Negli Atti delle visite pastorali di San Carlo Borromeo non si trova cenno del santuario della Madonna dei Pastori, chiamato anche Madonna di Pomaleccio, per il semplice fatto che esso ancora non esisteva. L’arcivescovo il 29 ottobre del 1566 veniva da Pagnona e seguì l’itinerario che il suo contemporaneo Paride Cattaneo della Torre proponeva nella Descritione della Valsassina: «Si parte da Pagnona et discendendo al fiume Varrone, passato il sinistro vado si ritrova sull’atra ripa un forno da ferro et altre fucine et fu edificato da M. Pavolo Mornico. Partendosi dal detto forno, salendo verso mezzogiorno al monticello di Piazzo si perviene et tornato nella valle Casargo pigliasi la via salendo verso il monte dalla destra parte venendo verso mezzogiorno lontano dalla valle un miglio per selve, boschi et prati passando, a Indovero si perviene. Evi una chiesa di Santo Gottardo Vescovo; de anticho hano un alta torre et ancorché sia mezzo distrutta rende bella mostra di sé per essere in luogho eminente. Si passa una valletta et poi alla chiesa di Santo Martino passando per un miglio lontana da Indovero, si ritrova la villa di Naro. Hanno qua una chiesuola di santa Brigida et una di Santo Rocho».
San Carlo trovò la parrocchiale di San Martino – che era esattamente a metà della strada fra Indovero e Narro –, San Gottardo a Indovero, Santa Brigida, Santa Maria Consolatrice, i Santi Rocco e Sebastiano in Narro, oltre all’antico oratorio di Sant’Ulderico sul monte, classificato dallo Zastrow tra gli edifici romanici del secolo XI in Arte romanica nel comasco. Nella successiva visita, il 18 agosto 1582, consacrò la nuova chiesa parrocchiale di San Martino, essendo parroco Ambrogio Mornico, come si legge in un’epigrafe. Ampie notizie sui resoconti e sui provvedimenti del Borromeo si possono trovare in San Carlo in Valsassina di Eugenio Cazzani.
La Guida illustrata della Valsassina di Fermo Magni, accennato agli itinerari per Indovero che si potevano seguire negli anni venti del secolo scorso (ora ci sono strade asfaltate sia da Casargo sia da Vendrogno), riferisce: «Indovero è un villaggio che appare anche più elevato di quanto non sia, perché il pendio ripido del monte, che precipita su Taceno, rende più sensibile il dislivello, Le case addossate le une sulle altre sul breve pianoro, sono presso che nascoste sotto una selva di castani e di noci. La posizione offre un panorama incantevole. Tra Indovero e Casargo è la Chiesetta di Santa Maria a Pomaleccio, meta di una sagra, che si celebra la seconda domenica d’agosto».
Tutto quello che si sa intorno al santuario di Pomaleccio è nel Cronicon di don Pacifico Scuri da Pagnona, parroco dal 1897 al 1946. Su un blocco di cemento della cupola è incisa la data 12 giugno 1760 con il nome dell’allora parroco Giovanni Magni d’Introbio, che fu a Indovero e Narro dal 1757 al 1771. Sembra evidente che si tratti del giorno in cui furono terminati i lavori di costruzione. È poi inciso 1774 sulla base di una colonna di granito del portico, a indicare che esso fu aggiunto in quell’anno.
Riferisce il Cronicon che «Santa Maria di Pomaleccio fu eretta sul sito di un’antica cappella sacra alla Madonna cui in specie i pastori del luogo portavano speciale devozione per le straordinarie grazie riportate nel secolo XVII. Allo scopo, a voto dei pastori, si passò all’attuale erezione dell’oratorio, del quale si dice in una scritta: A nuovo rimesso l’anno 1903. Sito dove la Beata Vergine nella miracolosa immagine fece il primo miracolo. Trasportata l’anno 1759 lì 7 luglio».
Nel 1910 il curato Scuri con solenne processione vi collocò una statua dell’Immacolata, «squisito lavoro del signor Speluzzi di Milano».
LA LEGGENDA DELLA PINA SUL SANTUARIO DELLA MADONNA DEI PASTORI
In loco è possibile anche ascoltare la leggenda della Pina sul Santuario della Madonna dei Pastori: accadde un tempo, così tramandava la vecchietta, che due fratelli, litigando nel bosco, giungessero sul punto di avventarsi l’un contro l’altro con i coltelli. Già stavano per colpirsi quando i loro sguardi s’affissarono a una Madonnina che era dipinta su una vicina cappelletta. Si aprirono i loro occhi accecati dall’odio, i coltelli caddero dalle loro mani e i fratelli s’abbracciarono rappacificati per grazia della Vergine, in onor della quale promisero di costruire una chiesetta. Fecero intanto trasportare più vicino al paese il tabernacolo, che l’indomani fu ritrovano al posto di prima; il trasferimento fu ripetuto, ma ancora l’immagine sacra tornò donde era venuta. Si capì in tal modo che la Madonna voleva la chiesetta presso il torrente Pomaleccio, sulla vecchia mulattiera che da Indovero portava a Casargo. E lì sorse il santuario dove ancora si fa festa, la seconda domenica d’agosto.
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