Beata Vergine del Popolo in S. Rocco

Descrizione

Descrizione
Il piccolo tempio, eretto in onore di S. Rocco sul colle omonimo, per voto formulato durante la pestilenza dl 1575-1577, risulta completato nella sua struttura originale, nel 1582. Il 17 agosto 1738 è trasportata nella chiesetta una reliquia del Santo. L’oratorio è mantenuto da un’antica Confraternita della quale si ha notizia a partire dal 1606.
E’ officiato da un cappellano, stipendiato dal sodalizio. La Disciplina di S. Rocco ha vita fino agli inizi del Novecento e a questa associazione di laici si devono in gran parte la dotazione e l’arredo più antico della chiesetta, compresa la collocazione dell’organo – ora smontato – opera di Giuseppe Cadei pagato nel 1752. Il 27 aprile 1768 padre Antonio Beccalossi, capo della Confraternita di S. Rocco, ottiene dal comune il permesso di trasferire nel piccolo tempio un affresco seicentesco dipinto sotto le due arcate della scomparsa loggetta della parrocchiale. L’affresco trasportato il 29 seguente è collocato sopra un nuovo altare maggiore, offerto dal medesimo Beccalossi, determina il nuovo titolo della chiesetta che da allora è indicata come santuario della Madonna del Popolo. Con spontanea ed efficace sintesi la pietà popolare riassume ancor oggi la storia antica e più recente di questa chiesa indicandola come “Santuario della Madonna di S. Rocco” Tra il 1834 ed il 1838 l’edificio sacro si amplia con la costruzione delle due cappelline laterali e del porticato antistante la facciata.
Il 17 agosto 1919 vengono inaugurati gli affreschi e le decorazioni interne del santuario, opera di Giuseppe Trainini e dei fratelli Battista e Giuseppe Mozzoni. Un ulteriore radicale restauro della chiesetta è promesso con voto solenne del 28 febbraio 1943 e realizzato in parte nel 1944. Il 26 luglio 1947 i restauri, che comprendono anche la costruzione di una imponente scala d’ingresso al piccolo sagrato, vengono inaugurati e, nell’occasione, l’immagine della Madonna del Popolo, completamente rifatta su tela dal pittore Pietro Galanti viene cinta da una corona d’oro e diamanti offerta dalle madri gardonesi. A compiere il rito è il cardinal Adeodato Piazza, patriarca di Venezia. L’ultimo intervento conservativo strutturale e del patrimonio artistico avviene nel 1980 per iniziativa del prevosto mons. Giuseppe Borra. La facciata del tempio, secondo un tardo modulo settecentesco, non presenta elementi degni di rilievo. E’ preceduta da un portico sostenuto da colonne poggianti su un basamento continuo. La copertura rifatta nel 1980 sfrutta in parte travature e tabelloni recuperati dalla struttura dell’antico oratorio. Il campanile, semplice e snello, porta un completo concerto di campane. L’interno della chiesa presenta una sola navata, alquanto larga che si apre su due profonde cappelle che formano una specie di transetto, e determina la pianta a croce latina dell’edificio. Vi è un unico altare, in buon stile barocco, con paliotto ricco di marmi policromi che, dovuto alla generosità di padre Antonio Beccalossi, è completato intorno al 1770.
Fino agli inizi del secolo XX, sopra l’altare, in luogo della Madonna del Popolo, stava una pala raffigurante la Madonna con santi di scuola morettesca che fu ceduta dal prevosto Rossi. Dell’affresco della cupola sovrastante l’altare è autore Giuseppe Mozzoni che lo esegue nel 1918. Raffigura la Madonna del Popolo che benedice Gardone di cui è riconoscibile lo stemma civico; sotto la protezione della Vergine sono pure posti i reduci ed i colpiti dalla spagnola. Nei pennacchi della cupola Battista Mozzoni dipinge figure di profeti e nel cartiglio dell’arcone “Matri Populi” che sostituisce la precedente “Santo Rocho Dicatum” La navata ha pareti decorate a stucco e sulla sua volta si notano due medaglioni a fresco, opera di Giuseppe Mozzoni: un putto che regge una corona d’alloro e due angeli che sventolano la bandiera nazionale. Sulla controfacciata, nella cantoria dove stava l’organo, ora ricoverato in luogo sicuro, una “Cena di Emmaus” dipinta nel 1980 dal decoratore Alessio Albini di Pontoglio.

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