Descrizione
Re deve la sua importanza alla prodigiosa effusione di sangue avvenuta nel 1494 sopra un affresco raffigurante una Madonna del latte. Geograficamente è situato nella Valle Vigezzo orientale in provincia di Novara a 7 chilometri dal confine con la Svizzera (Canton Ticino) a 710 metri di altitudine.
Collocato sulla sponda sinistra del Melezzo orientale, deriva il suo nome dal dialetto “Ri” (torrente), mentre l’agglomerato più popoloso del paese è situato più in alto sul dorso della montagna con il nome di Folsogno.
Correva l’anno 1494. Re allora era solo uno dei tanti piccoli villaggi sparsi lungo la vallata. Una piccola chiesetta sorgeva vicino all’abitato e sua sulla facciata, sotto un portichetto, era affrescata una Madonna col Bambino. Quel martedì 29 aprile, sul far della sera un certo Giovanni Zucono, che poi i paesani chiamarono Zuccone, si trovava lì vicino con altre persone, riunitesi per giocare a piodella (gioco che consisteva nel tirare un sasso appiattito, la “piodella”, contro un cilindro di legno su cui ognuno aveva posto una moneta; vinceva chi riusciva a far cadere le monete vicino al proprio sasso).
Quel giorno lo Zuccone era sfortunato e continuava a perdere; stizzito, si girò e tirò la pietra contro la chiesa dedicata a San Maurizio martire, colpendo proprio il ritratto della Vergine. Subito pentitosi dell’atto sacrilego, fuggì via. Il giorno dopo un fedele, toccando l’effige in atto di devozione, si accorse che questa perdeva sangue dalla fronte. Prontamente accorsero il curato del villaggio e tutti i paesani, gridando al miracolo. Il sangue continuava a sgorgare abbondantemente ed emanava un intenso profumo. L’effusione di sangue durò circa venti giorni ed è documentata in due pergamene: una del tempo del miracolo, firmata dal Podestà della valle, Daniele Crespi e da 4 notai. Per giorni venne raccolto in pezze di tela che il parroco ripose in un calice, fino al 18 maggio, quando il prodigio cessò. I devoti accorsero a centinaia da ogni regione; molti ammalati e disgraziati si ritrovarono guariti. Le autorità civili e religiose attestarono il miracolo.
Davanti all’immagine della Madonna del Sangue, fu subito costruito un altare. In seguito, dal 1606 al 1628 fu edificata una Chiesa più grande che conglobava l’immagine, la quale, pur rimanendo al suo posto, risultava collocata sull’altare. Ma l’afflusso dei pellegrini provenienti dall’Italia e dalla Svizzera richiese un Santuario più grande. Nel 1894, quattrocentesimo anniversario del miracolo, si decise di realizzare un tempio grandioso. L’attuale grandiosa basilica, di stile bizantino-rinascimentale, iniziata nel 1922 è stata consacrata il 5 agosto 1958 dal Vescovo di Novara ed è stata insignita da Pio XII del titolo di Basilica Minore. In un tabernacolo sul retro dell’altare sono conservare in un’ampolla di cristallo pezzuole di stoffa intrise del sangue miracoloso. Testimonianza della grande devozione popolare sono le centinaia di ex voto che tappezzano le pareti della Basilica.
La festa del miracolo si svolge ogni anno dal 29 aprile al 1 maggio, con un pellegrinaggio a piedi da Domodossola.
LE RELIQUIE DEL SANGUE
Il sangue miracoloso sparso dalla fronte della Madonna è il tesoro più prezioso del santuario. Una piccola quantità del sangue miracoloso è contenuta in una minuscola ampolla di cristallo chiusa da un tappo di vetro e sospesa ad una catenella d’oro. Il sangue recuperato si presenta sotto forma di piccoli cristalli di varia grandezza, di colore gialliccio e rosso cupo.
