Sacro Cuore di Gesù (Basilica Santuario)

Descrizione

Descrizione
Uno dei luoghi di culto più celebri di Sanremo è probabilmente il santuario del Sacro Cuore di Bussana, eretto nel nuovo paese ricostruito dopo il disastroso terremoto del 23 febbraio 1887 per merito soprattutto dell’allora parroco del piccolo borgo dell’entroterra matuziano don Francesco Lombardi. Progettato dagli ingegneri Maurizio Dufour, Salvatore Bruno e Giacomo Picconi, l’imponente edificio venne infine elevato alla dignità di basilica da Pio XII nel 1939. Per conoscere un po’ meglio le vicende storico-artistiche ecco una breve sintesi della sua storia e del suo patrimonio artistico, curata da Andrea Gandolfo.
Il santuario del Sacro Cuore di Bussana, situato sul promontorio di Capo Marine al centro del nuovo paese, fu voluto in modo particolare dall’allora parroco di Bussana don Francesco Lombardi, il quale, dopo la distruzione del suo paese a causa del rovinoso terremoto del 23 febbraio 1887, dedicò tutto il resto della sua esistenza per la realizzazione di una nuova grande chiesa nel nuovo centro abitato di Bussana, sorto nell’immeditato entroterra del litorale tra Sanremo e Arma di Taggia per accogliere la popolazione sfollata dal vecchio paese andato quasi completamente distrutto dal sisma. Il 15 settembre 1889 si tenne la solenne cerimonia di posa della prima pietra del nuovo edificio sacro alla presenza del vescovo di Ventimiglia Tommaso Reggio e delle massime autorità del circondario. Il santuario, realizzato in stile tipicamente neorinascimentale e caratterizzato dalle notevoli dimensioni (46 metri di altezza, 37 metri di larghezza e 97 metri di altitudine sul livello del mare), fu progettato dall’ingegnere Maurizio Dufour di Genova, poi perfezionato dall’ingegnere Salvatore Bruno di Sanremo e infine concluso da un altro ingegnere sanremese, Giacomo Picconi.
Secondo i piani originari predisposti dal Comune bussanese, la nuova chiesa avrebbe dovuto essere di grandezza normale, tanto che per la sua erezione venne inizialmente stanziata una somma di 62.000 lire. A questo progetto, affidato all’ingegner Bruno, si oppose però vivamente don Lombardi, che era invece intenzionato a costruire un edificio dalle dimensioni monumentali. Il parroco di Bussana si rivolse allora all’ingegner Dufour, già progettista della chiesa genovese dell’Immacolata, il quale predispose un disegno di santuario a pianta ottagonale, che fu in seguito ampiamente rivisto e corretto dallo stesso Dufour, da Bruno e da Picconi. Il preventivo per questo nuovo progetto ammontava però ad almeno 180.000 lire (una cifra decisamente considerevole per l’epoca), cosicché don Lombardi dovette innanzitutto convincere le autorità comunali ad abbandonare il progetto iniziale e a devolvere alla Fabbriceria del santuario le 62.000 lire stanziate, che nel frattempo erano rimaste 48.000 lire in quanto 15.000 erano già state spese nei primi lavori della nuova chiesa. Alla fine la richiesta del parroco fu accolta dal Consiglio comunale, non senza peraltro vivaci contrasti appianati soltanto grazie all’intervento del sottoprefetto di Sanremo, che fu presente alla seduta dedicata alla questione sollevata da don Lombardi.
Dopo questo primo risultato positivo, il parroco di Bussana riuscì a convincere l’ingegner Bruno ad accettare e correggere il disegno di Dufour, assicurandogli che avrebbe trovato lui stesso tutti i fondi per l’erezione della chiesa senza gravare minimamente sulle finanze bussanesi. Don Lombardi inviò allora a tutti i parroci italiani e a tutti i superiori delle Congregazioni religiose una richiesta di aiuto a favore della causa dell’erigendo santuario, al quale contribuì per primo il vescovo di Ventimiglia Reggio, che inviò tremila lire, seguito da moltissimi benefattori (si calcola siano stati addirittura più di un milione), i quali, tra il 1887 e il 1903, diedero il loro contributo alla realizzazione del santuario. Il 14 dicembre 1892 avvenne la consacrazione della chiesa, peraltro non ancora ultimata, mentre, intorno all’edificio sacro, venivano eretti un orfanotrofio e un asilo infantile, iniziavano ad affluire i primi numerosi fedeli grazie soprattutto all’instancabile attività portata avanti dalla Federazione operaia cattolica ligure, e veniva fondato il periodico «L’Eco del Sacro Cuore», che si pubblica ancor oggi ed è spedito in tutto il mondo ai benefattori del santuario. La consacrazione definitiva del tempio si tenne invece il 20 ottobre 1901 alla presenza dell’arcivescovo di Torino, cardinale Agostino Richelmy, del vescovo di Ventimiglia Daffra, di quello di Massa Marittima Gio Batta Boracchia, e con la partecipazione di moltissimi fedeli provenienti da vari centri della Liguria e del Piemonte.
