Madonna in Campagna

Descrizione

Descrizione
La diocesi di Milano è ricca di santuari, la cui origine è spesso legata ad apparizioni di Maria Santissima o ad eventi prodigiosi che a lei si riferiscono; inizialmente erano semplici edicole che sorgevano isolate nelle campagne, dove la popolazione rurale esprimeva la propria religiosità nelle forme popolari e, a volte, superstiziose.
Tra i santuari mariani va annoverato anche quello dairaghese della Madonna in Campagna, la cui costruzione risale al 1522.
Il santuario della Madonna in Campagna venne realizzato per devozione nel 1522, come ricorda la data sul muro esterno dell’abside, conservando una pittura quattrocentesca che raffigura la Madonna del Latte, staccata dal muro originale e posta in opera come pala d’altare.
Quest’immagine, doveva appartenere ad una chiesetta dedicata a S. Nazaro, forse d’epoca longobarda, che in origine sorgeva al posto di quella attuale dedicata alla Madonna.
Nell’immagine sacra la Vergine siede maestosamente su una cattedra lignea e indossa la tradizionale tunica purpurea, alla quale è sovrapposto il manto che le avvolge il capo. Il Bambino, che indossa una tunica verde adornata con fiordalisi, le siede in grembo e benedice con la mano destra mentre con la sinistra regge un cardellino.
Le pareti dell’edificio furono affrescate nel 1551 con figure di santi che, assieme all’antica Madonna, hanno per comune denominatore quella funzione taumaturgica da sempre attribuita al santuario.
La sacrestia venne fatta costruire per devozione da Giovanni Battista Corte nel 1751, come testimonia l’iscrizione sopra il suo ingresso: DOM SACRARIUM DEVOTIONE IO BAPTE A CVRTE ERRECTVM ANNO MDCCLI (a Dio ottimo e massimo, sacrestia eretta da Giovanni Battista Corte per devozione nell’anno 1751).
Nella primavera del 1933 il prevosto Attilio Barera fece decorare il santuario. La volta fu decorata a tempera sempre nel 1933 da Carlo Pargoletti di Borsano.
Il suo successore, don Paolo Crespi, nel 1937 attuò il restauro esterno della chiesa e fece aggiungere il pronao alla facciata.
L’anno seguente, il prevosto Crespi concluse i lavori facendo incoronare da monsignor Antonio Stoppani, il 24 aprile 1938 con due diademi d’oro lavorato e incastonato di gemme, la Madonna e il Bambino affrescati sopra l’altare.
Un appunto di don Paolo Crespi ricorda che “Il cardinal Schuster, invitato dal prevosto a donare al santuario una preghiera supplica, il 4 maggio 1940 concedeva la grazia”.
La chiesa fu dotata del nuovo campanile nel 1946, con la dedica: I SOLDATI DELLA GUERRA 1940-1945 CLERO E POPOLO A MARIA SS.
Dopo i lavori di restauro, eseguiti dal prof. Bernardo Carli nei mesi di ottobre e novembre 1983, entrando in chiesa si possono ammirare gli affreschi del Cavaliere inginocchiato davanti alla Madonna col Bambino, San Michele Arcangelo, le teste coronate di Davide e Salomone, l’Annunciazione, Santa Caterina d’Alessandria e Santa Lucia, San Francesco, San Rocco, San Sebastiano, Santa Liberata, un’altra Caterina d’Alessandria grande e San Donato, quest’ultimo aggiunto nel 1674.
Questo nostro Santuario è nato e si è conservato per il suo legame “popolare”. La gente di Dairago lo ha accolto come un dono dei padri e come un segno di unità tra le famiglie, luogo di semplice invocazione e di sostegno nei momenti difficili.
La figura di Maria è al centro del Santuario e a lei sono stati confidati i più segreti pensieri del cuore, le più nascoste preoccupazioni, ma anche i sogni, le speranze, le cose grandi e belle che fanno sempre nuovo il cammino.
Sull’altare di questa chiesetta la popolazione locale venera l’immagine della Madonna del Latte (130 x 70 cm) seduta in trono, che porge il seno al figlio.
La Madonna del Latte
Il tipo iconografico della Madonna del Latte, denominata in greco “Panagìa Galaktotróphousa” e in latino “Virgo Lactans”, è di origine bizantina, tuttavia questo soggetto trovò grande sviluppo nel Rinascimento, divenendo caro alla pietà popolare del Quattrocento che vi percepiva l’umanità di Dio.
Sempre nello stesso secolo, per lodare la generosità di Maria, si diffuse largamente anche il titolo di Madonna delle Grazie raffigurata, soprattutto nel Meridione, nel momento in cui dona il latte materno, ossia come Madonna del Latte.
Uno dei motivi della diffusione di dette Madonne è da ricercarsi nell’importanza ricoperta nelle culture contadine dall’allattamento, considerato un momento essenziale della maternità e un compito strettamente legato alle donne, le quali, per cautelarsi contro i disturbi di mancanza di latte o di lattazione insufficiente, si recavano presso i santuari, al fine di assicurare la protezione in questa funzione fondamentale per la società rurale.
Il modulo della Madonna del Latte deve la sua fortuna anche ai testi liturgici che celebravano la maternità divina di Maria, come il Messale Ambrosiano del 1475: “beata ubera quae te lactaverunt dominum et salvatorem mundi”, o il Messale Ambrosiano del 1488: “beata ubera lactent tantam dignitatem”.
Il soggetto veniva spesso ripreso anche dai predicatori, come il beato Bernardino da Busti autore del celebre Mariale (1480), dove il seno di Maria è esaltato quale fonte di nutrimento spirituale per gli uomini.
La stessa visione dominava ancora nel Cinquecento, come testimoniano un’antifona mariana di Compieta ed alcune preghiere del tempo di san Carlo.
Nella Milano rinascimentale, furono eseguiti moltissimi dipinti della Madonna del Latte per opera di Foppa, Donato di Bardi, Solario, Luini, Boltraffio, Lanino, Bergognone.
Il motivo uberale venne però abbandonato dopo il Concilio di Trento, in particolare nella diocesi di Milano le raffigurazioni della Madonna che allatta vennero combattute dal cardinale Federico Borromeo, con le sue istruzioni De pictura sacra.
Il cardellino
Nel dipinto venerato nel santuario dairaghese, il cardellino posato su una mano del Bambino costituisce un tipico riferimento alla passione di Cristo, riscontrabile in numerose pitture della stessa epoca.
Tale uccellino deve il proprio nome al fatto che anticamente si credeva vivesse nutrendosi solo di cardi e di spine.
Secondo una leggenda di cui si ignora l’origine, ma che è propria del mondo cristiano, durante la passione del Signore, il cardellino si mise ad estrarre a una a una le spine dalla corona che feriva Gesù; trafitto a sua volta dalle punte intrise dal sangue di Cristo, il volatile sarebbe rimasto per sempre macchiato di rosso sul capo.
Questa leggenda fiorita nel XIV secolo ha segnato la comparsa del cardellino nelle rappresentazioni pittoriche, ritratto vicino o addirittura tra le mani di Gesù Bambino; l’esempio più celebre è senz’altro la Madonna del Cardellino di Raffaello conservata nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

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