L’ampolla è racchiusa in un calice di vetro assieme con una pezzuola di color avorio scuro e un frammento di seta contenente un batuffolo di mussolina color grigiastro. La seta è cosparsa di chiazze color rosso cupo. Ci sono altri due frammenti di seta dal colore rosso scarlatto e un frammento di tela greggia dalla forma di fettuccia, cui aderiscono frammenti di carta argentata. Il calice è chiuso da un coperchietto metallico con quattro sigilli. Il più piccolo è indecifrabile. Potrebbe risalire alla prima ricognizione della reliquia del 1628 eseguita dal vescovo Volpi. Un secondo sigillo è del vescovo Eula e si riferisce ad una probabile ricognizione da collocare nel decennio del suo episcopato tra il 1876 e il 1886. Il terzo del vescovo Ossola risale al 1948, anno in cui il vescovo francescano prelevò un frammento di stoffa intrisa del sangue miracoloso per esporlo in un piccolo ostensorio che accompagnò la statua della Madonna Pellegrina in tutte le Parrocchie della diocesi di Novara. Serve ora per dare la benedizione col sangue miracoloso ai pellegrini che giungono in santuario.
L’ultima ricognizione è dell’ottobre 1962 per iniziativa dell’Arcivescovo Gramigni. Le preziose reliquie sono custodite in un tabernacolo sul retro dell’altare della Madonna in un reliquiario portatile inaugurato il 5 agosto del 1928, modellato sul disegno del nuovo tempio.
Le tracce del sangue sull’immagine del miracolo sono quasi scomparse; si possono individuare solo con strumenti ottici. Una indagine scientifica sia sull’affresco sia sulle reliquie del sangue è stata eseguita dal prof. Judica Cordiglia di Torino nel 1962. Il contenuto dell’ampolla ha fatto riscontrare lo spettro inconfondibile dei componenti del sangue; e le stoffe sono risultate tessuti dell’epoca del miracolo; mentre l’esame radiografico della testa della Madonna ha messo in evidenza la frattura della parte frontale causata dallo spigolo di un corpo contundente di forma piatta (la piodella).
L’indagine del Cordoglia ha pure evidenziato un particolare sorprendente sfuggito ai testimoni oculari al tempo dell’effusione: la colata di sangue, anziché scorrere sulla parete liscia dell’affresco, avrebbe percorso il volto della Madonna e del Bambino come se fossero due persone reali.
L’IMMAGINE DELLA MADONNA DEL SANGUE
L’affresco della Madonna di Re raffigura con uno stile romanico bizantineggiante una delle Madonne del latte, assai diffuse nel periodo tra il XIII e il XVI secolo. Seduta in trono con Ges§ Bambino benedicente sulle ginocchia, la Madonna è rappresentata nella sua funzione di madre-nutrice del Figlio di Dio; nella destra ostenta tre rose, il “fiore dei vergini” e il simbolo del Rosario.
Ai piedi dell’immagine un cartiglio annunzia il significato teologico della missione di Maria: “In gramio Matris sedet sapientia Patris” (“In grembo alla Madre sta la sapienza del Padre”), espressione tipica dei Padri della Chiesa, non estranea alla cultura classica pagana. La devozione popolare vedeva anche nel seno della Vergine un segno di protezione e di buon auspicio rivolto alle puerpere in tempi in cui non si trovavano “succedanei al latte materno”. Il pittore della Madonna di Re è anonimo non avendo lasciato la firma né su questo affresco né su altre opere da lui dipinte con uguali caratteristiche sia in Ossola che fuori. A preferenza di pittori celebri, è stato scelto dalla Provvidenza a “creare” un’immagine che sarà strumento di grazia e che avrà larga diffusione in Italia e all’estero. Soprattutto nelle case della Valle Vigezzo, della Valle Cannobina, del Lago Maggiore e del Canton Ticino l’immagine della Madonna del Sangue ha un posto di onore; inoltre la sua figura con la stimmate inconfondibile del sangue appare dipinta dovunque sui muri esterni delle abitazioni e sulle umili casere degli alpeggi.
Grazie all’emigrazione vigezzina di spazzacamini, peltrai, rivenditori ambulanti, pittori e gioiellieri, l’immagine della Madonna del Sangue è giunta nei vari cantoni svizzeri, nel Tirolo, in Ungheria, in Austria, in Cecoslovacchia e fino nelle Americhe. A S.Paolo di Appiano (Tirolo) nel 1875 è stato eretto un Santuario dedicato alla Madonna di Re; presso Ginevra in una cappella a Perlj la Madonna del Sangue è stata riprodotta in una grande vetrata da Alexandre Cingria; così pure sulla porta di legno del tabernacolo della chiesa di Semsales in una scultura policroma, opera di Marcel Feiullat.
In Ungheria esistono due santuari: uno a Budapest e l’altro a Gorcsonj.