Descrizione
La Cappella dei Santi Rocco e Sebastiano di Fabbrica è stata fondata intorno al 1350-60 dalla famiglia Molesti che alla metà del XVII secolo circa la donò a Iacopo Ricciardi, nobile fiorentino che ne promosse il restauro (testimoniato da un’epigrafe datata 1666), per poi cederla in epoca successiva alla famiglia Gaetani della Colombaia. Socrate Isolani, nel suo libro Il mio paese. Vicende di alcuni castelli pisani edito nel 1907, precisa che la cappella attuale non è quella realizzata dai Molesti, ma corrisponde a quella ricostruita dai Gaetani. La proprietà dell’edificio passò poi ai Barbolani di Montauto e in seguito ai Mazzetti che lo fecero restaurare e successivamente donarono al Comune.
All’interno della Cappella dei Santi Rocco e Sebastiano di Fabbrica è conservata una piccola scultura in terracotta raffigurante la Madonna del Latte, fissata su una tavola in legno dipinta, e inquadrata da una grande tela con un’apertura centrale.
La statua della Madonna del Latte, in terracotta, è modellata ad alto rilievo a mano libera. La Vergine è raffigurata seduta, nell’atto di sorreggere con la mano destra il Bambino sulle ginocchia e di porgergli il seno per allattarlo con la sinistra. Il Bambino è in posizione frontale seduto su un cuscino dorato posto sulle ginocchia della Madonna; le braccia sono aperte lateralmente nell’atto di tenersi alla Madre con la destra e di reggere il globo, simbolo del suo potere sul mondo, con la sinistra.
La scultura in terracotta è fissata a una tavoletta in legno di forma quadrangolare, su cui è dipinto un ricco baldacchino a padiglione, realizzato con una stoffa damascata a fondo oro con elementi decorativi vegetali blu e foderata in rosso. Nella parte inferiore della tavoletta, a sinistra della scultura, è dipinta in rosso la parola Ave e a destra, abbreviata, Maria. La terracotta è posta su una mensola sagomata avente alla base un pennacchio triangolare, su cui è dipinto uno stemma nobiliare partito: a sinistra compare lo stemma dei Gaetani a fasce verticali rosso e oro, a destra quello dei Nardi delle Ruote, con tre spade in rosso poste in obliquo e allineate l’una sull’altra su fondo bianco.
Ispirata ad un modello elaborato nella bottega di Benedetto da Maiano attorno al 1475, di cui si conoscono repliche destinate a forme devozionali pubbliche e private, la Madonna del Latte di Fabbrica trova un puntuale termine di confronto nell’immagine, realizzata in stucco e caratterizzata da un’analoga policromia, inserita nel tabernacolo all’angolo tra via de’ Neri e via de’ Rustici a Firenze. Da un punto di vista formale troviamo invece corrispondenze nelle opere di Benedetto Buglioni e della sua bottega, dove il tema della Madonna del Latte conosce una grande varietà di declinazioni. La decorazione della tavoletta con il baldacchino a padiglione e al centro la Madonna si attiene infatti a uno schema ben noto in ambito fiorentino alla fine del XV secolo.
La presenza dello stemma al centro della mensola documenta come la terracotta sia stata eseguita in occasione del matrimonio tra due membri delle famiglie Gaetani e Nardi delle Ruote. L’opera, destinata in origine a forme devozionali strettamente private, doveva avere carattere beneaugurante nella prospettiva della prole che avrebbe avuto origine dal matrimonio. Di questo matrimonio si ha notizia nel volume stampato a Napoli nel 1720, dal titolo Discorso genealogico della famiglia Nardi, scritto da Marco Antonio Curatolo e dedicato a Cosimo III dei Medici, dove sono ricordate le nozze tra Bartolomeo di Bartolomeo Gaetani e Francesca nata dall’unione di Ilarione Nardi con Lucrezia Galilei. Nonostante le ricerche svolte, il contratto matrimoniale non è ancora riemerso e la data precisa del matrimonio sfugge. Tuttavia il notaio che rogò l’atto è noto, Ser Piero di Ser Francesco Sini, ed è ricordato da Benedetto Varchi come il notaio della nuova Signoria di Firenze del 1527. Il matrimonio deve, comunque, essere avvenuto agli inizi del XVI secolo.
La commissione della terracotta si inserisce comunque in un più ampio quadro di commissioni a carattere invece pubblico dei Gaetani per la pieve di Santa Maria Assunta di Fabbrica nei primi anni del XVI secolo, tra cui la realizzazione da parte di Benedetto Buglioni nel 1504 dell’altare in terracotta policroma, tuttora presente in chiesa, nonché di altri arredi: un fonte battesimale inserito in una cornice architettonica, un tabernacolo per gli oli santi, un tondo raffigurante l’incontro tra Cristo fanciullo con San Giovannino e una statua di Sant’Antonio Abate.
A fare da cornice alla Madonna del Latte è stata posta in epoca successiva, in funzione di coperta di icona, una grande tela, con un riquadro centrale vuoto, in cui sono raffigurati lo Spirito Santo, San Gerolamo, Sant’Anna e angeli. Si tratta di un uso ben noto a partire dal XVII secolo, quando si manifesta la necessità di attualizzare antiche immagini sacre che, per la particolare devozione di cui erano oggetto, non potevano essere rimosse o sostituite. L’opera in base alle caratteristiche stilistiche può essere datata nell’avanzata seconda metà del XVII secolo, inoltre la pittura caratterizzata da pennellate veloci fa pensare ad un artista abile nella decorazione a fresco. Notevoli appaiono gli echi della pittura genovese e di quella di Luca Giordano che possono indirizzarci verso Alessandro Gherardini, nato a Firenze nel 1655 e morto a Livorno nel 1726, autore dei rinnovamenti decorativi degli apparati di chiese e palazzi con vasti cicli di affreschi, realizzati a Firenze, Pontremoli e Pisa, nonché autore di molti quadri a soggetto religioso, storico e mitologico a Firenze, Pontremoli, Livorno e nella Toscana occidentale.
In origine la scultura della Madonna del Latte aveva avuto una destinazione privata e doveva trovarsi in una delle residenze della famiglia Gaetani, forse a Firenze, ma non si può escludere la stessa Fabbrica. A distanza di quasi due secoli dalla sua realizzazione l’opera era stata riattualizzata e inserita in una coperta di icona. Al momento l’attestazione più antica della presenza della terracotta e della tela nella Cappella dei Santi Rocco e Sebastiano a Fabbrica è costituita dalla visita pastorale del Vescovo Alliata nel 1796. Possiamo ipotizzare che l’installazione dell’opera all’interno della Cappella sia da collocare nel momento in cui i Gaetani fecero ricostruire l’edificio.
L’opera è sempre stata oggetto di grande devozione inoltre nella cappella, santuario mariano, tutt’oggi nel mese di maggio viene recitato giornalmente il rosario.
Dal sito internet “Viaggiare di questi tempi”
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