Descrizione
Sulla balza del monte Marcantone dove oggi sorge il Santuario, visse e venne martirizzata Santa Augusta. Storicamente la sua vicenda si colloca nel V secolo, periodo in cui, tramontato l’impero romano, i Visigoti di Alarico invasero le Venezie.
Secondo la tradizione un valoroso guerriero visigoto di nome Matrucco fortificò questo luogo per controllare la stretta di Serravalle: era il padre di Augusta. La bambina nacque verso il 410, ma la madre morì di parto e la piccola venne affidata alla nutrice Cita, una donna cristiana di Piai di Fregona che segretamente educò Augusta a questa nuova fede.
Augusta alternava la preghiera all’esercizio della carità e a questo punto della leggenda si colloca un evento miracoloso di cui viene fatta memoria anche da un segno a terra e da un capitello posti lungo la salita che conduce al Santuario: Augusta era solita raccogliere il pane avanzato sulla mensa del castello per darlo ai poveri, ma un giorno venne fermata dal padre che le chiese cosa stesse trasportando. Augusta dichiarò di avere dei fiori e per miracolo, nell’aprire il grembiule, i pani si erano davvero trasformati in fiori.
Augusta non praticava il culto alle divinità pagane, rifuggiva i lussi della sua corte e rifiutava ostinatamente le offerte di matrimonio: tutto ciò insospettì il padre che infine scoprì la fede in Cristo della figlia. Matrucco le chiese di abiurare, ma Augusta fu irremovibile. Venne imprigionata e
sottoposta alle più atroci torture a cui sopravvisse: le furono strappati alcuni denti, fu condannata al rogo, che però non la ferì, venne sottoposta al supplizio della ruota, ma la ruota si spezzò. Infine Matrucco ne ordinò la decapitazione. Era il 22 agosto, probabilmente dell’anno 425.
Da allora la vita di Santa Augusta viene ricordata dai serravallesi e dai pellegrini che da secoli salgono al monte Marcantone, soprattutto in occasione della sua festa che si celebra solennemente il 22 agosto di ogni anno.
La cappella di Santa Augusta
L’attuale cappella fu edificata a seguito del rinvenimento delle reliquie della santa, avvenuto in questo luogo il 27 marzo 1450 durante i lavori di
ristrutturazione della primitiva chiesa posta entro il castello. Oltre all’urna di Santa Augusta furono trovate altre due tombe: la prima emanava profumo
e conteneva il corpo di Santa Cita, la nutrice e prima evangelizzatrice di Augusta, nell’altra vi erano i crani di San Biagio e di San Pellegrino. Questo spazio di impianto gotico è da allora il luogo di custodia di quelle preziose reliquie e dal punto di vista architettonico è una importante testimonianza dell’assetto quattrocentesco di questo sito: la cappella costituiva infatti il presbiterio dell’antica chiesa, che risultava quindi disposta ortogonalmente rispetto all’attuale edificio seicentesco che l’ha inglobata.
Le trasformazioni che questo spazio e i suoi arredi hanno subito nei secoli, come l’inserimento di aperture, il rifacimento della zoccolatura o l’inserimento di un nuovo altare, non hanno fortunatamente cancellato il profondo senso del sacro di questa cappella che custodisce una lunga storia di devozione.
La decorazione pittorica
Un ciclo ad affresco il cui tema non è facile da individuare, perché riunisce Santa Augusta e San Lorenzo, santi protettori del territorio, l’immagine penitenziale del Cristo Crocifisso e la Madonna in Trono, ricopre le pareti di questa cappella, caratterizzando l’intero spazio del Santuario anche grazie ad un intervento di restauro che è stato completato nel 2006.
Tale ciclo è stato recentemente assegnato ad Andrea da Cividale di Belluno (1401-1482/3), pittore noto alla critica anche come Andrea da Treviso (Fossaluzza, 2012). Si tratta quindi dello stesso artista a cui spetta anche la decorazione della Volta dei Dottori nell’Oratorio dei Santi Lorenzo e Marco a Serravalle, la cappella della locale Confraternita dei Battuti, associazione tra laici di salda ispirazione cristiana che si occupò dell’edificazione anche di questo Santuario. Benché siano andate perdute intere gamme cromatiche, in particolare l’originario azzurro dei fondi, e pur in presenza di ridipinture che ad esempio hanno lasciato nel sottarco solo la figura di San Sebastiano, questo ciclo rivela la spiccata capacità narrativa del pittore, la sua chiarezza compositiva, l’eleganza nella resa delle figure e un’attenzione per i particolari descrittivi degli abiti e dei diversi materiali, capaci di dare concretezza e verisimiglianza alle scene e di rendere chiaro il messaggio dottrinale di cui sono portatrici.
Arca di Santa Augusta
L’arca quadrangolare venne realizzata tra il 1450 e il 1452 per contenere le reliquie di Santa Augusta. La fronte è tripartita da arcate che ospitano la
Madonna col Bambino, Santa Augusta (a destra) e la sua nutrice Santa Cita (a sinistra) rispettivamente accompagnate da due figure di proporzioni minori che sono state riconosciute come il Pievano di Serravalle, Alvise da Ferrara e il Podestà di Serravalle Pietro Soranzo, cioè i rappresentati del potere religioso e civile di Serravalle nel 1450 e pertanto testimoni del rinvenimento delle reliquie. Sui fianchi si riconoscono le figure di San Leonardo di Limoges (fianco destro) e, probabilmente, San Faustino (fianco sinistro), un santo guerriero bresciano il cui culto venne diffuso dai Longobardi ma che nel territorio non è oggetto di particolari devozioni. L’arca è stata assegnata allo scultore bellunese Giovanni Antonio da Marcador che qui, come nel dossale coevo a cui era originariamente correlato, risulta molto didascalico nell’inserire i nomi dei santi e un’iscrizione sul bordo inferiore che
documenta le fasi del rinvenimento del corpo di Santa Augusta. Buono è inoltre lo stato di conservazione dell’opera: è infatti possibile intravvedere tracce della colorazione che originariamente la arricchiva e che certamente dava risalto alla figure, come pure alle cornici e agli inserti vegetali.
L’arca è sorretta da colonnine, dignità riservata alle tombe dei santi, e un’antica pratica devozionale invita i fedeli a passare tra le colonne per avere la miracolosa cura dal mal di schiena.
Sacello dell’urna
Una cancellata in ferro battuto individua l’angolo sinistro della cappella ed è posta a proteggere una piccola urna in pietra che, secondo la tradizione, è il contenitore dove vennero rinvenuti, proprio in quest’angolo, i resti di Santa Augusta.
Nella cancellata è inserita una cornice cinquecentesca in pietra, contornata da un ovale in marmo rosso di Francia entro cui i fedeli, per un’antica devozione, sono soliti introdurre il capo per ottenere dalla santa la guarigione dal mal di testa.
Al di sopra è posta una statua in bronzo di Santa Augusta, che ai piedi ha deposti gli strumenti del martirio, attribuita alla bottega di Paolo Possamai di Solighetto (1859-1938). Essa venne realizzata nel 1925 quale voto fatto dalla popolazione di Serravalle durante l’invasione austro-ungarica della città del 1917-18, com’è ricordato nell’iscrizione che corre sul basamento.
Testi a cura di Silvia Bevilacqua di sintesi&cultura con la collaborazione dei responsabili del Santuario