Gesù Bambino

Descrizione

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IL BAMBINELLO PRODIGIOSO DI S. ANTONIO ABATE

Santuario sorto dal 1939 al 1950 per iniziativa di Antonietta D’Aniello, che diffuse la devozione a Gesù Bambino

LA STORIA DEL BAMBINELLO

La storia del Bambinello prodigioso ha inizio nel 1933 nel piccolo paese di S. Antonio Abate in provincia di Napoli. Così annota il sac. Maurizio D’Aniello. “Chiunque sia andato a via Teilliti di S. Antonio Abate e propriamente nella casa della devota Rosa Alfano resta meravigliato nel vedere che sia le mura che i cassettoni sono pieni di immagini e di sacre statuette. Del resto anticamente quasi ogni famiglia aveva una statuetta del Bambinello”.
In questa santa abitazione troneggiava una statuetta più grande di un Bambino, mentre un’altra statuetta era quasi dimenticata. Certamente non si può stare sempre bene in salute e anche questa donna si ammalò gravemente. Non avendo nessun parente che la accudisse, pregò una pia signorina di nome Antonietta D’Aniello affinché ogni giorno si recasse da lei per prestarle qualche servizio. E Antonietta da amica sincera la servì fino a guarigione completa.

Solo per un po’ di tempo

Quando si licenziarono Antonietta chiese per compenso una statuetta del Bambino Gesù. La devota Rosa gliela consegnò dicendole che gliela dava per qualche tempo, ma che in seguito doveva restituirgliela. Antonietta coabitava con un’altra pia donna di nome Rosaria D’Auria e portato il Bambinello subito lo misero in una nicchia e lo esposero sul cassettone nella parte più esposta della casa.
Antonietta gli fece una nuova vestina e in seguito una nuova nicchia.
Le Suore Compassioniste del paese di Angri regalarono una ghirlanda di fiori bianchi artificiali. Si incominciarono ad accendere ceri e lampade. Molte persone si raccomandarono al Bambinello e ricevettero grazie e favori. Fu chiamato anche un pittore di Scafati e il Bambinello fu ritoccato dandogli una forma più graziosa. I devoti incominciarono a portare ceri e anche qual-che oggetto d’oro.
In casa della devota Rosaria si ebbero così le prime manifestazioni della devozione popolare al Bambinello, con preghiere, concorso di devoti, pellegrinaggi e grazie.
Cominciarono anche le molteplici peregrinazioni della statuetta del Prodigioso Bambino in cerca di una migliore e più consona sistemazione, con un tentativo senza esito di collocare la statuetta nella chiesa dell’Immacolata in S. Antonio Abate.
Ancora controversie e la statuetta del Bambino Gesù non trovò più pace nella stanzetta di Rosaria. là ancora don Maurizio che ci racconta la vicenda in maniera avvincente, facendola rivivere, come dal vero. E intanto il Bambinello trovò sistemazione a Pozzo de’ Goti, in casa di Alfonso D’Aniello, fratello di Antonietta.
“A mano a mano che la statuetta acquistava celebrità si senti-va il desiderio di costruire una chiesa anche di modeste propor-zioni. Molti pensavano di erigerla nel piccolo fondo di Rosaria D’Auria, altri nel crocevia nella proprietà dell’avvocato De Luca. Nella domenica venne Sua. Ecc. Mons. Pasquale Ragosta a far visita all’Ospizio di s. Gerardo e fu anche invitato a vedere il Bambinello.
Il direttore Don Mosé giustamente si oppose perché s’iniziavano così due opere a tre metri di distanza. Non mancarono controversie e disappunti e si acuirono tanto che la devota Antonietta un bel giorno trasportò la statuetta privatamente a Pozzo de’ Goti da suo fratello Alfonso. In questa abitazione il Santo Bambino acquistò rinomanza specialmente nel comune di Angri”.

