Eremo delle Carceri

Descrizione

Descrizione

Lo sviluppo dell’Eremo

Il luogo consisteva in un grande blocco roccioso, con grotte usate come celle per i singoli frati e un piccolo Oratorio centrale e visibile dove i fratelli confluivano per la preghiera comune, la Celebrazione Eucaristica, la condivisione dell’esperienza di Dio… Una giornata scandita dalla preghiera. Verso la metà del XIV secolo, i frati hanno cominciato ad abitarvi stabilmente in poverissime dimore. All’inizio del 1400, per impulso di san Bernardino da Siena, viene costruita la piccola Chiesa, il Coro, il Refettorio e il Dormitorio con piccole celle per i frati addossate alla roccia. Le altre costruzioni sono state eseguite nei secoli successivi, secondo le necessità del momento. Numerosi frati, riconosciuti per la loro santità di vita, sono qui vissuti lungo i secoli, tra i quali il Beato Antonio da Stroncone, il Beato Francesco da Pavia e San Giacomo della Marca.

Il piccolo chiostro

L’Eremo, in questa piega della roccia ci fa scoprire in maniera eccezionale la creazione, la natura, le opere di Dio quale rivelazione del suo amore. Francesco vibrava di gioia contemplando la natura, gli occhi tuffati nel verde, la mente assorta in Dio; qui e nella dolcissima campagna umbra contemplava le meraviglie del Signore; ed amava parlare gioioso alle allodole e a tutti gli animali.

Da questa terrazza lo sguardo spazia ansioso per la selva incredibilmente verde alla ricerca delle grotte dei primi discepoli del Santo e di tutti quegli uomini che sono saliti quassù, fra questa solitudine piena di Dio e ricca di tanto silenzio.

Centinaia di frati lungo gli otto secoli di storia francescana qui hanno sostato per attingere energia, grazia e luce per una immensa impresa: trasformare il mondo con il lievito rivoluzionario del Vangelo e della povertà, per essere donatori generosi di ricchezze spirituali a tutti. Eccoli… sembra di vederli ancora, raccolti in preghiera nella semioscurità delle umili grotte, tra il verde dei faggi ed il luccicare limpido degli elci, in questo mare di silenzio profondo rotto solamente dal respiro della natura.

Nel chiostrino pensile, è il pozzo di San Francesco. Da qui si accede al conventino, alla chiesa antica e alla cappellina di S. Maria a cui segue la grotta di San Francesco (link a “La grotta di San Francesco”) che introduce, attraverso un ponticello, all’altra parte della selva.

Il conventino

Il Santuario dell’Eremo delle Carceri, ancorato alla roccia del monte, è stato ampliato lungo i secoli, con la fantasiosa inventiva e creatività dei poveri. Sull’antico Eremo, San Bernardino da Siena (sec. XV) fece costruire un minuscolo convento, un capolavoro di semplicità francescana e di perfetta armonia.

Il conventino emerge tra la macchia di verde intenso della selva e il profumo delle piante, come un nido d’aquila che spazia verso la valle laboriosa, con un’architettura splendida nella sua lineare e sobria semplicità, incastonato morbidamente nella natura a servizio dello spirito e della vita.

Al conventino si accede attraverso il refettorio scavato nella roccia.

Sembra anch’esso esprimere materialmente la gioia di poter condividere tutto con i fratelli e pare segnare la ineffabile presenza di Dio fra quanti si riuniscono nel suo nome. Qui povertà, mortificazione, fortezza e preghiera sembrano prendere corpo e farsi visibili.

Al di sopra di esso è un breve corridoio con le celle dei frati, che si aggrappa al monte e che esprime assai bene – nella nuda ed intatta semplicità – quello spirito di povertà, che attinto alla vita esemplarissima di Francesco ha continuato a fiorire nell’Ordine minoritico.

Cappella di S. Maria Maddalena

Qui è sepolto fra Barnaba da Terni, ideatore e fondatore nel 1462 del “Monte di Pietà” di Perugia: un’istituzione a sostegno di chi, trovandosi in necessità, poteva ricevere un prestito senza interesse, lasciando un pegno in deposito.
Un aspetto non secondario nella predicazione del Vangelo, che è allo stesso tempo annuncio dell’amore di Dio e solidarietà con i fratelli bisognosi.

Oratorio di S. Maria

Dal minuscolo chiostrino pensile ci si trova nella chiesa del XIV secolo con campaniletto a ventola, dove l’altare ed un minuscolo coro invitano alla contemplazione. Dalla chiesa si accede all’antico oratorio di S. Maria, testimone della preghiera di Francesco e della prima comunità: è l’Oratorio piccolissimo ove il Santo con i compagni si ritrovava per la preghiera in comune.

Ovunque Francesco poteva ricavare una piccola chiesa per pregare, il Santo lo voleva sullo stile della Porziuncola e sempre dedicata alla «Madre di ogni bontà».
Accanto alla chiesina è un minuscolo coro dei frati per salmodiare leggendo dall’unico breviario e sostenere silenziosamente pensando a Dio e amandolo.

Grotta di San Francesco

Quando Francesco giunse qui per la prima volta c’erano soltanto grotte naturali nel cuore della fitta boscaglia. Esse hanno imposto il loro gusto e lo stile architettonico alle costruzioni, rispettate con venerazione lungo i secoli.

Per uno stretto passaggio si scende alla grotta del Santo!

Davvero Francesco aveva posto il suo nido nella roccia e quasi imprigionato in questo incavo di pietra s’immergeva sempre più profondamente nella meditazione della passione del suo Signore e mentre le sue mani si aggrappavano alla roccia, si faceva più forte il ricordo della morte di Cristo.

Per Francesco la pietra è Cristo ed egli ricordava come le rocce si spezzarono alla morte del Signore.

A sera, fiaccato dalle penitenze e dai digiuni stendeva il fragile corpo sulla nuda pietra.

Il leccio, la selva e la valle

Un ponte collega l’Eremo all’altra parte della selva dove sono ancora visibili le grotte di Frate Leone e di altri compagni del Santo. Qui lo sguardo si ferma sul secolare leccio e sembra di riascoltare le parole del Santo pieno di amore agli uccelli:

«Fratelli miei alati, molto dovete lodare il vostro Creatore ed amarlo sempre perché vi diede le piume per vestirvi e le penne per volare… vi fece nobili fra le altre creature e vi concesse di dimorare nella limpidezza dell’aria… voi non seminate e non mietete, eppure egli stesso vi protegge e vi governa senza alcuna vostra sollecitudine. Ed essi davano segni di esultanza stendendo il collo e allungando le ali… poi li benedisse dando loro licenza di partire.»

La gola di questa montagna non è chiusa; due immensi costoloni si aprono verso la pianura umbra. Essi sembrano allargarsi come due braccia possenti per abbracciare il mondo, come Francesco ed i suoi che, rinvigoriti nello spirito, scendevano tra i fratelli per annunciare a tutti l’amore, la tenerezza e la misericordia di Dio

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