quadro della Madonna ad una trave del soffitto, rendendone quindi difficile ed impossibile il ritrovamento. In seguito le suore abbandonarono il monastero di Lavina per la sua vetustà e si trasferirono nel centro abitato, nel monastero annesso all’abba­zia di San Benedetto.
Il vecchio monastero di Lavina, abbandonato, andò in rovina seppellendo, tra i suoi ruderi, l’icona della Madonna.

TRADIZIONE POPOLARE

Una pia tradizione, confortata da precisi riferi­menti storici nei manoscritti del Pitrè, vuole che la Madonna sia apparsa più volte in sogno ad una delle suore Benedettine, che si erano nel frattempo trasferite nel monastero annesso all’Abbazia, e l’abbia invitata a riferire all’arci­prete del luogo di curarsi della dissotterrazione dalle rovine del vecchio monastero di una sacra imma­gine che la rappresentava. L’invito fu accolto con scetticismo dal sacerdote, e dopo la terza apparizione cadde una pioggia torrenziale e dalle macerie del monastero rinvenne galleg­giando la trave su cui era inchiodato il quadro della Madonna. L’indomani un contadino, che attraversava il luogo del vecchio monastero, notò che la sua mula, si inginocchiò sul posto dove giaceva, sotto il fango e la melma, la sacra immagine.
Il contadino, stupito ed impressionato dall’atteggiamento dell’animale, chiamò a raccolta quanti lavoravano nelle vicinanze. Si cominciò a scavare e, con stupo­re dei presenti, si rinveniva il quadro della Madonna. Ancora oggi molti anziani del paese riferiscono il fatto che sulla sacra icona ritrovata vi e impressa l’impronta dello zoc­colo della mula.
Non appena l’arciprete ebbe notizia dell’episodio, scosso e pentito, fece suo­nare le campane a distesa e assieme ad una gran folla di fedeli si recò a Lavina e con grande devozione fu raccolta la sacra icona. (A ricordo di questo evento si celebra nel mese di maggio in Cerami la festa dell’Incontro in cui viene portata in processio­ne l’icona bizantina custodita nell’Abbazia di S. Benedetto, insieme ai simulacri dell’Arcangelo Michele e San Giuseppe).
L’immagine fu quindi chiamata “Santa Maria di Lavina”, dal luogo del suo ritrovamento, in dia­letto “u lavinaru” che significa torrente, per le acque che vi scorrevano e vi scorrono tutt’ora. Si dava così origine ad un titolo, non nuovo ma di certo raro almeno per il circondario, sotto il quale invocare l’ausilio della Madre di Dio.
La tradizione ci dice ancora che il ritrovamento del quadro è stato coronato da alcuni eventi miracolosi: uno dei più noti narra di un certo Giuseppe, cieco da tredici anni, che, appena sparsasi la notizia di quel che era avvenuto a Lavina, fu condotto dai parenti laggiù e bacia­ta la Sacra Immagine, riacquistò la vista.

CENNI STORICI SULLA CHIESA

Dopo il ritrovamento della sacra icona, che le suore benedettine vollero trasferire nella nuova chiesa annessa al nuovo monastero, nel luogo fu costruita una chiesetta rurale ove venne collocata un’al­tra immagine della Madonna che allatta Gesù Bambino, artistico dipinto su pietra di pregevole fattura, di autore ignoto del Seicento. A questa immagine miracolosa è legata la singola­re devozione.
La costruzione della Chiesa risale al sec. XVII. Trattasi di edificio a navata unica di modeste dimensioni. Della struttura ori­ginaria rimangono oggi purtrop­po solo le mura perimetrali.
La Chiesa, infatti, nel corso dei secoli, forse anche a causa della sua distante collocazione dal cen­tro abitato, ha subito consistenti danni ed stata oggetto di vari rimaneggiamenti.
Chi ricorda il sacro edificio prima degli ultimi eventi bellici, riferisce che l’interno della Chiesa era uno scrigno d’arte, con un tetto ligneo a capriate, intarsiato e dipinto, e le pareti affrescate con immagini raffigu­ranti gli episodi legati al ritrova­mento della sacra icona.
Anche la strada che conduceva dal paese al Santuario era molto antica e si caratterizzava per la tipica pavimentazione con ciot­toli di fiume e blocchi squadrati di pietra locale.
Da citazioni storiche risulta che nel 1779 la Chiesa fu decorata dal pittore Gagliani. Restauri rilevanti si apportarono nel 1860 e nel 1922 il pittore Impiduglia ne ritoccò le decorazioni.
A seguito degli eventi bellici del 1943 andaro­no distrutti, purtroppo, tutti gli elementi arti­stici che la Chiesa conservava.
Tra il 1948 ed il 1952 furono eseguiti i lavori di ristrutturazione ed in quella occasione venne ricostruito il tetto e realizzata la volta della navata centrale, ma senza apportare alla stessa alcun elemento artistico o decorativo.
Seguirono alcuni interventi di consolidamento nel 1966, con la sopraelevazione del campanile. Ulteriori interventi di manutenzione sono stati eseguiti nel 1977.

