Descrizione
I fedeli di Dorno sono sempre stati molto uniti alla Madonna del Boschetto, da oltre tre secoli si rivolgono a Maria in questo bellissimo Santuario chiedendo grazie e preghiere per se stessi e per le loro famiglie. Ogni anno nel mese di maggio si celebra la messa tutti i giorni alle 20.30. A fine luglio la novena a S. Anna e altre celebrazioni durante l’anno nei momenti liturgici dedicati a Maria.
La storia del Santuario della Madonna del Boschetto ci è tramandata tramite un esposto presentato dal Marchese Luigi Crivelli Scarampi di Dorno al re di Spagna nel 1666.
Da questo esposto, di cui una copia è conservata nell’Archivio Parrocchiale, risulta che presso il Palazzo di detto marchese e sopra i suoi beni esisteva una edicola in cui era dipinta l’immagine della Beata Vergine detta del Boschetto, seduta in trono col Bambino tra le braccia.
In conseguenza del grande concorso di fedeli e delle grazie che tramite la Madonna si ottenevano, con le offerte dei pellegrini che lì affluivano anche dai paesi vicini, venne costruita una piccola chiesa alla cui costruzione diede l’assenso anche il marchese Crivelli, senza pregiudizio dei suoi diritti. In seguito, essendo le offerte dei fratelli arrivate a costituire una ingente somma, questa venne affidata in custodia al tesoriere, Cesare Padova; essa più tardi fu depositata presso il Monte di Pietà di Pavia.
Da un documento d’archivio risulta che tale somma era di lire ventimila, oltre ad oggetti d’oro, di argento e di vesti di seta; si era nel 1630. Il Parroco d’allora decise di costruire una chiesa grande e chiese al marchese il sedime su cui edificarla, che il marchese concesse, ma con la clausola “senza pregiudizio dei suoi diritti”.
Quando la Chiesa fu costruita (anno 1666), il Marchese domandò per se’ e i suoi discendenti il diritto di “iuspatronatus” che comportava il privilegio di nominare il Cappellano al quale si dovevano consegnare le offerte per la celebrazione delle Messe, anche di quelle celebrate da altri sacerdoti. Il Parroco Magorio negò questo diritto, osservando che la Chiesa era stata costruita con le offerte dei fedeli e che i “regolatori” della stessa (così si chiamavano allora i componenti il consiglio di amministrazione), avevano la prerogativa di nominare il cappellano e di amministrare le offerte. Questi “regolatori” venivano nominati dal Vescovo di Pavia su proposta del Parroco di Dorno.
Di qui l’esposto del Marchese al Re di Spagna, in cui si accusa il Parroco di avere agito senza chiedere il permesso del Vescovo, senza aver consultato lui e senza averlo tenuto al corrente di quanto stava operando sulla sua proprietà.
Il Marchese Crivelli presentava al Re queste e altre lagnanze, per cui chiedeva al sovrano di ingiungere al Senatore di Pavia e al Pretore di intervenire presso il Vescovo perché non permettesse di venire spogliato dei propri diritti. Da un documento del 1666 risulta che vennero nominati “li regolatori della chiesa” e in questo consiglio fu incluso il Cappellano del Marchese come semplice consigliere e senza altri diritti.
Ma il giuspatronato non fu concesso: si trattava, secondo il diritto canonico, del privilegio che spettava ai fondatori di chiese di presentare alla autorità ecclesiastica un candidato a un beneficio ecclesiastico vacante.
Appena la Chiesa fu terminata, furono tante le Messe celebrate (ogni giorno si celebrarono dalle dodici alle quattordici Messe), che questi “regolatori” poterono continuare nelle opere di abbellimento; segno visibile del numero delle Messe celebrate all’altare della Madonna rimane l’impronta dei piedi dei sacerdoti celebranti sulla pedana di legno dell’altare (esistente tutt’ora sotto la pedana attuale).
Il magnifico altare della Madonna, costituito da marmi finissimi di un caldo colore rosato, è descritto nel verbale della Visita Pastorale.
A proposito dell’ altare, si racconta una graziosa leggenda. Un nobile genovese, essendo addolorato per la fuga dalla casa paterna di un suo figlio, fece voto alla Madonna che, se lo avesse ritrovato, avrebbe fatto un dono alla chiesa del luogo dove avesse rintracciato il figlio. Dice la leggenda che, giunto a Dorno, trovò il fuggitivo che dormiva sotto il portichetto che fiancheggia il Santuario. Sapendo che la Chiesa era dedicata alla Madonna, chiese al Parroco cosa vi mancasse, e il Parroco gli mostrò che non vi esisteva un altare degno di essa e della Madonna ivi venerata; il nobile genovese si impegnò a procurare la somma di denaro occorrente a erigere il magnifico altare che ammiriamo ancora oggi.
