Descrizione
Santuario Madonna della Ferita di Forlì: quella piaga fermò la rabbia
Il santuario si trova a Forlì, capoluogo della provincia di Forlì-Cesena, ed è stato costruito nel 1490 per volere di Caterina Sforza sul progetto dell’architetto di forlì Pace Bombace. Oggi si trova all’interno della maestosa Cattedrale di Santa Croce, duomo di Forlì e sede del vescovo della diocesi di Forlì-Bertinoro, al cui interno, nella cappella sinistra, si trova la xilografia della Madonna del Fuoco, patrona della diocesi.
L’edificazione dello splendido santuario forlivese
Nell’immagine affrescata della Madonna, che si trova sotto il porticato del Duomo, una mano sacrilega rimasta ignota colpisce con una lama, sul volto, in ricordo dell’evento prodigioso avvenuto il 15 aprile 1490, quando nel punto in cui venne scagliato il colpo si formò un taglio da cui uscì sangue, e che poi si rimarginò con una cicatrice.
Il 27 settembre 1490 Caterina Sforza fece edificare a furor di popolo una magnifica tribuna per il dipinto, primo passo di quella che sarebbe diventata la Cappella della Madonna della Ferita.
Il progetto originario e la posa dell’affresco nel primo luogo di culto
L’affresco venne staccato dal muro e collocato su quella che sarebbe poi diventata l’abside del luogo di culto costruito per la Madonna della Ferita, la cui devozione crebbe giorno dopo giorno fino a fare diventare questo luogo un Santuario, nelle forme simile all’oratorio di San Sebastiano.
Al progetto parteciparono gli architetti Cesare da Carpi, Silvestro dei Sarti del Lago Maggiore, Cristoforo da Forlì, e nell’altare maggiore venne situato l’affresco tanto venerato. Nell’iscrizione si spiega che l’immagine “miracolosamente emise sangue” e “ancora si vede la cicatrice”.
Il completamento del santuario e l’unione con la cattedrale
L’anno successivo alla costruzione della cappella dedicata alla Madonna della ferita, questa fu completamente ridecorata. Oggi, infatti, all’interno si trovano due altari che affiancano quello principale, sopra i quali sono posti due affreschi di estrema importanza. A sinistra, quello della Vergine della Ferita, mentre sulla destra c’è la raffigurazione della Vergine delle Grazie.
Il completamento del santuario avvenne nel 1521, quando ancora era separato dalla Cattedrale, diviso da una via intermedia. Solo in un secondo momento, infatti, l’edificio sarà inglobato nel corpo della Cattedrale fino a diventarne una cappella. Per arrivare infine al 1941, quanto lo spazio venne ridecorato e dedicato al Santissimo Sacramento.
La Madonna della Ferita collocata in uno dei due altari laterali
Da allora la Madonna della Ferita si trova collocata in uno dei due altari laterali, quello sinistro, posta in disparte rispetto al resto del santuario, mentre da fuori continua ancora a distinguersi in maniera netta la cupola ottagonale.
Dentro la chiesa si possono inoltre trovare i due confessionali in stile barocco, mentre in fondo alla navata della chiesa si trova la porta per la cappella del Battistero. Questa, in passato, era decorata dagli affreschi di Livio Agresti, mentre ora è stata trasformata in pinacoteca.
di Giovanni Bernardi nel sito La Luce di Maria
La Storia della Sacra Immagine della Madonna della Ferita
Nella cattedrale di Forlì, l’altare dedicato alla Madonna della Ferita, fa riferimento ad una particolarissima immagine che si trova in una posizione piuttosto defilata e che, nella sua tenerezza, risulta piuttosto consumata come se si vedessero le tracce delle mani degli antenati che l’hanno toccata, accarezzata, chiedendo una grazia. Nonostante il contemporaneo profilo basso, quell’Immagine ha significato tanto, ed è forse il caso di ridonarle un po’ di luce.
