La Beata Vergine della Salve è la Patrona di Alessandria e si venera nella Cattedrale di Alessandria.
Il santuario non è un edificio ma la cappella nella quale in Cattedrale è esposta la statua della Beata Vergine della Salve.
La denominazione deriva dal fatto che era in uso intonare dinanzi alla statua la Salve Regina e quindi assunse il titolo della “salve” che poi i fedeli Alessandrini interpretarono con le iniziali di: “Salve Alessandria La Vergine Esaudisce”, detta prima semplicemente Santa Maria, quindi fino al 1489 Madonna dello Spasimo.
La statua del 1489, in legno di tiglio dipinto, rappresenta Maria svenuta tra le braccia di San Giovanni Evangelista che la sorregge davanti alla croce.
La tradizione vuole che una statua con l’effigie della Madonna esistesse già ai tempi della fondazione di Alessandria (1168) nella chiesa di Rovereto, nell’area dell’attuale Santa Maria di Castello, e che fosse trasportata nella nuova cattedrale e collocata nel 1208 nella cappella a capo della navata sinistra. Nel 1489 la statua è trasferita in un’altra cappella. Nel 1592 avviene il definitivo trasferimento nella cappella allora dedicata alla Purificazione e a San Perpetuo e solo nel 1649 si ricostruisce internamente la Cappella della Salve rinnovandone la decorazione.
A seguito della distruzione della Cattedrale da parte di Napoleone nel 1803 il simulacro fu portato dapprima nella Confraternita della SS. Annunziata, poi nella chiesa di Sant’Alessandro e infine nel 1810 nella chiesa di San Marco, riaperta all’officio di Cattedrale con il titolo di San Pietro. La nuova cappella, ubicata nella testata del transetto destro, fu ideata dall’architetto Cristoforo Valizzone.
La cappella attuale, realizzata su disegno di Emilio Arboreo Mella, con decorazioni di Carlo Costa e figure del cav. Gamba, risale al 1874-79.
La cassa che racchiude il simulacro è stata fabbricata nel 1877 dall’orefice alessandrino Antonio Testore basandosi su antichi della precedente del 1761 che fu danneggiata gravemente dall’incendio del 1876.
Nel 1930, durante il completamento dei restauri del Duomo, il prof. Boasso di Torino rinfrescava la decorazione modificando alquanto quella precedente del Costa e il prof. Morgari ne ripassava i dipinti togliendo però tutti i fondi panoramici e sostituendoli con un uniforme fondo oro a mosaico.
Il 24 aprile 1489, giorno sacro a San Giorgio, il simulacro di Maria esposto alla venerazione, fu visto sudare copiosamente. A questo seguirono molti altri prodigi in occasione di guerre, siccità ed inondazioni. Furono stabiliti dei legati come quello del 1600 che faceva obbligo alla famiglia del Marchese Cuttica di Cassine, di fare omaggio ogni anno, di un sacco di grano, tradizione che ancor oggi di rinnova. Ed ancora nel 1700 fu costituito un altro legato che imponeva alla famiglia del Marchese Tomaso Ghilini, divenuto dopo molti anni padre, di ringraziare Maria per la paternità, facendo omaggio di un grosso cero al quale, nel tempo, se ne aggiunsero altri cinque da parte del comune ed ancora quattro da parte di altre organizzazioni. Ancora oggi si offrono dieci ceri da parte di privati fedeli. In tempi molto recenti si sono susseguiti avvenimenti miracolosi: il 24 aprile 1945 la Vergine cominciò a sudare preannunciando un triste evento; infatti dopo due giorni i tedeschi invasero la zona e solo dopo estenuanti trattative si decise di discutere per l’eventuale resa, nella Cattedrale, all’ombra di Maria, e, dopo tre giorni fu definita la resa: la guerra per gli Alessandrini era finita.
Per l’antichità del culto e le grazie e prodigi nel corso di più secoli nel 1837 si rivolgeva supplica a Roma dell’aurea corona e nel 1842 il capitolo vaticano emanava decreto per la coronazione.
Festività principali: II domenica dopo Pasqua, 28 maggio, Venerdì Santo, III domenica di settembre, Maria Addolorata (27 dic.), San Giovanni Battista (24 giugno)
Dopo il 1489 gli storici alessandrini narrano del richiamo suscitato non solo nella città, ma nelle vicine borgate, in tutta la Lombardia e tra la maggior parte dei popoli dell’Alta Italia.
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