Descrizione
Il santuario è sorto in un’area dove c’erano risorgive e boschetti di ontani, venerati dai Celti, qui stanziatisi nel IV secolo a.C.[1] Nel I secolo a. C., con l’arrivo dei Romani, le divinità celtiche furono assimilate a Giunone, quale protettrice delle partorienti e della vita nascente, cui venne innalzato un tempio. A Onzato, furono rinvenute are votive dedicate a Giove e a Minerva[2].
La nascita del santuario cristiano
Tra il IV e il V secolo, il cristianesimo si diffuse a Onzato, dove sorsero due importanti luoghi di culto: in campagna, il tempio romano si trasformò nella chiesa della Madonnina del boschetto; nel borgo, all’interno di una villa rustica romana, nacque la chiesa paleocristiana intitolata agli apostoli Pietro e Paolo.[3]
Il priorato dei frati eremitani
Nel medioevo, accanto alla chiesa campestre della Madonnina del boschetto si sviluppò il priorato degli eremitani di sant’Agostino, alle dipendenze della casa madre, il convento cittadino di San Barnaba, che custodivano il santuario e provvedevano alla cura dei pellegrini[4].
Le liti per l’uso delle acque risorgive
Le monache benedettine del monastero dei Santi Cosma e Damiano, di Brescia, che avevano estesi possedimenti terrieri ad Onzato, furono spesso in lite per l’uso delle acque che sgorgavano copiose dalle risorgive e dai fontanili intorno alla Madonnina del boschetto.[5].
La visita apostolica di san Carlo
La visita apostolica di san Carlo del 3 agosto 1580 attesta che la Madonnina del boschetto si trovava fuori dalla “Terra di Onzato”, era costruita a strati alterni di mattoni e ciottoli, aveva un unico altare e una sola campana, e vi si celebrava soltanto nei giorni dedicati alla Madonna[6].
La nuova chiesa
Negli anni 1730-1738 la parrocchia di San Siro fece costruire una nuova chiesa con tre altari, una nuova sacrestia e un nuovo romitorio[7]. Della chiesa antica, si conservò solo l’affresco cinquecentesco della Natività di Gesù. L’architetto a cui venne affidata la ricostruzione fu probabilmente il comasco Antonio Corbellini, da Pellio Superiore, Valle d’Intelvi (morto nel 1748): si tratta del medesimo architetto a cui si deve la chiesa parrocchiale dei Santi Siro e Lucia. Lo stile presenta i tratti caratteristici del barocchetto lombardo.
La custodia degli eremiti
Durante il Seicento e il Settecento, la Madonnina del boschetto è stata custodita e accudita con amore dagli eremiti, che vivevano nell’attiguo romitorio. Gli eremiti erano dei frati laici del terzo ordine agostiniano.
Due gli eremiti segnalati nelle carte dell’archivio parrocchiale: l’eremita Giuseppe Bordogna da Nuvolento, che “il 12 settembre 1742 è morto, dopo essere vissuto ottant’anni servendo alla Beata Vergine di Onzato” e l’eremita David (il cui nome ne indica la probabile origine ebraica)[8]che “nel 1758 consegna le chiavi del santuario al Capitano di Giustizia di Brescia, che l’ha messo sotto sequestro per una lite tra il parroco Giobatta Bacinetti e il Comune di Onzato”.[9]
Il grande afflusso dei pellegrini
La visita pastorale del 15 novembre 1886 registra che i pellegrini affluivano numerosi al santuario, dai paesi del circondario, soprattutto nei tempi di siccità, pestilenza e altre pubbliche calamità[10]. Nel 1927, la pieve paleocristiana di Onzato, dedicata agli apostoli Pietro e Paolo, venne chiusa al culto e una pala d’altare cinquecentesca che vi era collocata fu trasferita sull’altare omonimo degli apostoli presso il santuario[11].
Il santuario è risparmiato dall’alluvione
Il 4 novembre 1966, la Mella sommerse Castel Mella sotto due metri di acqua e fango. Le funzioni religiose della comunità furono spostate dalla chiesa parrocchiale, inagibile, al santuario della Madonnina del boschetto, risparmiato dalla furia dell’alluvione[12].
Fonte Wikipedia
Contatti
- IndirizzoLOCALITA' ONZATO 25030 CASTEL MELLA BS
- RegioneLombardia
- LocationCASTEL MELLA