La facciata del santuario ha un aspetto particolarmente imponente ed è caratterizzata da un’impronta rinascimentale mitigata dal grandioso arco del frontone, sormontato da una croce di rame dorato alta cinque metri. In cima al campanile è collocata invece la statua in bronzo dorato del Sacro Cuore di Gesù, alta tre metri e mezzo, che è stata realizzata dai fratelli Bertarelli di Milano con una corona regale tempestata di pietre di vari colori e una raggiera sul capo, mentre dal cuore si dipartono sette raggi sino al livello del piedistallo, dove risalta l’iscrizione: «Cor Jesu regnat, vincit, imperat». L’arco del frontone risulta decorato con tredici medaglioni realizzate dal savonese Raffaele Resio nel 1893, mentre i grossi pilastri che reggono l’archivolto sono ornati da quattro nicchie con le statue della Fede, della Carità, di sant’Egidio e di san Francesco di Sales, scolpite dal veneziano Giusto Liva. Il mosaico policromo sovrastante il portale fu disegnato dal pittore torinese Luigi Rodolfo Morgari nel 1893 con la consulenza del direttore dei mosaici della basilica veneziana di San Marco Pietro Saccardo. Ai lati della scalinata di accesso si stagliano due grandi statue di angeli eseguite dal bergamasco Cesare Zonca nel 1910 ad ornamento della facciata. Il portone del santuario, scolpito nel 1893 dai fratelli Liva in noce massiccia con intarsi a cassettoni, è inquadrato da un classico portale marmoreo realizzato nel 1915 da Cesare Paleni di Bergamo su disegno di Pietro Agosti.
Nel catino dell’abside è dipinto l’affresco del Morgari L’omaggio delle nazioni al Sacro Cuore (1893), al di sotto del quale, tra due imponenti cornicioni che seguono il perimetro della chiesa, sono sistemate diciassette nicchie, contenenti una serie di grandi statue in gesso realizzate nel 1893 dal torinese Giovanni Minoia. La volta del presbiterio presenta invece l’affresco Il trionfo dell’Eucarestia realizzato del Resio, autore pure dell’affresco della volta centrale raffigurante L’apparizione del Sacro Cuore a santa Margherita Maria Alacoque e dei due angeli della Giustizia e della Pace, tutti eseguiti nel 1893. Gli affreschi decoranti i due ampi frontoni sono stati dipinti dal Morgari ed illustrano con varie allegorie dell’inno che si recitava alle lodi dell’ufficio del Sacro Cuore di Gesù nel Breviario romano. Lo stesso Morgari realizzò nel 1893 anche le rappresentazioni simboliche della Fede, della Speranza e della Carità, che ornano gli spazi tra le cappelle laterali insieme alla figura del Buon Pastore. Al di sopra dell’organo, fabbricato nel 1915 dalla ditta Vittino-Bossi-Vegezzi di Centallo, si trova l’ampia finestra a trifora istoriata raffigurante la Madonna del Sacro Cuore, eseguita nel 1893 dal nizzardo Giuseppe Fassi su disegno dal Morgari, che fu anche l’autore delle quattordici tele che costituiscono il percorso di un’artistica Via Crucis. L’interno del santuario si distingue in modo particolare per la profusione di oro sullo sfondo delle pareti, sui capitelli, sulle lesene e sui cornicioni, mentre la doratura del soffitto fu realizzata da Giovanni Minoia. Gli stucchi di ispirazione classica sono dovuti invece a Giusto Liva, che vi trasfuse mirabilmente il gusto e la tecnica della migliore arte veneziana.
Sul lato sinistro del santuario nei pressi dell’entrata, subito dopo una porta recante sulla lunetta l’affresco Risurrezione del Resio, è collocata la statua lignea del Cristo morto realizzata dallo Zonca. Nella successiva «Grotta di Lourdes», eseguita dallo stuccatore Luca Casella, sono sistemate una statua dell’Immacolata e una raffigurante Bernadette Soubirous, scolpite entrambe nel 1898 dal Minoia. Su un lato della navata si trova l’altare dedicato alle Anime del Purgatorio, eseguito nel 1915 da Ludovico Pogliaghi, con il gruppo scultoreo delle anime purganti scolpito in marmo bianco da Ernesto Paleni di Bergamo. L’altare successivo, dedicato a sant’Egidio patrono di Bussana, è sovrastato da una tela del Resio raffigurante il santo abate, mentre sopra l’altare è collocata una statua lignea settecentesca di sant’Egidio. L’ultimo altare a sinistra, dedicato alla Santa Croce e scolpito dal sanremese Domenico Carli, è caratterizzato dal trittico del pittore Paolo Gaidano di Poirino raffigurante il Trionfo della Croce (1901). In una nicchia ai lati dell’altare è posta una statua lignea di Santa Teresa del Bambin Gesù, realizzata nel 1974 dallo scultore Ferdinando Perathoner di Ortisei, e affiancata da un’altra statua, rappresentante san Giovanni della Croce ed eseguita sempre da Perathoner.
