Descrizione
ORIGINI DEL SANTUARIO
Il santuario deve il suo nome al ponte monumentale del XII-XIII secolo alla foce dell’Arroscia, dove, già prima dell’anno 1000, sorgeva un Ospizio, primo ospedale di Albenga, dedicato all’assistenza dei pellegrini e dei malati con a fianco una cappella, Ecclesia S. Mariae Pontis Arociae, officiata dai monaci benedettini del Monastero dell’isola della Gallinaria.
A partire dal 1250 il santuario viene indicato semplicemente come la Chiesa di Pontelungo mentre l’opera caritativa dell’Ospizio diventa un vero e proprio centro di accoglienza grazie al sostegno dei cittadini di Albenga prodighi e generosi; nell’anno del giubileo di papa Bonifacio VIII, nel 1300, il santuario fu meta di numerosissimi pellegrini di passaggio per andare o ritornare da Roma.
Ai monaci Benedettini, che curarono il Santuario per quasi 4 secoli, subentrarono i Canonici dell’Arcidiaconato della Cattedrale rimanendovi fin verso la fine del 1800, quando furono nominati custodi del Santuario i Francescani, che rimasero a Pontelungo per oltre un secolo fino all’arrivo nel 2006 dei frati Francescani dell’Immacolata.
La devozione a Maria, da sempre radicata nel cuore degli albenganesi, che hanno sempre festeggiato due solennità: La presentazione al Tempio e La Visitazione di Maria SS., acquista particolare fervore a partire dalla sera del 2 luglio 1637, quando “terribili pirati barbareschi sbarcarono a Ceriale e, dopo aver depredato il piccolo borgo, si volsero alla volta di Albenga per metterla a saccheggio. In prossimità del Pontelungo, furono abbagliati da uno strano ed inspiegabile fenomeno luminoso. Sconcertati, quei saraceni ritornarono precipitosamente alle loro navi e si diedero alla fuga”.
Tutta la popolazione attribuì l’intervento miracoloso alla Madonna di Pontelungo e l’amministrazione comunale decise di far costruire una nuova chiesa, l’attuale santuario, che fu inaugurata il 21 dicembre 1722 quando “l’Effige di Maria Vergine, e dei due Santi contitolari, in mezzo ai quali stava collocata… prima di essere introdotta nel nuovo tempio, fosse processionalmente, e con tutta la pompa e magnificenza trasportata in Città per ivi essere coronata e riconosciuta per singolare Protettrice e Principale Padrona…”; da allora l’incoronazione viene rinnovata ogni cinque lustri, ultima delle quali nell’anno giubilare del 2000.
Papa Pio XII nel 1949 dichiarò la Beata Vergine di Pontelungo “Principale patrona della città e della Diocesi di Albenga” e nel 1954 la chiesa fu elevata a Santuario Diocesano da Mons. Raffaele de Giuli.
Il Trittico
Il “Trittico” è un “paliotto d’altare” costituito da tre scomparti, realizzato in tempera su tavola, dalle dimensioni di cm 178 x 170, e terminato nel 1502. Il linguaggio dell’artista presenta caratteri di accentuazione quasi scultorea delle forme e delle figure e, contemporaneamente, una semplicità compositiva, unita alla staticità dei soggetti rappresentati.
Il dipinto mariano segue il modello iconografico della “Maestà” che, sorto alla fine del secolo XIII in Toscana, si è affermato come uno dei temi più ricorrenti nella pittura di questa regione ed esprime la particolare devozione per la Vergine assisa in trono con Gesù Bambino.
Nel pannello centrale del Trittico, la Vergine Patrona della città siede sul trono posto sul “Pontelungo” tenendo il Bambino Gesù sul ginocchio sinistro, mentre due angeli, in atteggiamento di preghiera, fanno corona alle spalle.
Negli scomparti laterali sono raffigurati, a destra dell’osservatore, San Giovanni Battista e, a sinistra, il papa e martire San Sisto II, entrambi antichi protettori della Liguria.
Il Trittico è un inno di riconoscenza e di adorazione verso la Santissima Trinità che, per mezzo della Santa Vergine Maria, ha realizzato il mistero di amore per la redenzione degli uomini e per la loro adozione a figli di Dio; è un messaggio di misericordia e di accoglienza, poiché offre al visitatore un sicuro e confidente rifugio tra le braccia della più tenera delle madri, la Santissima Vergine Maria che, insieme al Figlio Gesù, sembra invitare tutti a chiedere doni e grazie.
L’incastonatura nel complesso marmoreo dell’altare ci rimanda alla forte valenza liturgica che il quadro assume all’interno del Santuario, ricordandoci che la Madonna è Colei che porta Gesù a noi e noi a Lui; è l’aurora che preannuncia la venuta del sole, come canta la liturgia nell’antifona d’introito della messa della Natività della B.V. Maria: “Il Signore Gesù, sole di giustizia sorto da Maria, aurora della salvezza, sia con tutti noi”.
Maria è preludio dell’avvento di Cristo, è speranza di salvezza per il mondo intero, è Colei che dissipa l’oscura notte dei tempi. E’ questo il messaggio che l’artista sembra suggerirci, pennellando sullo sfondo quel tenue chiarore boreale, alle spalle delle figure, che infonde speranza in un mondo avvolto dalle tenebre.
Inoltre, la posizione appena sopra il tabernacolo ci richiama al fatto che è proprio nell’Eucaristia e nella divina liturgia che Cristo entra in contatto con noi, il luogo e il tempo in cui la Vergine ce lo offre e dove, nutriti dello stesso pane, che è Cristo, protetti dalla stessa Madre, che è Maria, ci ritroviamo fratelli, membra dello stesso corpo, che è la Chiesa.
Ed è proprio a questa realtà ecclesiale concreta, in cui lo Spirito Santo continua ad agire, che ci rimandano le due figure laterali di papa Sisto II e di S. Giovanni Battista, ambedue in atteggiamento di benedire e di accogliere, sotto e dentro il manto della Chiesa, Sposa eterna dell’Agnello, ogni uomo che vive.
Il Trittico si presenta come un’oasi nel deserto, luogo di ristoro per l’anima assetata, sorgente di acqua fresca di fonte, lieto annuncio di bene e di vittoria, visione di paesaggi stupendi, segno di dolce conforto e di sicura speranza…
dal sito internet: https://www.santuariomadonnadipontelungo.com/storia
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