La Madonna del Boschetto, secondo un’altra pia tradizione, avrebbe fatto parlare una piccola muta.
Della primitiva immagine che era stata trasportata nella nicchia del nuovo altare erano rimaste solo le teste della Madonna e del Bambino; il dipinto fu completato con vesti di seta ricamate, quasi ad atteggiare le figure.
La pietà dei Dornesi e dei pellegrini non venne mai meno e il Santuario divenne sempre più adorno.
Nel 1767 fu firmato il contratto con Andrea Luigi Serassi di Bergamo, famoso organaro, per la costruzione dell’organo e l’anno seguente il falegname e intagliatore Franza Petraggiani costruì la cantoria: la spesa pagata in quattro rate fu di lire 4750 e 17 soldi.
Nel 1764, dalla fonderia Bonavilla, vennero fuse le tre campane che furono issate sul campanile.
Nel 1732 venne posta in opera la balaustra dell’altare maggiore, lavoro del marmista Fossati di Pavia e nel 1760 furono costruite le balaustre dei quattro altari laterali, dedicati allora all’Immacolata, all’Addolorata, a S. Anna e a S. Antonio da Padova.
Nel 1794, per ordine regio, si mandarono a Torino numerosi “ex voto”: tra questi un prezioso turibolo d’argento con la relativa navicella, braccialetti d’oro, tovaglie finemente ricamate, contro-altari di damasco finissimo, candelabri, campanelli, lampade e due calici.
Nel 1848 furono rifuse le attuali campane dalla ditta Barigozzi di Oleggio Castello.
Nel 1855 si riordinò la Chiesa e gli altari furono ristrutturati e dedicati a S. Anna, all’Annunciazione, alla Visita della Madonna a S. Elisabetta ed alla Presentazione di Gesù al Tempio.
Sempre nel 1855, venne costruita la gradinata di granito all’ingresso del santuario.
Questo fu consacrato il12 luglio 1902 da Mons. Pio Giuseppe Passerini, Vescovo, Vicario Apostolico dello Sciensì meridionale (Cina).
Nel 1900 il Prevosto Mons. Maroi incaricò il pittore dornese Biagio Canevari di ridipingere la Madonna col Bambino Gesù e il pittore si ispirò e riprese l’immagine che si trova alla base di un ostensorio di rame sbalzato che porta anche lo stemma del marchese Crivelli (l’ostensorio é conservato nella Casa Parrocchiale).
Nel 1940, il pittore Mazzucchi di Vigevano dipinse la Madonna e il Bambino su tela, ed é questo il quadro che fu venerato fino al 1993, allorché fu rimosso per rimettere in evidenza il dipinto del Canevari.
Nel 1955 fu posato il pavimento in mosaico del presbiterio e nel 1957 i pavimenti di marmo della Chiesa tutta.
La facciata del Santuario é di stile rococò. Di fianco all’altare maggiore vi é una cappellina dedicata alla Madonna del Rosario, che porta il titolo di “Rosa mistica”; era in origine l’antica sacrestia ridotta a cappella del Suffragio e più tardi del Rosario.
Sul lato sinistro della Chiesa sorgeva anche l’abitazione del custode; fu demolita, perché cadente e disabitata, negli anni Cinquanta. L’immagine della Madonna del Boschetto é stata incoronata, nel corso di una solenne cerimonia, il 25 aprile 1966, in occasione del terzo centenario della Chiesa attuale; eretta appunto nel 1666, come attesta un documento dell’epoca, “ad onore di Maria Vergine, con l’elemosina dei fedeli, per le grazie ivi dispensate da Dio, in onore di una Santa Immagine dipinta in un muro trovato in mezzo un bosco”. La solenne cerimonia del 1966 é stata voluta dalla comunità dornese anche in segno di riparazione per il sacrilegio furto perpetrato il 28 febbraio 1963, quando ignoti ladri spogliarono la Sacra Immagine dei preziosi offerti dai fedeli per grazie ricevute.
In questa occasione, sul capo della Madonna, venerata come “via veniae” (via del Perdono), é stata posta una corona d’oro finemente cesellata e ornata di quaranta pietre preziose, opera della Scuola d’Arte del Beato Angelico di Milano e offerta dalla comunità dornese.
Nello spiazzo erboso davanti al santuario una modesta croce di legno ricorda la Missione che si tenne alla metà degli anni Trenta, animata dagli Oblati della Immacolata di Vigevano guidati da padre Balduzzi.