LA VENERATA ICONA DELLA MADONNA DELLA LAVINA

Come detto in uno dei paragrafi precedenti, dopo il ritrovamento della sacra icona, che le suore benedettine vollero trasferire nella nuova chiesa annessa al nuovo monastero nel centro abitato, nel luogo fu costruita una chiesetta rurale, l’attuale Santuario, dove venne collocata un’al­tra immagine della Madonna col  Bambino, artistico dipinto su pietra di pregevole fattura, di autore ignoto del Seicento. A questa immagine miracolosa è legata la singola­re devozione dei Ceramesi.La sacra icona che ha preso il nome di Madonna della Lavina, rappresenta in realtà, secondo la tradizionale iconografia, la Madonna delle Grazie detta così perché nell’atto di allattare il Bambino Gesù. Lo stile ci presenta una immagine d’impronta barocca e non essendoci nessuna indicazione sulla data, possiamo far risalire l’immagine al Seicento.
. La Madonna ha un volto dolce e delicato: messa in posizione seduta, accoglie fra le sue braccia il suo divin Figlio che con la bocca poggiata al seno materno guarda l’osservatore piuttosto che la Madre.
L’icona è stata arricchita di una splendida cornice ovale a sua volta contornata da una corona di fiori dipinti su di un tavolato che finisce con un’altra cornice che da all’intera composizione la forma rettangolare. Due meravigliose corone dorate opere di argentieri palermitani, poggiano sulla testa della Madonna e del Bambino. Queste corone, donate dall’Associazione Culturale “Il Gabbiano” di Cerami nel 2007 in occasione dell’Innalzamento a Santuario Diocesano, sono state benedette dall’attuale Pontefice Benedetto XVI e hanno sostituito le precedenti corone argentee dell’Ottocento.

LA FESTA

I solenni festeggiamenti in onore della Madonna della Lavina si svolgono annualmen­te a Cerami nei giorni 7 e 8 settembre. Durante la novena ogni mattina, all’alba, mentre dal campanile della Chiesa Madre echeggia il suono delle campane, il rullo dei tamburi per le vie del paese chiama i fedeli alla Messa. All’imbrunire, poi, i fedeli molti a piedi scalzi. ritornano laggiù, al Santuario, a fare i “viaggi a Lavina”.
Le sere che precedono il 7 settembre sono carat­terizzate da Veglie di preghiera e da incontri di formazione spirituale, tra i quali il suggestivo pellegrinaggio che si snoda dalla Chiesa Madre, con una “fiaccolata”, fino al Santuario. La mat­tina del 7 settembre l’artistico quadro della Madonna, sorretto da un congegno detto “baja­lardo”, sostenuto a spalla dai fedeli, viene por­tato in solenne processione per le principali vie del paese. Lo precedono bandiere di alloro ed un corteo di ragazze che indossano una tradiziona­le tunica rossa che richiama le origini greche del paese. La processione sosta presso la Chiesa Madre, per la solenne Celebrazione Eucaristica. e quindi presso l’Abbazia di San Benedetto. Da qui, nel far della sera, si snoda la devota e toc­cante processione per riaccompagnare la sacra Icona nel Santuario.

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