Sull’altare maggiore, realizzato nel 1894 dal Carli su disegno dell’ingegnere onegliese Antonio Spinelli, si staglia la grande statua in legno del Sacro Cuore di Gesù, scolpita nel 1892 dal Minoia. Dietro l’altare è ubicato il coro portato a termine nel 1910 dallo Zonca, che realizzò anche il pulpito, mentre il fonte battesimale fu realizzato dal marmoraro Biamonti di San Biagio della Cima. Nella fascia murale curva al di sopra del coro si sviluppa il grande affresco Crocifissione, che si sviluppa per un’altezza di tre metri e trenta e per una lunghezza di quattordici con una superficie complessiva di 56 metri quadrati, e che è stato eseguito nel 1911 dal Gaidano. Ai lati del presbiterio vi sono i due affreschi Gesù tra i fanciulli e Gesù tra i sofferenti, dipinti dal Morgari rispettivamente nel 1915 e nel 1922. Sulle balaustre che fanno riscontro all’altare sono collocate alcune statue di bronzo, opera del Carli e raffiguranti fondatori di Ordini religiosi, come san Benedetto, san Francesco d’Assisi e sant’Ignazio di Loyola. Sopra le balaustre si trovano invece quattro angeli bronzei realizzati dal Pogliagli nel 1919. Nella sacrestia sono conservati tre pregevoli dipinti provenienti dalla vecchia Bussana e recentemente restaurati: La natività di san Giovanni Battista di Mattia Preti (1613-1699), donato nel 1723 all’oratorio bussanese di San Giovanni Battista dal cardinale Niccolò Lercari di Taggia; un quadro raffigurante il vescovo di Ascoli Piceno sant’Emidio, decapitato verso il 303 su ordine del pretore romano Polimio; e la Madonna del Rosario, una tela secentesca di ignoto pittore di ambito genovese.
Sul lato destro della chiesa è situato l’altare della Sacra Famiglia, scolpito dal genovese Antonio Richino e sovrastato da un trittico realizzato dal Gaidano nel 1901. Nel vano interno della porta nei pressi dell’ingresso laterale si trova un bassorilievo marmoreo rappresentante San Pietro in vincoli, che era stato eseguito nel 1751 dal marmoraro sanremese Andrea Mezzetti per la chiesetta campestre di San Pietro. Segue poi l’altare della Madonna del Rosario, terminato nel 1905 dal Carli e recante al centro una tela del Morgari, mentre ai lati di quest’ultima si innalzano le statue dei santi arcangeli Michele e Raffaele, opera del Casella. Nel tempietto di onice translucido dell’altare è sistemata una statua lignea del Santo Bambino di Praga, realizzata dal Minoia e qui collocata definitivamente nel 1910. Nell’ultimo altare, dedicato a santa Margherita Maria Alacoque, realizzato su disegno di don Alessandro Thea ed eseguito dallo scultore albenganese Attilio Maragliano, si stagliano in particolare il bassorilievo bronzeo del paliotto e la maestosa icona marmorea raffigurante la santa titolare e varie figure di altri santi, tra cui san Giovanni Evangelista, sant’Agostino, san Bernardo, santa Caterina da Siena, san Francesco d’Assisi, sant’Antonio da Padova e san Luigi Gonzaga. All’interno del santuario si trova infine la tomba di don Francesco Lombardi, disegnata da Pietro Agosti ed eseguita nel 1926 da Cesare Paleni. Sopra il basamento in marmo bianco di Carrara è sistemato il sarcofago a forma di urna in tipico stile cinquecentesco secondo l’impronta caratteristica delle opere di Mino da Fiesole. Accanto alla tomba è collocato un busto bronzeo del parroco bussanese scolpito nel 1924 da Jules Biesbroeck, mentre sulla parete di fronte al sepolcro è appeso un crocifisso ligneo detto il Cristo grosso, attribuibile alla scuola lombardo-piemontese operante nella seconda metà del Seicento e che si portava un tempo in processione nella vecchia Bussana.
Il 20 agosto 1939, su richiesta del vescovo di Ventimiglia, papa Pio XII elevò il santuario del Sacro Cuore di Gesù di Bussana alla dignità di Basilica, mentre il 3 febbraio di cinque anni prima l’Amministrazione dei monumenti del Ministero dell’Educazione Nazionale aveva dichiarato l’edificio sacro di «importante interesse». Ancora oggi affluiscono al santuario bussanese numerosi fedeli provenienti da molte regioni italiane, e anche dall’estero, per invocare la protezione del Sacro Cuore e ammirare la particolare bellezza artistica del tempio.

Redazione Sanremo News

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