Descrizione
Il Santuario
Il santuario è posto presso il confine fra Toscana ed Emilia ed è costruito su un piano, detto anticamente “di Zufardo”.
Si affaccia sulla stretta vallata del torrente Dardagna, interrotta dal detto piano, il severo Corno alle Scale con la sua corte di monti: dalla dolce e pacata Nuda, allo Spigolino coi suoi morbidi prati, all’arida e scoscesa Riva.
La suggestione del luogo è accentuata dall’abbondanza delle acque da cui è circondato. Rivi e torrentelli confluiscono infatti nel torrente sottostante offrendo, in ogni stagione, angoli di bellezza incontaminata.
La vegetazione è ricchissima: piante, fiori e funghi costituiscono un patrimonio naturale da salvaguardare, che i botanici fanno oggetto da tempo di attento studio. Alcuni paesani raccolgono ancora erbe officinali, seguendo una tradizione tramandata di generazione in generazione, ottenendo pronti ed efficaci rimedi per molte affezioni.
Il santuario, pur essendo costruito in un angolo silenzioso e appartato, è facilmente raggiungibile lasciando la Porrettana all’altezza di Silla e seguendo le indicazioni per Lizzano in Belvedere, Vidiciatico, Corno alle Scale, provenendo sia da Bologna che da Pistoia. Seguendo invece la Fondovalle, che da Modena conduce a Fanano, si può raggiungere attraverso il Passo della Masera.
Durante l’estate il santuario è aperto tutto il giorno, mentre in autunno e inverno è possibile visitarlo soltanto di domenica, in occasione delle funzioni religiose.
Tuttavia proprio nei mesi freddi il luogo offre suggestioni particolari, dovute agli intensi colori autunnali, ai giochi della nebbia e al profondo silenzio.
Per chi cerca momenti di solitudine e di riflessione l’Hotel dell’Acero, situato a pochi metri dal Santuario, aperto tutto l’anno e dotato di ogni confort, potrà costituire un’ottima occasione per trascorrere un periodo di riposo lontano dall’inquinamento della città.
La storia
La leggenda narra che due pastorelli, di cui uno sordomuto dalla nascita, erano a pascolare le pecore quando furono colti da una bufera di neve sebbene fosse piena estate. I due bambini si rifugiarono sotto un grande acero e, durante l’imperversare del maltempo, apparve la Madonna che fece acquistare l’udito e la parola al bambino sordomuto. A casa riferirono che la Vergine voleva essere venerata in quel luogo. Ancora oggi il 5 agosto molti pellegrini partecipano alla festa della Madonna in memoria dell’evento.
Il santuario è splendido, in completa armonia con l’ambiente circostante: misura circa 26m per 13m nel transetto, dove le due cappelle, in corrispondenza del presbiterio, formano la croce latina. Esso sorse su un precedente tempietto in pietra che era stato costruito per proteggere l’antico acero (oggi sotto l’altare maggiore) e l’immagine originale dell’apparizione.
La costruzione più antica è la parte vicina al campanile: qui il pavimento è rialzato rispetto al resto. Nel corso del XVII e del XVIII secolo furono aggiunte le altre parti e il campanile, fino alla forma attuale.
Nel periodo estivo sono esposti i “Brunori”, interessanti statue lignee a grandezza naturale: furono donati come ex voto da Brunetto Brunori, uno dei comandanti delle forze fiorentine di Ferruccio Ferrucci, scampato miracolosamente alla morte nella battaglia di Gavinana (03/08/1530) nonostante fosse trapassato da una lancia.
L’immagine
Della Vergine dell’Acero esistono oggi diverse immagini, la più recente è esposta durante l’anno nel santuario ed è una copia della tavola in rame, dipinta ad olio, risalente al secolo scorso.
Sono conservate inoltre due immagini più antiche, una di esse è stata ritagliata da una stampa del 1658 (opera di Bartolomeo Coriolano) che riproduceva come attesa l’iscrizione “il vero ritratto della miracolosa ed antichissima immagine della Madonna dell’Asaro, detta La Vergine posta sull’Alpi”.
L’altra immagine è ormai un lacerato frammento in pessime condizioni.
Questa è con molta probabilità, l’immagine “valda, vetusta et venerabilis in carta bombicina picta”, di cui si parla nella cronaca della visita pastorale di Ascanio Marchesini nel 1573.
L’esistenza di questo frammento ha fatto nascere nel corso dei secoli la leggenda (spesso riportata nei testi dal diciottesimo secolo in poi) che nessuna immagine si potesse sovrapporre all’originale senza che misteriosamente essa venisse strappata e ricomparisse la sottostante.
È probabile invece che la venerazione dei fedeli per l’antica immagine della Vergine abbia fatto si che essa fosse conservata, nonostante l’usura, sotto quelle successivamente sovrapposte.
La fantasia popolare ha quindi colorito di soprannaturale il fenomeno di deterioramento. Del resto molte storie venivano tramandate di generazione in generazione su questa immagine: si diceva per esempio che non potesse essere asportata dal tronco dell’Acero senza che vi ritornasse da sola.
Di questa immagine si parla nel 3° Vol. del Dizionario corografico del Calindri.
Essa viene così descritta: “…La Santa Immagine è di carta stampata, racchiusa dentro ad un antichissimo Acero, il quale con la sua scorza, albume e legno, aggruppandosi intorno all’apertura in esso fatta dapprima per collocarvela, le ha formato come un tabernacolo o nicchia.
Sta la Vergine in atto di allattare con la mammella sinistra il Santo Bambino, è vestita alla greca, ed ha una cometa sulla spalla destra. Tuttora è conservatissima, fatta eccezione di una piccola laceratura che vedesi sulla parte destra, fattavi nello attaccarvi un pezzo di tela dipinta nella quale avvisasi alcun vestigio di altra effige della Madonna”.
Fonte: https://www.madonnadellacero.it/santuario/#rettore
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