Si trovava sul muro esterno della canonica della Cattedrale, sotto il portico che univa il Borgo Grande (il tratto di corso Garibaldi dal Rialto a piazza del Duomo) al fianco destro della chiesa. Difficile, oggi, immaginare il colpo d’occhio di allora perché su questo spazio, come si scriverà, si sarebbe ben presto edificato un Santuario. La Madonna dipinta, di mano ignota, era già venerata, nel Quattrocento, per le grazie miracolose che dispensava. Nel luglio del 1480, per esempio, un calzolaio forlivese di nome Andrea era stato gravemente ferito in più parti tanto da essere abbandonato in una pozza di sangue. “Non ce la farà mai”: dicevano i più. “Non respira più”: osservavano altri. E fin qui, siamo nell’ordinaria amministrazione di quel tempo. Finché, come riporta un cronista del tempo, Andrea Bernardi noto come Novacula, il moribondo, ricordandosi dell’Immagine, “si fece portare rimpetto a la detta figura, e le si raccomandò, e in brevità di tempo ebbe grazia libera”. Molti forlivesi, dunque, si inoltravano nel vicoletto non più esistente e lasciavano ex voto accanto all’affresco di dimensioni 170×105. Purtroppo, i soliti ignoti erano soliti, appunto, asportare gli ex voto.
Il 15 aprile del 1490, uno stalliere che tempi addietro era stato al servizio di Pino III Ordelaffi, gonfio d’ira per una perdita al gioco, colpì con violenza a stilettate l’affresco che ancora veniva chiamata “Maria della Canonica”. Si avventò in modo furibondo sul dipinto colpendolo nel viso, sopra la guancia sinistra. All’istante sgorgò sangue vivo. Segni dello stiletto e del sangue sono ancora percepibili. Da tale avvenimento, l’Immagine è detta “Madonna della Ferita”. Nell’agosto del medesimo anno, un bolognese residente a Forlì, Girolamo Muti, era caduto rovinosamente da cavallo procurandosi uno squarcio che gli faceva uscire le interiora dal ventre; dato per spacciato anch’esso, addirittura dai medici, fu integralmente guarito dopo che gli fu portata una tavoletta dov’era riprodotta l’Immagine. Seguirono altri fatti prodigiosi e i forlivesi iniziarono a raccogliere fondi per valorizzare e proteggere il manufatto. Così, il 27 settembre 1490, Caterina Sforza – a furor di popolo – fece edificare una magnifica tribuna per il dipinto, primo passo di quella che sarebbe diventata la Cappella della Madonna della Ferita progettata da Pace di Maso del Bombace. L’affresco venne staccato dal muro e collocato su quella che sarebbe stata l’abside di un luogo di culto costruito per la Madonna della Ferita. L’importanza del sito fece sì che divenne un Santuario, simile nelle forme (la mano è la medesima) all’oratorio di San Sebastiano, con cupola ottagonale e materiali di ingente ricchezza. Al progetto misero mano pure gli architetti Cesare da Carpi, Silvestro dei Sarti del Lago Maggiore, Cristoforo da Forlì. Nell’altar maggiore, incorniciato da grosse colonne in pietra, era situato l’affresco tanto venerato. Un’iscrizione spiega che mire emisit sanguinem / et adhuc cruenta cicatrix apparet, cioè “miracolosamente emise sangue” e “ancora si vede la cicatrice”.
Il Santuario sarà completato nel 1521 e, in questo primo tempo, era separato dalla Cattedrale, diviso da una via intermedia. In seguito, l’edificio sarà inglobato nel corpo della Cattedrale fino a diventarne una cappella. Nel 1941, questo spazio venne ridecorato e dedicato al Santissimo Sacramento, pertanto la Madonna della Ferita fu collocata in uno dei due altari laterali, quello sinistro. Si trova tutt’ora lì, discreta, in disparte. Da fuori, continua a distinguersi nettamente la cupola ottagonale.
di Umberto Pasqui blogger
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