Uno spazio più grande

Ma il sito fu ritenuto insufficiente a contenere la Chiesa e le Opere in progetto. Si pensò  ad uno spazio più grande su cui realizzare le varie strutture con un tempio maestoso.
E fu posta solennemente la prima pietra il 17 dicembre 1939 dal veste diocesano Mons. Federico Emanuel nel nuovo e definitivo sito, in via casa Russo.
I lavori proseguirono tra mille difficoltà negli anni difficili della guerra e del dopoguerra, ma la volontà tenace del sacerdote Di Iorio, delle devote Antonietta e Immacolatina e di tutto il popolo contribuì in maniera determinante a realizzare un’opera imponente nel breve arco di un decennio.
Al riguardo così si esprime un devoto dell’epoca: “Occorreva però l’uomo predestinato dal Signore perché l’Opera timidamente iniziata potesse svilupparsi e vivificare secondo i disegni dell’Onnipotente. Così nel maggio 1941 un sacerdote molisano, don Luigi Di Iorio, vera tempra di apostolo, che si trovava a Napoli per ragioni del suo ministero, viene chiamato dal vescovo alla direzione dell’Opera.
Malgrado i tempi difficili, il virgulto a poco a poco si sviluppa e diventa un albero robusto e pieno di vita: la cappella è oggi divenuta un tempio grande e maestoso che staglia la sua cupola sul verde collinoso e sulla stessa, una statua del Bambinello Gesù volgerà il suo sguardo a protezione di quanti fedeli, abitanti della zona, hanno dato il loro obolo perché il tempio sorga e si sviluppi”.
Anche qui, come a Pompei, a fianco del Santuario eleva le sue strutture un edificio che dovrà accogliere i piccoli derelitti, orfani dei genitori, care troveranno in don Luigi un padre amorevole e premuroso e nelle devote Antonietta e Immacolatina cure tenere ed affettuosamente materne…
Il 27 ottobre 1946 il Vescovo diocesano mons. Federico Emanuel dichiarava Santuario il nuovo Tempio del quale fu considerato fondatore il sac. don Luigi Di Iorio, iniziatrice dell’opera la devota Antonietta D’Aniello e collaboratrice Immacolatina Delle Donne.
Mons. Emanuel il 29 ottobre 1950, domenica di Cristo Re, fece ritorno a casa Russo per consacrare solennemente il nuovo Tempio e dedicarlo a Gesù Bambino. All’indomani don Luigi pensava già al futuro, a chi dovesse continuare la sua opera e svilupparla secondo i disegni della divina Provvidenza.

I Sacerdoti del Sacro Cuore

Vi furono vari contatti con Istituti religiosi femminili, ma alla fine don Luigi ebbe risposta positiva dai Sacerdoti del Sacro Cuore (Dehoniani), che nei locali annessi al Santuario vi aprirono la Scuola Missionaria nel 1955, che venne poi spostata nella modernissima costruzione sorta nel 1963.
Nel 1970 si registrano interventi sostanziali di restauro del Tempio che acquista così decoro, funzionalità e nuovo indirizzo liturgico.
Infatti il 20 dicembre 1970 il vescovo diocesano Mons. Raffaele Pellecchia solennemente consacrava il nuovo altare, realizzato secondo le norme della costituzione liturgica post-conciliare.
Il 17 dicembre 1979 si registra la solenne ricorrenza del 40° dalla posa della prima pietra del Santuario con celebrazione di una S. Messa di ringraziamento, presieduta dal sacerdote don Federico D’Aniello.
Auspice il parroco don Vincenzo Rosanova, la statuetta di Gesù Bambino il 4 febbraio 1989 viene portata in processione nella chiesa parrocchiale di S. Antonio Abate dove sosta fino al 6 dell’indicato mese, allorquando con grande concorso di popolo viene accompagnata al Santuario di casa Russo. Il 17 dicembre 1989 con una solenne celebrazione, presieduta da Sua Ecc. Mons. Felice Cece, Arcivescovo di Sorrento – Castellammare, è stato ricordato il 50° della posa della prima pietra del Santuario.

In onore di Gesù Bambino

Antonietta ha vissuto 40 anni all’ombra del tempio innalza-to in onore di Gesù Bambino. Ha fatto la sua ultima comunione partecipando alla S. Messa delle ore 7 il mattino del 12 febbraio 1980. Poi dopo aver fatto colazione, sentendosi poco bene si è rimessa a letto. Sembrava una crisi passeggera, invece lei ha fatto le sue raccomandazioni insistendo: «Dico davvero, è il mio testamento». Voleva che si mantenesse l’impegno di dire una S. Messa per le anime del Purgatorio e una in onore di Gesù Bambino, al quale ha dedicato la sua vita e ha rivolto la sua più cara invocazione:
«Amor soave,
del mio cuor ti dò la chiave,
apri e chiudi a tuo piacer,
compi in me il tuo voler».
Non vi sono fatti straordinari nella sua vita; le tante persone che venivano a visitarla sentivano il fascino della sua pietà e devozione. Le ore che trascorreva in preghiera ne avevano affinato l’animo, che si manifestava con preziosi consigli e un accogliente sorriso, frutto della singolare esperienza di fede, guidata da buoni padri spirituali.
Raccontava spesso degli esempi tratti dalla vita dei Santi, per incoraggiare le persone a vivere cristianamente o anche citava delle frasi ascoltate nelle prediche o lette nei libri edificanti. Intonava il rosario, novene e canzoncine di antica tradizione.
Nella sua umiltà era cosciente di aver portato a termine la sua missione di animatrice della devozione popolare e di iniziatrice di un’Opera di grande aiuto per i tanti orfani e per i giovani desiderosi di diventare sacerdoti del S. Cuore. Il 17 novembre aveva lasciato scritto su un foglio: «La luce che ho acceso arde ancora e spero nel Signore durerà sempre».

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